Inflazione ad aprile rivista al ribasso, ma sale all’8,2%

Una persona fa la spesa al supermercato, Bologna, 12 novembre 2014. ANSA/GIORGIO BENVENUTI

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Istat, rientro del carovita interrotto dai rincari energetici. Si accentua la decelerazione su base tendenziale dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa”. Codacons: “Stangata da 2.398 euro annui a famiglia”

Ansa

Ad aprile 2023, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’8,2% su base annua, da +7,6% nel mese precedente; la stima preliminare era +8,3%.

Lo rileva l’Istat precisando che la fase di rientro dell’inflazione si interrompe, principalmente a causa di una nuova accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati.

Frenano invece i prezzi dei prodotti alimentari lavorati e non non lavorati.

Si accentua ad aprile la decelerazione su base tendenziale dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” che comprende i beni alimentari, per la cura della casa e della persona. Il mese scorso l’indice ha fatto segnare un +11,6% contro il +12,6% di marzo.
L’Istituto di statistica precisa inoltre che nel settore alimentare, evidenziano un’attenuazione della crescita sia i prezzi dei prodotti lavorati (da +15,3% a +14,0%) , sia quelli dei beni non lavorati (da +9,1% a +8,4%).

L’accelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,6%) e, in misura minore, a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,9%) e dei servizi vari (da +2,5% a +2,9%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli energetici regolamentati (da -20,3% a -26,7%) e dal rallentamento di quelli degli alimentari lavorati (da +15,3% a +14,0%) e non lavorati (da +9,1% a +8,4%), dei servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,2%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,3% a +6,0%).
L’Istat precisa inoltre che l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,3% a +6,2%, così come quella al netto dei soli beni energetici, che passa da +6,4% a +6,3%.
L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,4%), degli energetici non regolamentati (+2,3%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0%), degli alimentari lavorati, dei beni non durevoli e dei servizi vari (tutti e tre a +0,5%); tali effetti sono stati solo in parte compensati dal calo dei prezzi degli energetici regolamentati (-19,6%).
Sempre a livello congiunturale, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,9% su base mensile, aumento più accentuato rispetto a quello del Nic, a causa della fine dei saldi stagionali prolungatisi in parte anche a marzo.
Il riaccendersi del carovita ad aprile, spiega l’Istat, è causato principalmente dall’accelerazione dei prezzi delle divisioni di spesa che includono i prodotti energetici, ossia di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +15,1% a +16,9%) e dei trasporti (da +2,6% a +5,1%), a cui si aggiunge un’accelerazione più contenuta dei prezzi di ricreazione, spettacoli e cultura (da +3,9% a +4,9%), dei servizi ricettivi e di ristorazione (da +8,0% a +8,4%) e degli altri beni e servizi (da +3,8% a +4,4%). Tali dinamiche sono state solo in parte compensate dalla decelerazione dei prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +13,2% a +12,1%), di mobili, articoli e servizi per la casa (da +7,8% a +7,4%) e delle comunicazioni (da +0,9% a +0,4%.
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +4,5% per la componente di fondo.

I dati di Codacons

L’inflazione di aprile all’8,2% “provoca una stangata pari in media a +2.398 euro annui a famiglia”. E’ l’allarme lanciato dal presidente del Codacons Carlo Rienzi secondo il quale la frenata dell’inflazione registrata negli ultimi due mesi “si è rivelata una illusione ottica dovuta al ribasso delle bollette di luce e gas”. L’aggravio per le tasche delle famiglie, spiega in una nota, è causata “dalla crescita ancora a ritmi sostenuti di voci come gli alimentari e il carrello della spesa, comparti che segnano rispettivamente +12,1% e +11,6% su base annua, mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto segnano un +7,9%”.

Le differenze su base territoriale

Fortissime poi, secondo la classifica elaborata dal Codacons, le differenze territoriali sul fronte dei prezzi al dettaglio: Genova ancora una volta è la città dove l’inflazione cresce di più, con un tasso del 9,7%; fanalino di coda Potenza, dove i prezzi aumentano solo del 5,8% su base annua. A Milano invece le ricadute più pesanti, con la famiglia “tipo” che a causa dell’inflazione al 9% spende 2.443 euro in più su base annua. L’Unione nazionale consumatori fa notare invece che l’inflazione rialza la testa soprattutto per colpa del governo che in aprile ha ripristinato tutti gli oneri di sistema sulla luce e la gran parte di quelli sul gas. In tal modo, spiega il presidente Massimiliano Dona, ha fatto decollare i prezzi degli energetici, in particolare quelli non regolamentati e in un solo mese la luce del mercato libero sale dell’8,8%, il gas dell’8,1%. “Per una coppia con due figli, l’inflazione a 8,2% significa una stangata pari a 2417 euro su base annua,” conclude Dona.

L’analisi di Coldiretti

I prezzi di frutta e verdura aumentano del 7,6% condizionati anche dall’andamento del meteo, con il moltiplicarsi di eventi estremi, tra siccità e maltempo che hanno colpito duramente le coltivazioni in campo riducendone la disponibilità. E’ quanto emerge dall’analisi dalla Coldiretti. Per difendersi dagli aumenti 8 italiani su 10 (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, ricorda l’analisi Coldiretti/Censis che evidenzia come siano cambiati anche i luoghi della spesa. Infatti il 72% degli italiani fa acquisti low cost nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, facendo lo slalom nel punto vendita. Le difficoltà si estendono dalle tavole dei consumatori alle imprese per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio. Per salvare la spesa degli italiani e difendere la sovranità alimentare del Paese, secondo Coldiretti, è necessario aumentare i fondi destinati ai contratti di filiera per soddisfare gli investimenti proposti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura nell’ambito del Pnrr.

Il commento di Federconsumatori e Assoutenti

I dati sull’inflazione ad aprile alimentano le preoccupazione per i mesi a venire e “la necessità di mantenere obiettività e cautela, invitando a non cantar vittoria e ad allentare gli aiuti alle famiglie ad ogni minimo accenno di ribasso”. E’ il commento di Federconsumatori secondo cui con un carovita a questi livelli, “le ricadute per le famiglie rimangano estremamente onerose”. Secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale dell’associazione infatti si attesterebbero a 2.443,60 euro annui in più a famiglia. Gli aumenti, secondo Federconsumatori, pesano molto di più per le famiglie meno abbienti. “Per questo – afferma l’associazione – si rende sempre più urgente che il governo affronti questa emergenza con misure in grado di aiutare e sostenere in maniera strutturale e duratura le famiglie”.

Sulla stessa linea di pensiero anche Assoutenti, che chiede al Governo il varo di un apposito decreto “anti-inflazione”. Il provvedimento, secondo il presidente dell’associazione Furio Truzzi, dovrà contenere misure specifiche volte a contrastare il carovita, dal rafforzamento del garante dei prezzi e della commissione di allerta rapida sui prezzi all’inasprimento delle sanzioni contro gli speculatori, fino ad arrivare ad un azzeramento dell’Iva sui generi di prima necessità.

 

“Nel mese di aprile l’inflazione segna un nuovo aumento, che si ripercuote sul potere d’acquisto delle famiglie”. Così Mario Resca, presidente Confimprese, sul dato dell’inflazione. “Tuttavia, siamo fiduciosi sulla tenuta del sistema Paese, locomotiva d’Europa in termini di Pil e sulla capacità di alimentare la ripresa economica, grazie anche al buon andamento degli incoming turistici e dei consumi fuori casa”.

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