I giocatori professionisti tirano la pallina così lontano da rendere gli attuali campi da golf ormai inadeguati. Secondo un’analisi di Sport Illustrated, se nel 1990 la distanza media coperta con un tiro era pari a 240 metri, nel 2018 la media è stata di 270 metri, con un incremento del 12 per cento. Bernhard Langer, attuale dominatore nella categoria over 50, lancia la pallina più lontano ora, che ha 61 anni, di quanto facesse nel 1985: 257 metri di media contro i 245 di quando aveva 27 anni.
Tre sono i fattori che spiegano questo cambiamento: l’avvento di Tiger Woods ha cambiato il cosiddetto “swing” nel colpire la pallina, unendo potenza, eleganza e precisione. La maggiore preparazione atletica incide sulla qualità dei colpi. Ma un ruolo decisivo lo svolge la tecnologia. Le prime palline da golf erano in pelle imbottita di piuma d’oca o di gallina e si chiamavano “pennute”. Con l’avvento della plastica e della gomma sintetica, le palline moderne sono diventate più leggere e affidabili.
Fino al 2000 quelle che ruotavano più in alto erano ricoperte di balata, un tipo di gomma non elastica che le faceva durare poco. Ogni due-tre buche, venivano cambiate. Nel nuovo millennio è stata introdotta una nuova pallina, la Pro V1, più resistente, capace di andare più lontano di quelle di balata, mantenendo però la stessa precisione. Da quel momento il golf ha cambiato per sempre.
Ora anche le statistiche lo confermano. Dal 2001 nessun vincitore di un torneo professionistico ha più usato palline di balata. Il punto è cosa fare per adeguare il golf alle nuove tecnologie. L’ex campione Jack Nicklaus ha suggerito di ridurre la velocità delle palline del 20 per cento, ma altri ritengono che a cambiare debbano essere i percorsi, adeguando le buche alle nuove distanze per rendere più difficile per il golfista trovare subito la buca, visto che servono meno tiri rispetto a trent’anni fa.
Vedi: In trent'anni la gittata della pallina da golf è aumentata di trenta metri
Fonte: sport agi