Il digitale è fonte di resilienza e motore della ripresa


Valentina Bernocco

Il digitale è il motore della ripartenza dell’Italia, in una “nuova normalità” che non sarà un ritorno allo scenario pre-pandemia bensì un’evoluzione verso differenti modalità di lavoro, modelli di impresa, relazioni fra cittadini e Pubblica Amministrazione. Su questa visione concordano le personalità del mondo istituzionale e imprenditoriale ospiti della webconference di The Innovation Group “Lo scenario economico e del mercato digitale nel 2021”, durante il quale sono stati presentati in anteprima i risultati della “Digital Business Transformation Survey”, condotta su un campione di aziende di vari settori e dimensioni ed enti della Pubblica Amministrazione, e stime sull’andamento del mercato Ict nel 2020 e nel 2021.

La crisi pandemica si è abbattuta su interi settori dell’economia, ma il mercato digitale ha reagito in controtendenza. Tra il 2019 e il 2020 il totale del mercato digitale italiano è calato di appena lo 0,1%, da 75,67 miliardi di euro a 75,623 miliardi, a fronte di un crollo del PIL nazionale del 9%, secondo i dati di Banca d’Italia. Per il 2021 si prevede un giro d’affari di 78,831 miliardi di euro, corrispondente a una crescita del 4,2% che surclasserebbe il +3,5% stimato da Banca d’Italia per il PIL. Le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) potrebbero ulteriormente alimentare gli investimenti tecnologici, sommandosi alle dinamiche di crescita della domanda.

“Nel 2020 è stato necessario attrezzare improvvisamente un’intera forza lavoro che invece di lavorare negli uffici ha iniziato a lavorare a casa”, sottolinea Roberto Masiero, presidente e co-founder di The Innovation Group. “Lo smart working e la collaboration hanno fatto il boom. I sistemi informativi delle aziende sono stati completamente trasformati”.

Per il 49% dei manager LOB e dei responsabili IT intervistati nella survey, il covid-19 ha accelerato la trasformazione digitale dell’azienda, mentre per il 31% non ha influito sui progetti in corso e solo in pochi casi li ha messi in pausa (5%), rallentati (2%) o interrotti (1%). Nel 2020 gli investimenti si sono concentrati sull’acquisto di Pc (59% degli intervistati), di software e strumenti di collaborazione per il telelavoro (48%), di applicativi Web (36%) e di soluzioni per la cybersicurezza e la business continuity (33%). Nel complesso, il covid-19 non ha sottratto risorse da destinare ai progetti tecnologici, anzi: per il 33% delle organizzazioni a fine 2020 il budget IT è risultato più alto del previsto, mentre per il 36% lo stanziamento di inizio anno è stato confermato e solo per il 15% il budget si è ridotto (il restante 17% non ha saputo rispondere alla domanda). La tendenza è confermata per il 2021: il 43% del campione prevede un aumento del budget IT sul valore del 2020.

Subito dopo l’incremento di efficienza/riduzione di costi (citato dal 39% degli intervistati come priorità per il 2021) e dopo l’incremento di agilità del business (35%), quest’anno le organizzazioni punteranno sulla trasformazione digitale (29%), sul lancio di nuovi prodotti o servizi (29%), sul change management (28%), sull’aumento dello smart working (26%) e sull’automazione dei processi (22%). Per tutti questi cambiamenti auspicati serviranno tecnologie abilitanti.

Durante la webconference si sono alternati come relatori  Carlo Bozzoli (Direttore Global Digital Solutions di Enel), Elio Catania (Senior Advisor e Consigliere per la politica industriale del Ministero dello Sviluppo Economico), Alessandro De Bartolo (Country General Manager di Lenovo Infrastructure Solutions Group Italia), Roberto Dognini (Sr. Sales Manager Italy, Enterprise Accounts di Nutanix), Enrico Giovannini (Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili), Luigi Gubitosi (Amministratore Delegato di TIM), Michele Mariella (Head of Information & Communication Technology di Maire Tecnimont), Marco Moretti (Cio di A2A e Founder di A2ASmartCity), Andrea Provini (Presidente di AUSED e Global Cio di Bracco), Giuseppe Roscioli (Vicepresidente Vicario di Federalberghi) e Gianluigi Viscardi (Ceo di Cosberg, Presidente Digital Innovation Hub Lombardia e Coordinatore Nazionale della Rete dei DIH, Confindustria).

