di Lillo Venezia
Tutte le forze di governo esultano per l’approvazione dell’emendamento salva comuni in dissesto, fra cui Catania. L’emendamento è stato approvato dalla commissione Affari Costituzionali e vi è la probabilità che verrà impugnato per una evidente disparità nei confronti dei comuni in difficoltà economica. E non sono pochi, neanche virtualmente. Tra l’altro l’emendamento prevede la possibilità per i comuni dichiarati in dissesto di procrastinare le ragioni di un eventuale ricorso, dando così tempo alle amministrazioni di fare l’uso delle tre carte. In particolare l’on.Prestigiacomo, ormai veterana della Camera dei Deputati, ha espresso la sua soddisfazione, perché finalmente si sono messi le basi per una ripresa della città di Catania, affossata dall’amministrazione Bianco. Il che è in parte vero, però è anche vero che il dissesto arriva da lontano, iniziato con Scapagnini e poi continuato con Stancanelli e definitivamente approdato con Bianco. Solo che le amministrazioni del centro destra, con creative soluzioni in bilancio, erano riuscite a nasconderlo. Per tutte le famose cartolerizzazioni di marca Tremonti. Infatti il sindaco Pogliese non ha esultato più di tanto. Ha solo più tempo per inventarsi ragioni e motivazioni tali per convincere la Corte dei Conti a non dichiarare il fallimento del Comune di Catania. Intanto al Comune si va avanti come se niente fosse successo. I gruppi hanno occupato le stanze di rappresentanza, addirittura Bianco ne ha preteso una solo per sé, facendo scattare la rabbia dei pentastellati, i quali finora si sono distinti per il loro silenzio su tutto. Una piccola apparizione del fu candidato sindaco Giovanni Grasso, al tempo dei migranti della nave Diciotti. C’è da dire infine che il Pd ha votato in Parlamento contro l’emendamento perché l’ha ritenuto una macabra promessa elettorale, ma per il resto a Catania il silenzio dell’opposizione è d’oro. Non solo dei partiti, ma anche della società civile e sociale.