Il Pd lascia la palla al governo sulla governance del Recovery Plan


Il Partito democratico si guarda bene dall’entrare nella disputa in corso fra Giuseppe Conte e Matteo Renzi sulla governance del Recovery Plan. Quello che sta a cuore ai dem, spiega una fonte parlamentare di primo piano, è garantire al processo di stesura del Recovery Plan e alla sua realizzazione pratica “velocità e semplificazione”.

Sono questi i due pilastri che dovrebbero ispirare la cabina di regia di palazzo Chigi, qualunque sia la forma che gli verrà data. I dem non si vogliono ‘appendere’ a uno schema o all’altro: da giorni, i massimi esponenti della segreteria ripetono che lo strumento per realizzare gli obiettivi del Piano li decide il governo, in sede di Consiglio dei Ministri.

Su questo, sottolineano i dirigenti dem, piena fiducia in ministri e capi delegazione. E tuttavia rimangono le perplessità sul fatto che possano essere le strutture ministeriali ad affrontare la sfida rappresentata dai 209 miliardi di risorse messe a disposizione dall’Europa con il Next Generation Eu. Fra i parlamentari è scarso, per non dire nullo, l’interesse per il dibattito fra pro e contro la task force evocata dal presidente del Consiglio.

Un dibattito “strumentale”, sottolinea un deputato ricordando che “anche i renziani, fino a pochi mesi fa, chiedevano di applicare il modello Expo e quello Genova un po’ a tutto, a cominciare dal Piano Shock di Renzi”.  Palla al governo e al presidente del Consiglio, dunque, purchè non venga a mancare “l’ascolto del Paese e quello delle Camere”.

Va letto sotto questa lenta il deciso intervento del capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio che chiede a Conte di tenere le orecchie ben tese al paese: “Lei presidente deve avere un’immagine: quella di Papa Francesco che ieri da solo ha pregato, deve avere umiltà, ascolto, orecchio attento al Paese che sta soffrendo molto, molto, molto”.

La cabina di regia, per i dem, non è in alcun modo in discussione, quello su cui batte da settimane il partito guidato da Nicola Zingaretti è la “collegialità” nell’individuazione dei progetti da mettere in campo, con l’ascolto delle parti sociali, imprese e sindacati, e naturalmente del Parlamento. Una volta individuati gli obiettivi con questo percorso inclusivo, sarà la cabina di regia a sovrintendere alla loro realizzazione.

“Lo abbiamo chiesto noi, e non da oggi, che sul Recovery si apra un grande dibattito, dentro e fuori il Parlamento”, spiega un dirigente dem, “perchè è con il Recovery Plan che si getteranno le fondamenta dell’Italia del 2030”. Chiamare “a Palazzo Chigi i sindacati, le imprese, le Regioni e i Comuni e che si costruisca insieme” il Piano di resilienza e ripartenza.  

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Fonte: politica agi