di Andres
Si infiamma la discussione politica e sociale sull’utilizzo del green pass tra diritti individuali e doveri verso la comunità.
Il green pass nasce su proposta della Commissione europea per agevolare la libera circolazione in sicurezza. È una prova digitale attestante che una persona: è stata vaccinata contro la patologia da Covid-19; ha ottenuto un risultato negativo al test; è guarita dalla patologia.
In Italia la certificazione verde COVID-19 può essere richiesta nel nostro Paese per partecipare a eventi pubblici, andare in discoteca e per accedere a residenze sanitarie assistenziali o altre strutture, spostarsi in entrata e in uscita da Paesi classificati in “zona rossa” o “zona arancione”.
In Europa il Regolamento europeo sulla Certificazione, approvato il 9 giugno 2021 dal Parlamento europeo, prevede che gli Stati dell’Ue non possano imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di certificati – come quarantena, autoisolamento o test – a meno che “non siano necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica”.
Oggi però si registra una netta contrapposizione tra vaccinati e non vaccinati. Contrapposizione apparentemente non conciliabile. In sintesi si vuole rendere obbligatorio il green pass per entrare in tutti i luoghi, ristoranti compresi. Un tentativo per dare un maggiore impulso alla campagna vaccinale.
In tal senso in Italia, a giorni, sarà varato un decreto per rendere il green pass obbligatorio. All’interno della maggioranza la discussione è aperta sulla lista delle attività dove sarà indispensabile avere la certificazione per dimostrare di essere vaccinati, oppure essere guariti, oppure avere un tampone negativo nelle 48 ore precedenti. A preoccupare è la risalita dei contagi e il tasso di positività tornato a 1,3% a causa della variante Delta.
Di certo il green pass sarà obbligatorio, con buona pace dei no vax, ovunque ci sia un affollamento: stadi, concerti, spettacoli addirittura raggiungendo la capienza del 100 per cento. Indispensabile anche per partecipare a eventi pubblici, convegni, banchetti.
Bisognerà avere la certificazione per viaggiare sui treni a lunga percorrenza e in aereo.
Pomo della discordia i ristoranti al chiuso. Sembra però evidente che, di fronte a una risalita di contagi tali da far rischiare le chiusure previste per le zone arancioni o rosse, si sceglierà di far entrare in vigore la regola proprio per garantire alle attività di continuare a lavorare.
Intanto registriamo che in Francia si sono svolte manifestazioni di protesta contro l’obbligo vaccinale per il personale sanitario e la richiesta del green pass per accedere a diversi locali pubblici, annunciati dal presidente Emmanuel Macron.
Rimane sempre valido il dubbio amletico: dove finisce la libertà individuale e dove inizia il dovere verso la comunità in cui si è deciso di vivere?
Forse il vaccino è pur sempre il male minore.