Questi luoghi regalano un tourbillon di sensazioni forti, mistiche. Siamo nel cuore pulsante del paese, con la Torre Ventimiglia, la Fontana del Leone e il Belvedere
La chiesa madre di Gangi
“Dal Viale delle Rimembranze, dopo aver percorso una strada (l’unica) in asfalto panoramica, giunsi alla Chiesa di San Paolo. Mi addentrai in Corso Umberto tra piccoli negozi e casette in pietra fin quando, messo piede in Piazza del Popolo, capii di aver toccato l’anima di Gangi”.
È un pensiero – anonimo – di un semplice turista durante la visita del Borgo più bello d’Italia (anno 2014). Siamo nel cuore pulsante del paese, con la Chiesa Madre, la Torre Ventimiglia, la Fontana del Leone e il Belvedere. La chiesa è dedicata a San Nicolò di Bari e rappresenta una delle attrazioni più importanti di Gangi. Sin dall’anno della sua costruzione (XIV sec.) sono state manifestate diverse opinioni.
Alcuni studiosi sostengono la tesi del periodo normanno. Fonte sorretta grazie alla presenza dei simboli delle famiglie dei Ventimiglia, Graffeo e Bongiorno che affondano le loro radici alla conquista normanna. Altri (storici), “macchiano” la suddetta (tesi) affondando il “colpo storico”.
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Infatti, durante il Regno degli Altavilla la città di Maqara venne fondata nel territorio di Nicosia – Sperlinga, lontani dal Monte Marone e dalla valutazione avallata precedentemente.
Inoltre, il percorso storico è stato influenzato dalle presenze aragonesi e spagnole. In breve tempo la vicina torre divenne il campanile (pinnaculum).
Nel corso del XVI-XVII sec. iniziarono i primi lavori di ampliamento. Interventi che consentirono di creare tre navate e alcuni altari. Si susseguono una serie di date che potrebbero “appesantire” l’idea “iniziale” di visita. E’ giunta l’ora di apprezzare e conoscere l’interno artistico/architettonico.
Il silenzio, protagonista indiscusso, è il compagno di viaggio di una visita “lunga”. Gli sguardi provano a catturare le navate “abbellite” dalle nicchie.
Con esse, si punta dritti al transetto. Inizia un nuovo percorso, una “toccata” impensabile. Attraverso una scalinata si scende nella Cripta dei Preti imbalsamati (Fossa di Parrina). Sessantatre come il numero di corpi uniti da un’idea “irriverente”: credere nella vita eterna. Parte di essi hanno mantenuto intatti i “lineamenti” facciali (tipo di cera utilizzata).
L’itinerario, di per sé intrigante, non è terminato e si infittisce di nuove opere da ammirare. Grazie alla collaborazione con il laboratorio “Tra Art”, sono state realizzate delle sale espositive dove spicca il capolavoro “Sancta Ecclesiae Navis” di Crispino Riggio. Lo spirito di osservazione è alla ricerca di tutti i particolari possibili da scrutare per un nuovo indizio. Manca l’ultimo-grande passaggio verso il Paradiso.
Esiste, ha un nome, un autore, uno stile: il Giudizio Universale. Il nastro artistico pone l’accento al 1629 quando Giuseppe Salerno detto “lo Zoppo” tradusse in pittura (tardo-manierista) un’elaborazione teologica del “Giudizio”. Un attimo di pausa – tra profondi respiri e il “senso” di meraviglia – prima di entrare dentro un incastro “fatto” di linee, colori, concetti e ispirazioni. Secondo gli studiosi, lo stesso Salerno si recò a Roma per afferrare ogni singolo particolare del Giudizio di Michelangelo ma, a detta di molti, non fu l’unico spunto.
La chiave di lettura è complessa. La figura del Cristo, l’apertura dei libri, la pelle di San Bartolomeo e la barca di Caronte sono i tratti “già noti”. Ad essi si aggiungono nuovi personaggi, nuove scene come l’Adventus Domini. Gesù torna sulla Terra per “giudicare i vivi e i morti”.
I protagonisti sono gli intercessori, Maria, Giuseppe, Giovanni Battista, i martiri innocenti, il Tribunale Celeste, Andrea, gli apostoli, Paolo, i beati, i morti che resuscitano, l’arcangelo Michele e altri ancora. Passano i minuti – tanti, è impossibile non lasciarsi trascinare dai temi “imposti” dall’artista.
È l’epilogo, forse no, di un itinerario tra Inferno e Paradiso che termina con la visita della Torre dei Ventimiglia. Attoniti, sorpresi – avvolti da un’aura spirituale si tocca uno dei punti più alti del borgo. Il primo livello è costituito da due bifore per facciata databili al XIV secolo. Il secondo, invece, da tre monofore del XV sec.
Il basamento è costituito da un quadriportico con fornici ogivali passanti. Da lassù Gangi è un gioiello custodito dalla storia e dai… segreti.
Adesso il dado è tratto. L’antico è stato addomesticato, conquistato, vissuto nelle sue principali tappe. La Chiesa Madre regala un tourbillon di sensazioni forti, mistiche. Da vivere!
DI Salvatore Di Chiara – fonte: https://www.balarm.it/news/in-sicilia-c-e-il-giudizio-universale-nella-chiesa-madre-del-borgo-piu-bello-d-italia