Incentivi, sussidi e imposte sostitutive, una giungla da sfoltire


Per chiarezza e trasparenza la contabilità dello Stato dovrebbe riportare da una parte, quella delle entrate, tutte le imposte maturate, senza alcuno sconto, e dall’altra parte, quella delle uscite, le sovvenzioni concesse, evidenziando in che misura e a favore di chi

di Renato Costanzo Gatti

La politica di partiti alla ricerca di facili consensi elettorali senza una visione globale e sintetica, ma rinchiusi in una logica corporativa ha trasformato il sistema fiscale in una miniera, una jungla di esenzioni, sussidi, crediti d’imposta, bonus, imposte sostitutive ed agevolazioni che hanno snaturato la logica interna del finanziamento dello Stato. Recentemente, il responsabile dell’agenzia delle entrate, Ruffini, ha proposto l’eliminazione di 800 leggi frutto del mercato delle vacche praticato con la legislazione fiscale.

Quando si vuol dare un aiuto o un incentivo a qualche categoria di contribuenti si usa ridurre il loro carico fiscale per cui nella contabilità statale le entrate appaiono al netto degli sconti concessi. Chiarezza e trasparenza vorrebbe che la contabilità riportasse invece da una parte, quella delle entrate, tutte le imposte maturate senza alcuno sconto e dall’altra parte, quella delle uscite, i regali concessi evidenziando in che misura e a favore di chi. Operare per netto confonde e nasconde la verità, e non permette di giudicare serenamente sull’operato del sistema.

Quando si introdusse la cedolare secca sugli affitti si previde che la riduzione dell’imposizione avrebbe permesso di far uscire dal nero un numero di affitti sufficienti a recuperare il gettito perso a causa della riduzione dell’imposta. Alla cedolare ricorsero tutti quelli con una aliquota marginale superiore a quella flat della cedolare ed in effetti emersero molte situazioni precedentemente non dichiarate, ma il risultato finale fu una perdita secca di gettito. Con le nuove tecnologie per l’accertamento dei redditi, non sarà più necessario offrire sconti in cambio di “compliance”, ma sarà il sistema accertativo a far venire alla luce tutto il sommerso senza bisogno di far regalie a chi ha difficoltà ad essere fiscalmente onesto.

L’uso della non imponibilità dei compensi dovuti a collaboratori sportivi è una diffusa pratica per eludere una corretta imposizione fiscale, di cui spesso si abusa, contribuendo ad inquinare il sistema fiscale.

La flat tax sui redditi da capitale mina l’equità orizzontale agevolando, ad esempio, i grossi percettori di dividendi e penalizzando i piccoli azionisti. Se infatti si calcola un utile di impresa pre-Ires pari a 100 da cui dedurre 24 di Ires, si avrà un dividendo pari a 76 su cui calcolare la percentuale fissa del 26%, ovvero 19,76 per un netto di 56,24. Il carico totale di imposta è quindi di 100 – 56.24 = 43,76. E questo 43,76% di imposta è pagata sia dal piccolo azionista che incassa 10.000€ di dividendi sia dal grande azionista che incassa 1.000.000 di € di dividendi, ed è più alta dell’imposta pagata da un pari reddito da lavoro.

NO! Occorre ripulire tutto questo marciume che infanga il sistema fiscale che insieme ad evasione e cattiva riscossione squalificano il nostro fisco a oggetto ai limiti della legittimità.