Il futuro dell’autotrasporto sarà senza conducente?


Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)


E se il futuro dell’autotrasporto, dei Tir che attraversano il mondo in lungo e in largo fosse senza conducente? É questo l’obiettivo di TuSimple, compagnia con una base a Detroit e l’altra a Pechino, che sta sviluppando la prima flotta di camion senza guidatore, o meglio senza un essere umano ai comandi. Sebbene, inizialmente, sarà presente un autista in carne ed ossa, l’idea è quella di demandare tutto ad un’intelligenza artificiale, ma nonostante le possibilità di sviluppo tecnologico i dubbi e le perplessità sono tanti.

L’ambizioso progetto di TuSimple mira a scalzare le aziende concorrenti che, in questi anni, si sono avventurate nello sviluppo queste tecnologie. Per fare un esempio basti pensare alla Waymo di Alphabet, ovvero la rivale più agguerrita, che sta concentrando le sue energie su minivan capaci di percorrere brevi distanze. La compagnia cinamericana ha, invece, deciso di puntare sulle lunghe tratte. Ad oggi la sua flotta è composta da 40 unità, che diventeranno 50 entro la fine dell’anno. La rotta più lunga finora percorsa è quella tra Phoenix e Dallas (circa 1600 km). La vera forza di TuSimple, quella che le ha permesso di attrare investitori importanti come  Berkshire Hataway di Warren Buffet e di attirare tra i suoi clienti le più importanti aziende di logistica USA, sta nell’idea di sviluppo, nella concretezza del piano industriale, e soprattutto nella possibilità, per i suoi interlocutori, di influenzare a proprio vantaggio la mappatura delle autostrade digitali del futuro. I progetti della start up, che al momento opera nel Sud Ovest degli Sati Uniti, prevedono la copertura dell’intero paese entro il 2024.

Come si diceva, però, l’aspetto più importante è quello relativo alla possibilità, per investitori e clienti, di dire la loro nello sviluppo delle mappe, dei percorsi digitali. A chiarirne l’importanza è proprio Cheng Lu, presidente di TuSimple che ha recentemente dichiarato: “Immagina se avessi potuto aver voce in capitolo, al tempo, su dove sarebbero stati costruiti i binari ferroviari e scegliere di farli porre esattamente di fronte alla porta di casa tua. Da fornitore, non ti darebbe un grosso vantaggio?”.  Detto questo, però, non si possono tacere le numerose perplessità che suscita un’idea del genere. Tra le voci fuori dal coro che si sono levate quella di Kara Deniz, portavoce dello storico sindacato dei camionisti d’oltreoceano:

“Che succederebbe se creassimo un conducente virtuale che non beve mai, non sta mai al telefono e non si stanca mai?“. Quindi, innanzitutto un problema di “concorrenza sleale”, se possiamo così definirla, che porterebbe gli autisiti a turni sempre più lunghi e faticosi e, in ultima analisi, alla perdita del lavoro. Deniz pone, inoltre, un altro tema che ve senza dubbio analizzato: “Nessuna di queste compagnie tiene conto della realtà della guida o dimostra una comprensione dell’industria dalla prospettiva di qualcuno che fa davvero questo lavoro. Come si potrà comportare l’intelligenza artificiale ad un posto di blocco, o dopo un incidente? Come si comporterà quando, magari, ci sarà da prestare soccorso?”.

Domande che, al momento, non hanno una risposta e che devono far riflettere sull’applicabilità di una simile tecnologia. Certo, il progresso e lo sviluppo sono il motore del cambiamento, dell’innovazione. Ma un futuro troppo virtuale, troppo digitale e totalmente staccato dalla realtà, non può e non deve esistere. Una società del tutto disumanizzata, prona alla “dittatura delle macchine” non può essere vista positivamente.