Il premier italiano Mario Draghi è intervenuto al Consiglio europeo per sostenere la necessità di non allungare i tempi del dossier dei rincari energetici ed ha chiesto di agire subito, in modo da non danneggiare la ripresa post-Covid e preservare transizione ecologica, ricordando che questa ha i suoi tempi e i suoi costi. Il ministro dell’Economia preannuncia nuovi interventi del governo per contenere l’aumento dei costi
di redazione
L’allarme per i forti aumenti dei prezzi dell’energia preoccupa l’Europa. Ieri, a notte fonda, i capi di Stato e di governo dei 27 paesi dell’UE, riuniti a Bruxelles nel Consiglio europeo, hanno trovato l’intesa per attribuire “urgenza” alle linee messe in campo dalla commissione per avviare la transizione ecologica, che comprendono l’acquisto di stock comuni di gas, anche se soltanto su base volontaria, considerando le specificità di ogni Paese membro.
Era stato il premier italiano Mario Draghi a sostenere la necessità di non allungare i tempi del dossier dei rincari energetici ed a premere per agire subito, in modo da non danneggiare la ripresa post-Covid e preservare transizione ecologica, ricordando che questa ha i suoi tempi e i suoi costi.
Il summit si è concluso con la scelta di incaricare la Commissione europea di promuovere uno studio per valutare l’opportunità di “ulteriore regolamentazione” rispetto ad eventuali movimenti speculativi. Il testo della risoluzione finale fa espresso riferimento a misure di medio e lungo termine mirate a rendere tollerabili, a famiglie e imprese, i prezzi energetici.
L’argomento sarà ripreso martedì prossimo a Lussemburgo, in una riunione straordinaria dei ministri dell’Energia,
Intanto, in Italia, durante la celebrazione della Giornata mondiale del risparmio, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco ha parlato delle preoccupazioni del governo per il caro-prezzi dell’energia “è un fattore che può essere di ostacolo al consolidarsi della ripresa”, ha detto Franco, assicurando che il governo è pronto a ulteriori interventi.
Con dichiarazioni dai tono molto forti, il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, è intervenuto ieri sui gravi problemi che la corsa all’aumento dei prezzi dell’energia, ed in particolare dei carburanti, provoca per la ripresa dell’economia italiana, per il lavoro delle imprese e in definitiva, in termini di aumento dei prezzi al consumo, per la vita delle famiglie.
Anche il governo riconosce che il rincaro dei prezzi dell’energia rischia di rallentare la crescita del Paese e, dopo i due interventi già effettuati, ha annunciato con il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, di avere in cantiere “ulteriori misure e ulteriori interventi”. Si parla, a tal proposito, di otto miliardi di euro.
Il responsabile del Mef ha detto che il governo è consapevole “che ci sono rischi al ribasso legati all’evoluzione della pandemia e alla domanda mondiale ma anche ai prezzi dell’energia”.
Per Daniele Franco nel nostro Paese si assiste ad “una ripresa intensa dell’attività economica con prospettive per il 2021 favorevoli. La ripresa intesa della crescita del Pil è del 6% quest’anno, molto superiore a quella contenuta nel Def di aprile del +4,5%”. “La dinamica dei consumi delle famiglie negli ultimi trimestri è positiva e la dinamica degli investimenti è molto accentuata”.
“Con la legge di bilancio stiamo di nuovo aumentando gli investimenti, specie negli anni dopo il Pnrr, con ulteriori 70 miliardi al 2026”.
Il ministro ha dato rassicurazioni sulla “filosofia” della legge di bilancio, con la quale l’esecutivo si prefigge lo scopo di “sostenere l’economia e la società nella fase di uscita dalla pandemia e rafforzare il tasso di crescita a medio termine”. Strumenti per raggiungere questo obiettivo sono la riduzione del carico fiscale, il rafforzamento del sistema sanitario, gli investimenti pubblici, la ricerca scientifica ed il sostegno alle politiche sociali. “Nella legge di bilancio abbiamo portato le risorse per il taglio del prelievo fiscale a otto miliardi, le modalità verranno definite nelle prossime settimane”.
In un importante passaggio del suo intervento, il ministro ha messo in guardia il mondo finanziario: “dobbiamo essere pronti – ha detto Franco – all’aumento dei tassi d’interesse: occorre tornare ad avere avanzi primari, come avveniva fino al 2019″.
“L’andamento dei conti pubblici – ha proseguito il ministro – quest’anno è più favorevole delle attese, sia per la crescita che per altri fattori”. “Entro la fine del decennio contiamo di riportare il rapporto debito-pil dove stava prima della crisi pandemica: è un punto importante perché libererà risorse per altri utilizzi, perché attenuerà le pressioni sullo spread e aumenterà l’autonomia della nostra politica economica”.
Circa i lineamenti della “ripresa intensa” dell’economia italiana, il ministro dell’Economia ha fatto riferimento ad una dinamica positiva dei consumi negli ultimi trimestri e ad una dinamica altrettanto positiva degli investimenti che “dovrebbero aumentare di oltre il 15%”.
Per quanto riguarda le condizioni del mercato lavoro, queste “sono in miglioramento ma resta ancora molta strada per riassorbire le conseguenze della crisi pandemica”.
Un importante elemento che spinge verso l’alto l’economia dell’Italia è l’export, un settore nel quale, ha detto Franco, “siamo fra le economie che hanno maggior dinamismo: secondo il Fmi veniamo solo dopo il Giappone e nel 2022 saremo dietro solo alla Spagna, con una dinamica che si riflette sul saldo della bilancia dei pagamenti”.
L’Italia esce, queste le conclusioni del ministro dell’Economia, “da un quarto di secolo di crescita anemica” e ora, “per intervenire sulla nostra crescita potenziale, bisogna avere in mentre tre aree di intervento: occupazione, produttività e dotazione di capitale”.