Il coronavirus ha creato una voragine nel mercato del lavoro Usa


Il mercato del lavoro è la prima vittima dell’economia Usa. In sei settimane, e cioè da metà marzo, i senza lavoro sono volati a 30 milioni, crescendo al ritmo di 10 milioni ogni due settimane, per cui è molto probabile che questa settimana le richieste di sussidi di disoccupazione saliranno a ancora, raggiungendo quota 40 milioni di unità. L’altro dato molto atteso è quello sul tasso di disoccupazione, atteso per venerdì prossimo, che secondo gli esperti dovrebbe lievitare al 16,1% ad aprile, il massimo dal 1948, mentre i posti di lavoro dovrebbero calare di 22 milioni di unità, una vera e propria voragine, che di fatto, se verrà confermata, azzererà in un mese tutta l’occupazione creata negli Stati Uniti nell’ultimo decennio.

L’occupazione prima vittima del virus

Il mercato del lavoro soltanto due mesi fa, a febbraio, era ancora il fiore all’occhiello dell’economia americana, con un tasso di disoccupazione al 3,5% e ben 113 mesi consecutivi, cioè un decennio, di occupazione in crescita. Due mesi di lockdown, che di fatto hanno significato la chiusura forzata di circa un quinto delle attività economiche americane per impedire la diffusione del virus, hanno praticamente cancellato questi risultati positivi e messo in ginocchio l’economia più forte del Pianeta.

I dati sull’occupazione e quelli sulla disoccupazione di aprile appaiono migliori di quelli sulle richieste di sussidi di disoccupazione per la semplice ragione che questi ultimi, essendo di cadenza settimanale, sono più aggiornati e quindi di fatto anticipano quello che sarà lo scenario di maggio, quando il tasso di disoccupazione, molto probabilmente, arriverà intorno al 20%.

I dati di aprile sull’occupazione Usa, secondo le stime della Fed di Atlanta, contengono anche un elemento positivo, legato alle assunzioni che sono state fatte nei settori delle vendite online, delle farmacie e delle pizzerie, cioè i comparti che hanno tratto giovamento dall’impatto del coronavirus. Complessivamente, secondo la Fed di Atlanta, ogni 10 licenziamenti, ci sono state 3 nuove assunzioni.

Il Pil Usa cala del 5% nel I trimestre, e nel II sarà ancora peggio

Nel primo trimestre il Pil Usa è tracollato del 4,8%, peggio delle attese, la peggiore recessione dal 2008. I consumi, che pesano due terzi del Pil Usa, sono crollati del 7,6%, il peggor calo mensile dal 1959. Insomma, la pandemia ha messo fine al più lungo periodo di espansione economica della storia contemporanea americana e nel secondo trimestre sarà ancora peggio.

JP Morgan ha stimato per i secondi tre mesi dell’anno un calo del 40%, Morgan Stanley -38%, un gruppo di esperti interpellato dal Wall Street Journal -25% e S&P, più ottimista, -12,7%. L’incertezza delle stime diventano ancora più palesi per quanto riguarda le previsioni di fine anno, con il Fondo monetaria che pronostica un -5,9%, il Cbo, il Congressional Budget Office, l’ufficio economico del Congresso -5,6%, Fitch -3%, S&P +1,3% e Goldman Sachs +0,4%.

Gli Usa siedono su una montagna di debiti

La superpotenza americana siede su una montagna di debiti. Per combattere il coronavirus il Congresso ha approvato un pacchetto di aiuti da 2.350 miliardi di dollari, denominato con l’acronimo Cares Act, prendersi cura. Si tratta di una cifra che vale più del Pil annuo dell’Italia, o del Brasile. Poi il presidente ha firmato la legge che stanzia 484 miliardi di fondi aggiuntivi per piccole imprese, per gli ospedali e per i test. Agli oltre 2.800 miliardi di aiuti federali varati finora vanno aggiunte le dieci misure di emergenza, alcune non convenzionali, decise dalla Federal Reserve da marzo per sostenere l’economia reale dai danni del Covid-19: si parla di almeno 4mila miliardi di dollari.

La doppia azione di salvataggio ha fatto schizzare in alto tutte le proiezioni sul debito pubblico americano che si prepara quest’anno a surclassare il record della spesa pubblica raggiunta dagli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Nel complesso gli aiuti messi in campo finora dal governo americano e dalla banca centrale contro il coronavirus superano i 6.800 miliardi di dollari. Una somma complessiva che equivale al 31,7% del Pil annuo della prima potenza economica mondiale e la cifra è destinata ad aumentare ancora.

Con gli aiuti stanziati finora per il Covid-19 il debito pubblico americano è salito a 24,7mila miliardi di dollari, il 114% del Pil e il deficit federale quest’anno si moltiplicherà quattro volte, arrivando a 3.800 miliardi di dollari secondo le previsioni del di solito abbottonato Congressional Budget Office (Cbo). Nel 2019 il deficit di bilancio era stato di 948 miliardi. Insomma, se il debito pubblico che pesa sul capo di ogni italiano è arrivato a 43.100 euro, negli Stati Uniti con i livelli di spesa attuali, il debito pro capite si attesta a 74.900 dollari. più di 69mila euro a testa. 

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Fonte: economia agi