Il presidente dell’Ecuador vuole riportare le trivelle in Amazzonia, contro la volontà del popolo! L’estrazione di idrocarburi era stata vietata l’anno scorso in uno storico referendum promosso dai popoli indigeni, ma il nuovo presidente vuole che il petrolio continui a scorrere. In Ecuador stanno facendo le barricate ma ora serve una protesta globale per aumentare la pressione sul presidente Noboa. Sosteniamo gli ecuadoriani per difendere la democrazia e l’Amazzonia
Era stata una bellissima vittoria: ad agosto, il 59% degli ecuadoriani aveva votato contro l’estrazione di combustibili fossili nel Parco Nazionale Yasuní, un paradiso di biodiversità, riaccendendo le speranze per la democrazia e il Pianeta nei movimenti in tutto il mondo.
Ma dopo appena sei mesi il nuovo presidente dell’Ecuador vuole riattivare le trivelle!
I leader indigeni e i loro alleati in Ecuador stanno scuotendo il paese per garantire la tutela della democrazia e della Foresta, e hanno bisogno del nostro aiuto per ricordare al presidente Noboa che trivellare contro la volontà del popolo scatenerà una potente protesta mondiale.
I popoli indigeni hanno lottato per oltre dieci anni per ottenere il referendum contro le trivellazioni nel Parco Nazionale Yasuni, una delle aree con la maggiore biodiversità della Terra, dove il petrolio ha danneggiato le comunità locali e la foresta.
Ma il presidente dell’Ecuador, Noboa, che durante la sua campagna elettorale sosteneva la fine delle estrazioni, ora vuole rimandare il divieto e continuare a estrarre petrolio per finanziare la guerra contro il narcotraffico.
E non è l’unico: dall’Ecuador al Brasile e al Perù, i leader eletti infrangono le loro promesse e lasciano piena libertà all’estrazione, alle miniere tossiche, all’agricoltura e all’allevamento intensivi nella nostra preziosa Amazzonia.
Questa cosa deve finire.
Quello che sta cercando di fare Noboa non sarebbe solo disastroso per la fiducia nella democrazia, ma spingerebbe la foresta amazzonica oltre un punto di non ritorno, mettendo a repentaglio le vittorie ambientali ottenute con fatica ovunque, dando via libera ad altri leader della regione per lo sfruttamento distruttivo dell’Amazzonia.
Per questo c’è Avaaz: possiamo puntare i riflettori internazionali sul voltafaccia di Noboa e aumentare la pressione per fargli rispettare il referendum
L’Amazzonia è un ecosistema delicato, e senza di esso non possiamo frenare il cambiamento climatico. Gli avaaziani hanno sempre difeso la foresta e sostenuto i gruppi indigeni che proteggono le loro terre ancestrali. Solo in quest’ultimo anno, abbiamo lanciato l’allarme sul diritto alla terra in Brasile, sostenuto gli sforzi per proteggere le popolazioni incontattate del Perù e denunciato gli attacchi contro gli Yanomami. Insieme possiamo invertire la rotta verso un clima vivibile e un’Amazzonia fiorente.
Il team di Avaaz