“Il digitale è fonte di resilienza”, ha sottolineato Masiero, “perché evita il collasso in una situazione di drammatica crisi economica e sociale. Ed è anche la radice della ripresa, verso una nuova normalità che sarà fatta di infra e lavori distribuiti, di asset digitali.  Ma ci vuole uno sforzo continuo di trasformazione digitale e di transizione ecologica”. Nell’attuale bozza del PNRR, che l’Italia dovrà presentare alla Commissione Europea nell’ambito del Next Generation EU, è prevista la destinazione di 46,81 miliardi di euro a iniziative di “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” che coinvolgano sia il sistema produttivo e l’imprenditoria sia la Pubblica Amministrazione, il settore del turismo e quello della cultura. Ulteriori 19,5 miliardi di euro saranno destinati alla digitalizzazione della sanità, mentre altre risorse potranno servire a favorire la transizione ecologica e l’inclusione sociale. A tal proposito, significativo è il fatto che il 47% delle realtà incluse nella survey di The Innovation Group quest’anno aumenterà il budget per i progetti di ecosostenibilità, sia grazie a risorse e incentivi del Recovery Fund sia per la necessità di differenziarsi dalla concorrenza.

Tim, locomotiva della trasformazione digitale

“Tim intende essere la locomotiva della trasformazione digitale del Paese”, ha affermato Luigi Gubitosi, amministratore delegato di TIM. “Le reti sono un elemento di differenziazione fondamentale del processo di innovazione tecnologica. In altri contesti internazionali si è deciso di investire nelle reti e nello sviluppo del 5G: anche in Italia bisogna farlo, con la stessa determinazione”. A proposito dei nuovi standard di rete mobile, Gubitosi ha comunicato che l’azienda è già al lavoro sulle tecnologie 6G di prossima generazione.

Nel suo intervento durante la webconference, l’amministratore delegato ha sottolineato il ruolo propulsore della crisi pandemica sul mercato Ict: “La domanda si è risvegliata. Si è creato un circolo virtuoso tra domanda e offerta, che rafforzerà ulteriormente il comparto digitale”. TIM stessa è la dimostrazione del legame diretto tra la crisi del covid-19 e la trasformazione digitale: nel 2020 l’operatore ha attivato in 3.250 comuni italiani più di 18.000 nuovi cabinet, che hanno permesso a oltre cinque milioni di cittadini di accedere alla connettività ultrabroadband. “L’Italia non deve uscire solo dalla pandemia ma da una fase di stagnazione che proseguiva da decenni. Per tornare a crescere bisogna partire da quanto fatto negli ultimi mesi”, ha rimarcato l’AD di TIM. Per poter sfruttare i fondi del piano Next Generation EU, inoltre, “sarà fondamentale la velocità di esecuzione ed evitare nuovi casi di perdite di tempo, sperpero di fondi pubblici e scarsa trasparenza”.

Per Nutanix, il cloud è cruciale

Roberto Dognini, Sr. Sales Manager Italy, Enterprise Accounts di Nutanix, concorda sull’eccezionalità del momento storico. “Oggi siamo davanti una grandissima opportunità, che dobbiamo giocarci in modo molto responsabile. Il mondo sta evolvendo nella direzione del cloud ibrido e multicloud”, ha dichiarato Dognini, precisando che per dispiegare tutte le possibilità del cloud sarà necessario farne un uso consapevole. Dal punto di vista dei vendor, questo significherà consentire alle aziende di scegliere diversi cloud provider, anziché legarle a un unico fornitore con un “lock-in” tecnologico.

In merito ai fondi del PNRR, il manager di Nutanix ha sottolineato che sarà importante rendere queste risorse fruibili per il tessuto produttivo delle piccole e medie imprese. Il cloud avrà un ruolo cruciale:  “Grazie all’infrastruttura distribuita, le imprese diventeranno resilienti e saranno il motore dell’innovazione”, ha affermato Dognini.

 

Innovazione e sostenibilità vanno a braccetto per Lenovo

Al superamento dell’emergenza, tema caldo del 2020, quest’anno si affianca una visione di più lungo periodo, focalizzata sulla resilienza delle aziende e sulla sostenibilità della tecnologia. “Nei primi sei mesi del 2020 c’è stata la ricerca spasmodica del device”, ha raccontato Alessandro De Bartolo, Country General Manager Infrastructure Solutions Group Italia di Lenovo, alludendo alla improvvisa condizione di telelavoro e di didattica a distanza di milioni di italiani.  “Nella seconda metà dell’anno è cresciuta l’attenzione all’infrastruttura di supporto per questi device”. La strategia di Lenovo sarà quella di fornire “sia ai consumatori sia alle imprese la miglior tecnologia possibile per supportare l’innovazione digitale”, ha spiegato De Bartolo. “La nostra attenzione è rivolta alle esigenze del cliente, la customer centricity è per noi un elemento importante”. 

Altro principio guida per i prossimi anni sarà l’ecosostenibilità, già messo in pratica da Lenovo con iniziative di compensazione delle emissioni di carbonio (come il programma CO2 Offset Service, che permette di acquistare prodotti a marchio Think compensando immediatamente le emissioni di carbonio legate alla produzione, consegna e utilizzo). “Tecnologia sì, ma non ad ogni costo”, ha sintetizzato De Bortolo. “La tecnologia è energivora per definizione, ma esistono strategie da mettere in campo per ridurre il suo impatto energetico”.

Fonte: ICT BUSINESS