Il liscio di Raoul Casadei e la Trinità Romagnola


AGI – “Casadei era un caposaldo della Romagna. Ho appreso questa mattina, con dolore, della sua scomparsa. Mi dispiace moltissimo”. Così Paolo Casadio, scrittore romagnolo doc, ricorda il musicista scomparso oggi all’età di 84 anni.

Casadei era il tipico romagnolo “con la testa quadrata”, amava la sua terra, il suo dialetto e le sue tradizioni. La sua musica è uno degli elementi della “trinità romagnola: liscio, piadina e San Giovese” racconta Casadio all’AGI. 

“Il liscio ha influito tantissimo sulla cultura romagnola” e i Casadei sono un vero e proprio marchio di questa terra e di questo genere di musica che ha origini lontane, anzi “lontanissime”.  

“Già dal 1800 c’erano piccole orchestrine popolari che giravano per la Regione – racconta lo scrittore, autore de ‘La quarta estate’ e ‘Il bambino del treno’ – si suonava nelle aie delle case, nei caffè concerto e nei teatri. In quel periodo si fanno strada i cosidetti ‘balli strusciati’ che vanno sostituendo i balli di coppia ‘staccati’ e quelli di gruppo”. 

Con l’inizio del nuovo secolo però, l’interesse per la musica da ballo romagnola era andato scemando, e nella riviera erano di gran voga i balli della musica popolare statunitense dell’età del jazz come il boston, il cakewalk, il foxtrot, la rumba e solo “grazie a all’intuizione del compositore Carlo Brighi, conosciuto come Zaclen (probabilmente a causa sua andatura dinoccolata) che nasce il liscio romagnolo. “Un genere musicale che si contrapponeva alla musiche dell’epoca – dice Casadio – composto da una formazione semplicissima: clarinetto, violino e contrabbasso, ma che aveva una presa fortissima a livello popolare”.

Sulla scia di Brighi nascono moltissime altre formazioni orchestrali tra cui quello di Secondo Casadei, zio paterno di Raoul, tra i più importanti esponente del liscio romagnolo, autore della celeberrima ‘Romagna mia’. “Fu Dino Olivieri, direttore artistico de La Voce del Padrone, a suggerire a Casadei di modificare il titolo da Casetta mia a Romagna mia e radio Capodistria a renderla famosa. Rivoluzionò il liscio con l’introduzione del dialetto romagnolo. Un’innovazione vincente”.

Source: agi