La Federal Reserve ha mantenuto i tassi invariati al livello più alto da oltre due decenni, ma prevede comunque di tagliare il costo del denaro per tre volte quest’anno. I tassi overnight rimangono tra il 5,25% e il 5,50%, ha annunciato la banca centrale in una nota, a seguito di una decisione unanime dei membri del Comitato monetario (Fomc).
I membri della Fed, che hanno alzato significativamente le loro previsioni di crescita del Pil degli Stati Uniti al 2,1% quest’anno dall’1,4% precedente, prevedono ancora tre tagli dei tassi di un quarto di punto percentuale nel 2024, anno di elezioni.
Per il 2025, invece, il Comitato è meno ottimista, prevedendo solo altri tre tagli dei tassi al 3,9%, invece dei quattro previsti in precedenza.
I mercati si aspettavano questo status quo. Wall Street, timidamente in calo nella prima parte della seduta, ha virato in rialzo quando gli operatori sono stati rassicurati dalla prospettiva di tagli dei tassi destinati a sostenere l’economia una volta che l’inflazione sarà sotto controllo. Lo S&P 500 ha superato per la prima volta i 5.200 punti. Nel corso della conferenza stampa dopo le decisioni di politica monetaria, il presidente della Fed Jerome Powell ha dichiarato che l’inflazione è ancora “alta” (al 3,2% secondo l’indice Cpi) ma ha ribadito la sua convinzione che raggiungerà l’obiettivo del 2% “nel tempo”.
“Siamo fermamente impegnati a far scendere l’inflazione al 2% nel tempo. Questo è il nostro obiettivo e lo raggiungeremo. I mercati credono che ci arriveremo e noi dobbiamo crederci”, ha insistito. In precedenza, il capo della Fed aveva anche sottolineato l'”incertezza” del successo in questo settore.
Nella sua dichiarazione, praticamente identica a quella della precedente riunione di gennaio, la Federal Reserve ha descritto l’economia statunitense come “solida”, con “forti aumenti di posti di lavoro”, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto al 3,9%. La forte crescita dei posti di lavoro non è di per sé “un motivo di preoccupazione per l’inflazione”, ha dichiarato Powell, sottolineando che la crescita dei salari si è attenuata. Nelle sue nuove previsioni economiche, la Fed prevede, come tre mesi fa nelle sue ultime proiezioni, un’inflazione del 2,4% nel 2024, che stenta a scendere sotto il livello attuale, secondo l’indice Pce.
Il tasso di disoccupazione salirà meno di quanto temuto, al 4% quest’anno e al 4,1% l’anno prossimo.
Il Comitato ha ribadito che “non prevede che sia appropriato abbassare l’obiettivo dei tassi fino a quando non saremo più fiduciosi sul percorso sostenibile dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%”.
Per frenare l’alta inflazione che era derivata dal massiccio sostegno monetario fornito dopo la crisi sanitaria ed economica globale causata dall’epidemia di Covid 19, la banca centrale statunitense ha aumentato i tassi di 5 punti percentuali senza precedenti da marzo 2022 a luglio 2023, portandoli al 5,25%-5,50%. La Fed è così riuscita a ridurre l’inflazione di due terzi dal picco del 9,1% del giugno 2022, senza finora provocare una recessione, e spera di ottenere un “atterraggio morbido” domando l’inflazione senza creare troppa disoccupazione. A gennaio, l’inflazione è scesa su base annua al 2,4% dal 2,6%, secondo l’indice Pce, la misura preferita dalla Fed, ma ha accelerato su base mensile allo 0,3% dallo 0,1%.
Jerome Powell ha anche indicato che la Fed rallenterà “molto presto” la riduzione del volume degli attivi in bilancio fino a detenere nelle sue riserve solo buoni del Tesoro e non più titoli ipotecari. Queste vendite di titoli, che hanno ridotto il portafoglio della Fed di 1.500 miliardi di dollari, rappresentano un ulteriore strumento di inasprimento della politica monetaria, poiché la Fed, potente acquirente di obbligazioni, farà un passo indietro.