Indira Gandhi


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Donna politica indiana (Allāhābād 1917 – Nuova Delhi 1984). Figlia di J. Nehru, cominciò l’attività politica alla fine degli anni Trenta e nel 1959 divenne presidente dell’Indian national congress. Ministro dell’Informazione (1964-66) nel gabinetto Shastri, successe a questo come primo ministro nel gennaio 1966. La G. avviò un programma di modernizzazione del paese, di industrializzazione e di riforme sociali che suscitò l’opposizione delle forze più conservatrici (scissione nel 1969 dell’ala destra dell’Indian national congress); in campo internazionale la prosecuzione della tradizionale politica di non allineamento si accompagnò a un’accentuazione dei rapporti con l’URSS e a un rafforzamento del ruolo dell’India come potenza regionale. Verso la metà degli anni Settanta il peggioramento della situazione economica e sociale favorì una crescita dell’opposizione, cui la G. reagì con una serie di provvedimenti autoritarî. Costretta alle dimissioni dopo la pesante sconfitta elettorale del marzo 1977 e messa sotto accusa nel suo stesso partito, ne promosse la scissione nel genn. 1978, dando vita con la sua frazione maggioritaria all’Indian national congress (I) – dall’iniziale di Indira – del quale fu eletta presidente. Tornata alla guida del governo dopo le elezioni del genn. 1980, la G. dovette far fronte a una crescita delle tensioni etniche e religiose sfociate ripetutamente in gravi disordini in diversi stati dell’Unione. In particolare nel Punjāb le rivendicazioni separatistiche dei Sikh portarono a una grave crisi nel 1984, quando l’intervento dell’esercito indiano nel tempio d’Oro di Amritsar provocò centinaia di morti fra i Sikh che vi si erano asserragliati. Seguì una lunga serie di violenze in tutto il paese e il 31 ottobre la stessa G. fu uccisa da due Sikh appartenenti alla sua guardia del corpo.