Il riso della Vittoria, una svolta nel rapporto tra genetica e agricoltura


Roberto Defez

Siamo nel pieno del Next Generation Eu e forse il profumo di un cambio generazionale ha raggiunto anche la ricerca in agricoltura. Il 2 gennaio scorso l’università Statale di Milano ha depositato una richiesta di sperimentazione in pieno campo di un riso ottenuto mediante le Tea (Tecniche di evoluzione assistita) progettato per ridurre l’impiego di fungicidi e produrre un buon riso da risotto. La malattia che affligge le nostre risaie si chiama brusone e gli agrofarmaci in uso sono ora vietati, lasciando così gli imprenditori agricoli disarmati contro questa micosi. Così, la professoressa Vittoria Brambilla ha notificato la richiesta di sperimentazione in capo al ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase) di un riso dalle Tea, che in laboratorio ha dimostrato di tollerare bene l’infezione da brusone: ma si sa che solo una sperimentazione in condizioni reali può dare indicazioni solide.
La novità è che questa notifica viene dall’italia, dove erano esattamente 20 anni che nessuno aveva provato a fare una richiesta del genere. Il resto d’europa non ha attraversato un periodo simile e sul sito comunitario della Commissione europea (il registro Ogm) ci sono centinaia di richieste simili fatte da tutti gli altri stati comunitari: mancavamo solo noi. In vent’anni non sono cambiate solo le generazioni, ma soprattutto le tecnologie e la loro percezione. Le Tea superano moltissime delle paure e obiezioni rivolte per decenni agli Ogm (Organismi geneticamente modificati): non si trasferiscono geni tra organismi diversi, non sono piante esclusive di grandi aziende e sono indistinguibili dalle variazioni che oggi chiamiamo biodiversità. Difatti la biodiversità origina da mutazioni genetiche che generano le diversità: le Tea ci portano prima varietà identiche a quelle che, aspettando secoli, potrebbero apparire spontaneamente.
Così è cambiato il clima attorno alle Tea. Ora tutte le organizzazioni di categoria appoggiano lo sviluppo di queste nuove tecnologie. Ora quasi tutti i partiti sono favorevoli o noncontrari alle Tea: tutti, senza eccezioni, erano contrari agli Ogm. Molti stati europei sono oggi inclini a permetterne l’impiego: lo scorso 24 gennaio anche la commissione Ambiente del Parlamento europeo ne ha approvato il regolamento. A giugno 2023 il parlamento italiano aveva approvato una parziale semplificazione delle procedure per la sperimentazione.
A dicembre 2022 la regione Lombardia si era detta interessata a sperimentare la tecnologia e l’attuale assessore all’agricoltura Beduschi ha appoggiato la richiesta della prof.ssa Vittoria Brambilla. Questa nasce da un progetto di ricerca della Fondazione Bussolera Branca, dal suo presidente Fabio Cei e dal responsabile scientifico Roberto Schmid, ex-rettore dell’università di Pavia e coordinatore del progetto del riso editato con la tecnica Crispr. La Fondazione Bussolera Branca opera, appunto, in un’area vocata alla risicoltura. Anche i possibili campi sperimentali potrebbero essere nella provincia di Pavia ed esiste già la disponibilità ad essere accolti nell’azienda agricola Radice Fossati a Mezzana Bigli.
Ora la notifica verrà valutata dagli uffici del Mase e dal comitato scientifico dell’ispra, ma dovrebbe già essere aperta una delle fasi di valutazione della notifica, ossia la consultazione pubblica anche se non è ancora giunta notizia alle organizzazioni competenti con la richiesta di esprimere opinioni (ma chiunque, anche i singoli possono esprimere un’opinione). Due dei più prestigiosi scienziati italiani, Mario Pezzotti e Luigi Cattivelli del Crea, annunciano che diversi altri gruppi sono pronti a depositare altre notifiche per piante Tea di melo, vite o pomodoro. Sarebbe una Vittoria se questo riso fosse davvero piantato sui 28 metri quadri richiesti, per riprendere il dialogo tra ricerca scientifica e agricoltura, per affrontare i problemi dei nostri imprenditori agricoltori e per far entrare il paese, finalmente, nel terzo millennio.

Fonte: Il Riformista