Il diario in cella del killer del duplice omicidio di Lecce


AGI – Numerose lettere scritte in carcere e sequestrate dalla polizia penitenziaria e dalle quali si evince la mancanza del pentimento, farà parte del fascicolo processuale a carico di Antonio De Marco, il giovane aspirante infermiere reo confesso dell’omicidio dell’arbitro Daniele De Santis e della sua compagna Eleonora Manta.

I due fidanzati furono uccisi la sera del 21 settembre scorso con numerose coltellate nel condominio in cui erano da poco andati ad abitare, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Lecce.

Un “diario” di 25 lettere scritte in carcere

Le lettere, 25 in totale, scritte da De Marco durante la detenzione, saranno parte integrante del fascicolo di circa 1.200 pagine che verrà portato in aula il 18 febbraio prossimo, nella prima udienza del processo sul duplice omicidio che si aprirà davanti alla Corte d’Assise.

Gli agenti penitenziari hanno sequestrato le missive quando si sono accorti che De Marco stava tentando di inviarne una a una sua compagna del corso di Scienze infermieristiche, facoltà che il giovane continuava a frequentare a Lecce anche nei giorni successivi al delitto.

La confessione choc e il riferimento a “Cime tempestose”

De Marco, tra le altre cose, scrive: “Ho ucciso Daniele ed Eleonora perché volevo vendicarmi; perché la mia vita doveva essere così triste e quella degli altri così allegra?“. E ancora: “Questo omicidio poi è la cosa che più mi spezza: una parte di me prova dispiacere (ma solo quello), l’altra è contenta….sì. E’ felice di avere dato 60 coltellate, poi c’è un’altra parte che avrebbe voluto fare una strage, come se fosse stata una partita di Gta”.

In uno dei suoi scritti, De Marco fa riferimento a Heathcliff, il personaggio dal profilo interiore assai tormentato creato da Emily Bronte nel romanzo “Cime tempestose” (Wuthering Heights).

Antonio De Marco annota in una delle lettere: “Ho pensato alle vite che ho devastato. E poi ho ricordato quella sera, la sera dell’omicidio. Ma non come faccio sempre. E’ stato molto più forte. Per la prima volta ho provato un vero dispiacere per quello che ho fatto. Però se ci penso adesso non sento le stesse cose che ho sentito l’altro giorno, non sento niente e basta (come sempre), ma forse pian piano mi sto avvicinando a un pentimento”.

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Fonte: cronaca agi