Il caso Puigdemont non intacca l'intesa tra Sanchez e Aragones


AGI – Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, e il presidente catalano, Pere Aragones, “blindano” il “tavolo di dialogo” aperto per risolvere la questione catalana e si impegnano a non lasciare che le tensioni sorte dall’arresto ad Alghero dell’ex presidente catalano, Carles Puigdemont, mettano a repentaglio le trattative per la legge di bilancio. È quanto emerge dai contatti riservati tra le parti avvenute nelle scorse ore, secondo quanto hanno riferito a El Pais fonti della Moncloa e di Erc, il partito di Aragones, il cui appoggio esterno alla Camera è fondamentale per la sopravvivenza del governo Sanchez.

“Quale è l’alternativa?” è il ritornello ripetuto in privato dai dirigenti di Erc, che non intende dilapidare il lavoro negoziale portato avanti finora, che ha consentito di ottenere un primo risultato importante come l’indulto per i politici indipendentisti condannati per il tentativo di secessione del 2017. A calmare le acque è anche la prospettiva sempre più remota che Puigdemont possa essere estradato in Spagna, dopo che la magistratura italiana lo ha rilasciato senza restrizioni alla libertà di movimento. Nondimeno, i dirigenti del partito di sinistra indipendentista catalano sono consci che l’arresto di Puigdemont potrebbe essere solo il primo di diversi “incidenti” sul cammino per la riconciliazione tra Barcellona e Madrid. L’orientamento di Erc appare tuttavia chiaro: il tavolo del dialogo è “strategico” e non può essere messo in discussione.

Al netto dei distinguo, anche Junts per Catalunya, il partito di centrodestra indipendentista al quale appartiene Puigdemont, intende evitare una rottura, sebbene ieri il vicepresidente catalano, Jordi Puignerò, esponente di questa formazione, abbia dichiarato che l’arresto dell’ex presidente ha dato ragione allo “scetticismo” mostrato nei confronti del “tavolo di dialogo”. Tra gli esponenti di Junts per Catalunya solo l’ex presidente catalano Quim Torra ha però messo in discussione in modo esplicito il negoziato con la Moncloa.

Nei suoi recenti contatti con Aragones, rivela El Pais, Sanchez avrebbe, da parte sua, spiegato che il mandato di cattura ai danni di Puigdemont è una questione che riguarda la magistratura, sulla quale l’esecutivo non può influire. Il governo spagnolo, avrebbe chiarito Sanchez, ha fatto da parte sua tutto quello che era in suo potere, ovvero concedere l’indulto, sopportando un prezzo politico non indifferente, con la levata di scudi dell’opposizione di destra, a partire dai Popolari, che hanno chiesto di non mostrare analoga clemenza nei confronti di Puigdemont qualora venga estradato e condannato in Spagna, dove è accusato di sedizione e malversazione.

Il momento della verità, ad ogni modo, arriverà a fine ottobre, quando la partita per la legge del bilancio entrerà nel vivo con la presentazione degli emendamenti. Sarà questa l’occasione nella quale, alla luce degli sviluppi delle prossime settimane, Erc avrà l’occasione per far saltare il banco e strappare la maggioranza a Sanchez. Aragones, figura pragmatica e moderata, al momento non sembra però avere alcuna intenzione di aprire uno scontro con il premier. Il Partito Popolare, grazie anche al protagonismo della governatrice di Madrid, Isabel Diaz Ayuso, è dato infatti in ascesa nei sondaggi. E, nel caso di nuove elezioni, la causa dell’indipendentismo catalano avrebbe tutto da perdere da una vittoria dei conservatori.

Source: agiestero