Il naufragio dell’Andrea Doria


Il 25 luglio 1956 avvenne il naufragio dell’Andrea Doria, il più imponente transatlantico italiano. La grande efficienza delle operazioni di evacuazione limitò il numero di vittime.

Il transatlantico italiano Andrea Doria, naufragato la notte tra il 25 e il 26 luglio 1956 in seguito alla collisione in mare aperto con la nave Stockholm. Wikimedia commons

La tragedia del mare che, prima della Costa Concordia, era scolpita più in profondità nella memoria degli italiani è senz’altro il naufragio dell’Andrea Doria, il transatlantico gioiello della cantieristica italiana, varato nel 1951 e in viaggio, il 25 luglio 1956, verso New York. Poco dopo le 23 un urto violentissimo scosse la nave, comandata dal capitano Piero Calamai. Complice la fitta nebbia, ma principalmente a causa di un grave errore del giovane comandante Gunnar Nordenson, la rompighiaccio svedese Stockholm aveva colpito con la sua prua rinforzata la fiancata dell’Andrea Doria, che iniziò subito a imbarcare acqua.

CAPITANI CORRAGGIOSI. Grazie all’efficienza delle operazioni di evacuazione, soltanto 46 dei 1.706 passeggeri a bordo persero la vita e, se si esclude una bambina deceduta in seguito a una caduta mentre saliva sulla scialuppa, tutte le altre vittime si trovavano nelle cabine interessate dall’impatto. Fra gli occupanti del lato coinvolto, si salvò miracolosamente la quattordicenne Linda Morgan, sbalzata sul ponte della Stockholm e trovata lì, quasi illesa.

Il comandante italiano Piero Calamai fu l’ultimo a scendere dall’Andrea Doria, dopo essersi assicurato che a bordo non c’era più nessuno da mettere al sicuro. Si dice che prima di morire nella sua Genova, il 7 aprile 1972, mormorasse nell’agonia: “Salvate i passeggeri… Salvate i passeggeri”.

 

Fonte: focus.it