Il new Labour in cravatta e tailleur


Dal leader Starmer alla cancelliera in pectore Reeves alla pasionaria Rayner: il chi è chi dell’opposizione britannica che forte nei sondaggi si prepara al potere

Dal nostro inviato a Liverpool Luigi Ippolito

Al congresso A Liverpool tra ipotetici ministri si vedono tanti imprenditori: «Sembra Confindustria»
«Sembra una convention della Confindustria»: mastica amaro John McDonnell, l’ex braccio destro di Jeremy Corbyn e marxista dichiarato. E ha i suoi buoni motivi: questo congresso del partito laburista a Liverpool è lontano anni luce dai furori ideologici di ultrasinistra dell’era Corbyn, sotto la guida del suo successore Keir Starmer il Labour si è ora saldamente riposizionato al centro. E già il colpo d’occhio dice tutto: sono un ricordo del passato i sandali francescani e le divise da sandinista dei militanti che si vedevano ai congressi di qualche anno fa, ora arrivano tutti in giacca e pure la cravatta non è più un orpello borghese (perfino un ambasciatore europeo, che si era presentato domenica tranquillamente scravattato, si confessa preso un po’ in contropiede).
È una mutazione antropologica che incontra il favore del grande business: da Google alle banche come Barclays o Lloyd’s, dai servizi finanziari come Mastercard ai giganti industriali come Ineos, tutti si sono voluti accaparrare un posto a Liverpool. Addirittura, qui sono presenti ben 43 aziende, a fronte delle sole 28 che si sono fatte vive al congresso dei conservatori: segno che la comunità degli affari ha fiutato il vento e corre a mettersi all’ombra della grande tenda laburista. Ma è un cambio di stagione frutto anche del corteggiamento assiduo da parte di Starmer e della sua futura ministra dell’Economia, Rachel Reeves, nei confronti della City e dell’intero mondo economico internazionale.
«Non abbiamo la bacchetta magica, ci vorrà un decennio di rinnovamento nazionale», annuncia Starmer nel suo discorso dal palco del congresso: segno che i laburisti, forti di un vantaggio sui conservatori che oscilla fra i 15 e i 20 punti, si preparano non solo a vincere le elezioni dell’anno prossimo, ma a rimanere al governo a lungo. E quale sia adesso il focus, lo conferma Starmer con una battuta, quando un contestatore irrompe sul palco e lo cosparge di lustrini verdi: «Protestare o prendere il potere: ecco perché siamo cambiati».
Il Labour riunito a Liverpool non è tanto un partito di opposizione, quanto un vero governo in pectore: ma cosa faranno i laburisti quando si insedieranno a Downing Street? Finora si sono mossi con estrema cautela, evitando di promettere la luna e soprattutto provando a rassicurare i ceti moderati che non c’è nessuna rivoluzione alle porte: ma è per questo che si rimprovera a Starmer, legnoso ex magistrato, di non riuscire a ispirare davvero la gente, di non essere una figura carismatica come era Tony Blair.
Né d’altra parte ci sono i soldi per lanciarsi in grandi programmi palingenetici: la futura Cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, che sarà la prima donna a guidare l’economia britannica, è stata chiarissima nell’assicurare una «disciplina di bilancio di ferro». Nessuna politica del «tassa e spendi», dunque, come era negli istinti del Labour del passato: e anche per questo Rachel, ex campionessa giovanile di scacchi, si è guadagnata l’endorsement dell’ex governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney.
A scaldare gli animi del popolo ci pensa invece Angela Rayner, la «pasionaria rossa» che sarà la vicepremier: impeccabili credenziali working class, ragazza madre a 16 anni, studi non finiti, militanza nel sindacato e a coronare il tutto una retorica appassionata che a volte sfocia nell’insulto e nella parolaccia. Sarà lei la «cinghia di trasmissione» con i ceti deboli.
A completare la prima linea saranno il ministro degli Esteri, il nero David Lammy, europeista dichiarato, e il regista della transizione ecologica, l’«apostolo verde» Ed Miliband.

Fonte: Corriere