In Turchia l'inflazione è alle stelle, la rabbia di Istanbul


AGI – Non è servito a molto al presidente turco Recep Tayyip Erdogan silurare il presidente dell’Istituto di statistica nazionale (Tuik) per cambiare la realtà di un Paese che soffre per un’inflazione in cronica ascesa. Mentre il nuovo piano economico sembra aver eliminato le fluttuazioni della lira turca, l’inflazione continua a salire e preoccupare, con i consumatori che sono i primi a pagarne le conseguenze. I dati pubblicati oggi da Tuik dicono che a gennaio l’inflazione si è attestata al 48,7%, record negativo dal 2002, anno in cui Erdogan divenne premier.

Il provvedimento che ha decretato il cambio al vertice è arrivato nella notte di venerdi, a pochi giorni dalla pubblicazione dei nuovi dati sull’inflazione, secondo Tuik al 36% su base annua nel 2021. Una traiettoria preoccupante, che la nomina di Erhan Cetinkaya, quarto cambio al vertice dell’Istituto in tre anni, non è sicuramente sufficiente a invertire.

L’esempio classico è fornito dal ‘Pane del Popolo’, un’istituzione per calmierare i prezzi che in Turchia esiste dal 1971. Eppure anche questo non è stato immune da un aumento “Il prezzo è salito nel 2021 di circa il 25%. – spiega Levent, che lavora in uno dei chioschi comunali – I clienti sono sopratutto le famiglie, perchè spesso sono numerose, hanno bisogno di più pane e lo comprano da qui. Uno sfilatino costa qui 1.25, altrimenti 3 tl”. Parole che mostrano come il prezzo del pane venduto fuori dai chioschi comunali sia triplicato in un anno. Una crisi che colpisce sopratutto le famiglie a basso reddito. 

Erdogan ha alzato il salario minimo, ma la perdita di valore della lira nel 2021, circa il 50% rispetto a dollaro ed euro, ha comunque polverizzato nei mesi scorsi i risparmi di numerose famiglie e reso la vita impossibile a molte altre. “è ridicolo – dice la signora Aysenur fuori da un supermercato – 150 lire per pomodori, formaggio, uova, pane e olive, un anno fa ne sarebbero bastati la meta.

Questo governo dovrebbe solo dimettersi, la mossa migliore per fermare l’inflazionè”. “L’aumento dei prezzi, il crollo della lira, sono argomenti di cui ormai parlano anche i bambini di 10 anni e se in un Paese anche i bambini di 10 anni parlano di economia vuol dire che siamo davvero messi male”, dice Mehmet, che in strada menù alla mano attira clienti nel suo ristorante. Lavorando molto con turisti Mehmet sottolinea come la pandemia non abbia certo aiutato. E ha in parte ragione, perchè il turismo costituisce il 13 % del pil turco e una delle principali riserve di valuta straniera, dollari ed euro.

“Come sarebbe in Italia se non foste nell’Unione Europea?” chiede Suleyman nel suo grande negozio di ferramenta. “Compro pezzi dalla Germania, prima costavano 100 euro, ora ne costano 120? Succede qui e succede da voi. Per noi i costi dei materiali quest’anno sono aumentati tra il 30 e il 35%, ma il peggio è passato”.

Suleyman è originario di Rize, la stessa città da cui partì ii padre del presidente turco, una delle roccaforti inespugnabili di Erdogan. “C’è un problema -prosegue Suleyman- ma il governo se ne occupa. Il nostro è un Paese abituato a stringere i denti. Il presidente ci ha portato fin qui e lui troverà la soluzione”.

La fiducia di Suleyman nei confronti di Erdogan, che rimane comunque molto amato, lo porta pero’ a dimenticare che la Turchia è arrivata a questi livelli di inflazione e al crollo della moneta anche perchè il presidente ha insistito per tagliare i tagli di interesse, abbassati di 4 punti da ottobre ad oggi.

Tagli che hanno avuto effetti nefasti sulla moneta, così come i tre cambi al vertice della Banca Centrale in due anni. Abbassare gli interessi, oltre ad essere in linea con i precetti islamici, è stata per Erdogan una strategia per dare ossigeno all’economia favorendo le esportazioni. Allo stesso tempo pero’ sono schizzati alle stelle costi di importazione e di produzione, crollati come la lira, mentre le riserve in dollari del Paese erano ridotte al minimo.

“Qui l’inflazione non è arrivata – dice sicuro un pescivendolo nel mercato del pesce di Karakoy – se il pesce c’è il prezzo si abbassa, e poi dipende dalle stagioni”. Eppure le cose non stanno proprio così, il prezzo all’acquisto è infatti mediamente aumentato del 30% secondo dati ufficiali. Lo sa bene Onur, che lancia la canna da pesca sul molo poco distante dal mercato e mentre tira fuori dall’acqua l’ennesimo pesce della giornata, una gallinella, dice: “Vedi questo? Solo il prezzo del pesce che pesco dal Bosforo non è aumentato in Turchia“. 

Source: agi