Il Kinetografo Alberini


 

Secondo i disegni che accompagnano il brevetto “l’apparecchio fotografico a ripetizione che ha per titolo Kinetografo Alberini” è una cassetta di legno, che porta all’interno tutti i meccanismi per l’avanzamento intermittente della pellicola e per il movimento dell’otturatore. In uno chassis mobile, posto all’interno della cassetta davanti ad un finestrino quadrato di esposizione, avviene lo svolgersi e l’avvolgersi dall’alto in basso della pellicola; l’avanzamento di questa è dato dal suo passaggio tra due cilindri, tenuti tra loro in pressione da una molla. L’otturatore è costituito da una paratoia, che si alza e si abbassa come una ghigliottina, davanti al finestrino di esposizione; la paratoia porta una fessura, che viene chiusa o lasciata aperta da una valvola. I movimenti della pellicola e dell’otturatore sono generati da una manovella, sporgente da una parete esterna della cassetta, che agisce su un sistema di moltiplicazione. L’asse di questo sistema è unito con un cilindro che porta un eccentrico (disco circolare, girevole attorno ad un asse). Ad ogni mezzo giro dell’asse, il cilindro fa spostare di un certa quantità la pellicola, e per l’altro mezzo giro la pellicola resta immobile; contemporaneamente in un giro del cilindro, l’eccentrico fa salire ed abbassare l’otturatore. Così si hanno tante esposizioni fotografiche per quante volte si compiono alternativamente i seguenti movimenti:
1) spostamento della pellicola e sollevamento dell’otturatore a valvola chiusa;
2) immobilità della pellicola ed abbassamento dell’otturatore a valvola aperta.
Il Kinetografo Alberini realizza 1000 esposizioni al minuto, corrispondenti praticamente a 16 fotogrammi al secondo.

Come prescritto dalle leggi, per ottenere un Attestato di Privativa Industriale era necessario presentare una documentazione che doveva comprendere, tra l’altro, disegni e una descrizione del brevetto. La documentazione esistente presso l’archivio degli Attestati Italiani di Privativa Industriale stabilisce inequivocabilmente l’atto di costruzione della prima macchina da presa italiana. In un articolo pubblicato sul quotidiano romano La Tribuna (1° febbraio 1923), Filoteo Alberini cita l’anno 1894, ma non il mese in cui iniziò a ideare e costruire il suo Kinetografo, quindi non si sa se i due mesi “di paziente lavoro” da lui menzionati appartengono al 1894 oppure alle ultime settimane del 1894 e le prime del 1895. Ciò è molto importante per datare con certezza il primo film girato da un italiano, in quanto, allestita la macchina da presa, veniva di conseguenza che per collaudare il funzionamento Alberini girasse una prova, probabilmente una veduta di Firenze. Con questa “prova” inizia la storia della produzione cinematografica italiana.

Sicuramente furono girati altri filmati, apportate modifiche e messe a punto fino a che la macchina non risultò perfettamente funzionante. Nel 1895, dopo gli ultimi ritocchi, Alberini presentò la richiesta per ottenere l’Attestato di Privativa Industriale l’11 novembre 1895. La richiesta fu accolta il 21 dicembre 1895, con validità per un anno a datare dal 31 dicembre.

Pochi mesi dopo, nel febbraio del 1896, il fotografo Francesco Felicetti (che da lì a poco diventerà rappresentante dei Lumière in Italia per il Centro-Sud), nel corso di un suo viaggio a Parigi, parla con grande entusiasmo dell’apparecchio chrono-photographique di Alberini alla ditta Clément & Gilmer, fabbricanti di apparecchiature ottiche (macchine fotografiche, lanterne magiche, ecc.). Senza molte esitazioni, M. Clément in persona arriva in Italia e firma un contratto per la cessione del brevetto di Alberini per la Francia, l’Inghilterra e la Germania, portando con sé di ritorno a Parigi una copia del Kinetografo. È da supporre che in questa occasione Alberini abbia fatto vedere a M. Clément il funzionamento pratico dell’apparecchio riprendendo qualche veduta.

Secondo la storiografia cinematografica il Kinetografo ebbe una vita effimera e fu pochissimo sfruttato. Pare che l’unico filmato di cui si ha notizia sia stato S.A.R. il Principe di Napoli e la Principessa Elena visitano il Battistero di S. Giovanni di Firenze. La notizia è data, molti anni dopo, dal quotidiano La Tribuna dell’8 giugno 1914.

Del Kinetografo Alberini si è molto parlato nelle storie del cinema senza che nessuno, al momento di scrivere questo post, possa confermare se è sopravvissuta qualche copia della macchina e dei primi film girati a Firenze.

 

Fonte: sempreinpenombra.com/