AGI – È la regione italiana più ‘generosa’ di tutte, con 5,3 donatori ogni mille abitanti, eppure ogni estate la Sardegna precipita nell’emergenza sangue: ne serve di più perché i flussi turistici aumentano il fabbisogno, anche per il maggior rischio d’incidenti stradali, ma se ne raccoglie di meno per un fisiologico, stagionale calo delle donazioni. Il direttore generale della Protezione civile ragionale, Antonio Belloi, in questi giorni ha scritto alle associazioni di volontariato per chiedere la loro collaborazione nel sensibilizzare la cittadinanza alle donazioni.
Ma la carenza di personale sanitario specializzato (medici trasfusionisti e infermieri) e alcune ‘pecche’ nell’organizzazione e programmazione rischiano di vanificare gli sforzi che l’isola profonde da anni per raggiungere l’autosufficienza. A lanciare l’allarme sono le opposizioni in Consiglio regionale, con una mozione sottoscritta da Progressisti, prima firmataria Laura Caddeo, Pd e M5S, che hanno segnalato criticità in alcuni ospedali, pubblici e privati, come il Brotzu di Cagliari e il Mater Olbia: sono a rischio interventi programmati e persino i trapianti, per carenza di sangue.
Quanto sangue serve alla Sardegna
Il fabbisogno annuale medio è di 106 mila sacche, necessarie anche per i circa mille talassemici della Sardegna, che richiedono periodiche trasfusioni. Nei 42 punti di prelievo accreditati in tutta la Sardegna difficilmente si riesce a superare la media di 82 mila, il 75% delle quali è garantito dal sistema Avis coi sui oltre 39 mila soci. Il 2019 si è chiuso sotto questa soglia: un’eccezione fu il 2017, quando si superarono le 85 mila sacche. Le altre 25 mila necessarie sono d’importazione: arrivano da regioni che hanno eccedenze, come Lombardia, Piemonte, Veneto e Valle d’Aosta, per un costo di oltre 5 milioni di euro a carico delle casse regionali.
Per l’autosufficienza servirebbe raggiungere i 6,3 donatori ogni mille abitanti, un target non lontano se il sistema fosse perfettamente efficiente. Dal settembre scorso manca il responsabile della Struttura regionale di coordinamento (Src) delle attività trasfusionali, una volta concluso l’incarico di Marino Argiolas, scelto dalla Giunta regionale nel 2016. “Quella del successore è una delle tante nomine nel cassetto degli assessorati”, segnala Caddeo, che nella mozione la sollecita, oltre a chiedere il reclutamento delle figure specialistiche indispensabili per la raccolta di sangue. Anche per evitare che gli 8 centri trasfusionali degli ospedali marcino a scartamento ridotto e restino chiusi il sabato.
Autoemoteche ferme
Inoltre, il Piano sangue regionale è scaduto tre anni fa e andrebbe aggiornato, anche tenendo conto dell’impatto della pandemia sul sistema sanitario. Il consigliere regionale del Pd, Giuseppe Meloni, paventa una “stagione tragica sul piano dell’approvvigionamento del sangue in Sardegna” e riferisce di almeno due autoemoteche, su un totale di 11 in tutta l’isola, o tenute ferme o impiegate per effettuare tamponi per il Covid. “Eppure ogni autoemoteca potrebbe consentirci di raccogliere 30 sacche di sangue al giorno”, stima Meloni. “Ci costerebbe un migliaio di euro, contro i 6 mila che spendiamo per importare la stessa quantita’”.
L’esponente dem, assieme ad altri colleghi dell’opposizione, ha presentato una richiesta di accesso agli atti per conoscere la pianta organica complessiva del servizio sanitario regionale, inclusi i numeri degli specialisti delle trasfusioni.
“Serve anche una campagna di sensibilizzazione alla donazione”, ha proposto la consigliera Caddeo. “Sarebbero soldi per spesi. E al presidente del Consiglio regionale Michele Pais abbiamo chiesto di promuovere la donazione fra i consiglieri e i dipendenti dell’Assemblea sarda con un’autoemoteca sotto il palazzo”
Source: agi