Il nuovo film di Pif spiegato da Pif


AGI – Schiavi della tecnologia e delle App. Algoritmi che sembrano risolverti la vita ma che improvvisamente decidono che sei superfluo e ti mettono ai margini della società; solitudine e alienazione. Il tutto, in una società ‘fantascientifica’, ma non troppo. È la denuncia di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, nell’ultimo film presentato in anteprima come evento speciale alla Festa del cinema di Roma.

Titolo, ‘E noi come stronzi rimanemmo a guardare’, una frase emblematica pronunciata da uno dei personaggi quando prevede che le cose nella società andranno sempre peggio e “noi quando accadrà, cosa diranno che abbiamo fatto? Niente, noi come stronzi rimanemmo a guardare” dice sconsolato.

“Non è fantascienza – spiega Pif in conferenza stampa – è ambientato in un futuro non troppo lontano anche se non è datato. Il film l’abbiamo girato prima della pandemia, ma è diventato contemporaneo – con un personaggio solo che si fidanza con l’ologramma – perchè è quello che abbiamo vissuto con il Covid”.

In scena oltre allo stesso Pif, i protagonisti sono Fabio De Luigi: interpreta Arturo, che inventa un algoritmo che poi lo licenzia dal lavoro in quanto superfluo, costretto a lavorare come rider; e Ilenia Pastorelli, nei panni di Stella, ologramma consolatorio prodotto dall’App Fuuber che risponde a tutti i bisogni delle persone. Perchè, racconta la commedia in un crescendo anche abbastanza angosciante, viviamo in un mondo dove ormai le App sanno di cosa abbiamo bisogno quando siamo felici o quando siamo tristi.

La denuncia di Pif sembra non lasciare molto spazio alla speranza anche se alla fine sono gli uomini e le donne – “con testa, gambe e cuore” – che possono in parte combattere per andare in un’altra direzione. Fondamentale, per l’appunto, è non stare impassibili, fermi a guardare.

“Tendenzialmente tutto quello che vedete è vero – aggiunge Pif – anche Fuuber infinity”, opzione che consente al rider di lavorare 24 ore su 24 con alcune pause sonno di 20 minuti. “O il volare in piedi? Era stata un’idea di Raynair – ricorda – la tecnologia ci porta al ribasso su tutto”. Oppure, aggiunge: “Quando lui cerca nel contratto quanto guadagna e non lo trova, è proprio così, ce l’hanno raccontato. è assurdo firmare un contratto e non sapere quanto guadagni”.

“Usiamo il rider come un simbolo. Questo zaino – forma cubica, Pif se l’è portato sul palco – la prima volta che l’ho visto mi era sembrato poco sensato, anche per la postura… – prosegue – e la cosa drammatica è che il rider rientra ormai nel nostro immaginario per noi che abitiamo in città perchè purtroppo, invece, nel nostro immaginario non c’è l’immagine degli extracomunitari che raccolgono le verdure nei campi e questo è ancora più drammatico”.

“In Italia i ‘lavoretti’, quello che una volta facevano gli studenti – osserva – servono a portare avanti le famiglie, e tutto è venduto come se fosse ‘cool’. E anche questo mi ha rotto le scatole”. Il celebre ‘Stay foolish’ di Steve Jobs, anche questo messo in evidenza nel film, “aveva un senso ma ora più che follia è disperazione. Adesso l’economia è un sistema per disperati, e come andrà dipende se staremo o no fermi a guardare” conclude.

Lo sceneggiatore Michele Astori spiega: “è il terzo film che giriamo assieme. È stato molto semplice per noi perchè abbiamo la stessa idea di commedia che ha un ruolo politico. Io e Pif abbiamo l’idea di un cinema ‘politicò che facendo ridere ti fa riflettere sulla tua condizione”.

Le parole dei protagonisti

Fabio De Luigi ironizza prima sul suo personaggio che va “a salvare la principessa del castello con una bici rubata dopo un volo low-low cost” ma poi aggiunge più serio: “è un film interessante perchè immagina un futuro prossimo dove le persone sono fondamentalmente sole e i bisogni indotti dalla tecnologia che poi non è così male, vediamo come ci ha aiutato in questo anno di Covid, ma il rischio è di trovarci un giorno un pò troppo schiacciati da ciò che dovrebbe essere un aiuto”.

L’attrice Ilena Pastorelli racconta scherzando ma non troppo: “Io interpreto un algoritmo e prima non avevo capito bene cosa fosse, questo film spiega cosa vuol dire, lo insegna a persone ignoranti come me…”.

Insomma, sintetizza con una battuta, “il protagonista si innamora di Siri” facendo riferimento all’assistente virtuale di alcuni smartphone che risponde con una voce alle domande dell’utente, “ma poi va oltre e si chiede cosa c’è dietro? Va oltre le apparenze, e questo è bello”.

Il film, che uscirà in sale ‘selezionate’ il 25, 26 e 27 ottobre, è Sky Original ed è prodotto da Wildside, società del gruppo Fremantle, Vision Distribution e I Diavoli.

Source: agi