AGI – Chat parlamentari M5s in ebollizione per il ‘blitz’ di ieri di Casaleggio a Roma. “E’ arrivato alla Camera per incontrare la comunicazione senza neanche avvisare il capogruppo”, lo sfogo di uno dei deputati. Avrebbe espresso irritazione anche il direttivo. Ma sono soprattutto le sue affermazioni, quel riferimento alla leadership in mano ai ‘facilitatori del futuro’, ad aver creato fibrillazioni.
Gli incontri e le indiscrezioni
Oggi il figlio di Gianroberto ha incontrato Bugani, “trattano – il ‘refrain’ tra i pentastellati – per aprire la strada alla leadership di Di Battista”. Ma al di la’ dei veleni e delle accuse sotto traccia (“Non è neanche iscritto, non è un attivista e vuole imporci la linea”, lo sfogo di un altro parlamentare), la partita sulla guida del Movimento e sulla direzione da intraprendere è sempre più tesa.
I ‘big’ del Movimento avrebbero di fatto raggiunto una sorta di intesa sull’organismo che dovrebbe avere la funzione di guida con un capo politico legittimato dal voto degli attivisti: dovrebbe essere una squadra di una decina di esponenti che comprenderebbe tutti i ‘big’ e i capigruppo. Ma sarebbe proprio Casaleggio ad opporsi al piano che verrebbe votato sulla piattaforma ‘Rousseau’.
Ieri Casaleggio avrebbe incontrato diversi esponenti di primo piano per ricucire lo strappo dei giorni scorsi, ma rimanendo fermo sempre sulle sue posizioni di un Movimento identitario in mano agli attivisti senza filtri e senza alleanze predeterminate. Anche se c’è chi dice che starebbe allo stesso tempo trattando per una sorta di ‘buonuscita’, ovvero un contratto di fornitura di servizi, in modo che ‘Rousseau’ diventi lo strumento per le votazioni senza che sia l’attuale associazione a determinate scelte e quesiti.
La tregua e il rischio di uno strappo
In ogni caso i ‘big’ del Movimento sono in pressing per una soluzione. La ‘tregua’ pero’ potrebbe durare poco, considerato che un ampio fronte parlamentare chiede al capo politico M5s risposte chiare sia sulla guida che sulla linea da portare avanti. E non si tratta solo dell’associazione ‘Parole guerriere’ che due giorni fa ha inviato una lettera a Crimi per invocare chiarimenti. Auspicando che le decisioni sul futuro vengano prese prima del 21 settembre e soprattutto non tramite la piattaforma ‘Rousseau’. Nel pomeriggio, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari pentastellate, il capo politico ha incontrato i capigruppo. Dietro le quinte non si nasconde più l’eventualità che si arrivi ad una vera e propria scissione qualora non venga indicato subito il percorso post-Regionali.
“Non possiamo escludere nulla. Di certo il 22 settembre non possiamo tirare in aria la monetina per decidere cosa fare… Vanno sciolti subito i nodi”, dice un ‘big’. I nodi riguardano ‘Rousseau’ (compreso il finanziamento all’associazione che arriva dai parlamentari), i progetti da realizzare e soprattutto l’asse con il Pd. Questo fronte dei parlamentari ipotizza anche il ‘grande strappo’.
Per ora sarebbe arrivato solo una sorta di ultimatum ma il ‘piano B’ sarebbe quello di un gruppo da costituire subito dopo l’appuntamento alle urne per rafforzare l’asse con i dem e mettere in salvaguardia il governo. Si tratterebbe di un gruppo a sostegno del premier Conte in ogni caso. Che conterrebbe – sottolinea un ‘big’ M5s – una cinquantina di parlamentari. Il timore dei pentastellati che non escludono questa prospettiva è legato proprio al post Regionali. “Senza una direzione chiara il rischio è che dopo sia troppo tardi, che tutto il Movimento esca ridimensionato, compresi i ministri”, osserva un’altra fonte. Sulla necessità di imprimere una svolta sono posizionate tutte le anime del Movimento, sul come realizzarla c’è comunque divisione di vedute. In questa partita in ogni caso Di Maio che continua a ripetere la necessità di una leadership forte sta svolgendo un ruolo di mediatore.
Ma a chiedere di forzare la mano sono soprattutto coloro che puntano ad ‘estromettere’ Casaleggio (anche per stoppare l’eventuale progetto che punterebbe a Di Battista leader) dalla vita del Movimento. Un’ipotesi frenata da diversi ‘big’ che preferirebbero una sorta di compromesso. Ma il segnale delle fibrillazioni nel Movimento 5 stelle è anche nel numero degli assenti oggi alle votazioni della Camera sul dl semplificazioni. Quattro pentastellati hanno votato contro: Andrea Colletti, Fabio Berardini, Elisa Siragusa e Marco Rizzone, 45 deputati non hanno partecipato al voto e 31 risultano in missione.
Vedi: Il M5S ribolle fra la ricerca di una guida, Caseleggio e il rischio di uno strappo
Fonte: politica agi