AGI – Una piazza San Pietro vuota e silenziosa. Un uomo solo che, sotto la pioggia, percorre il sagrato e implora la fine della pandemia da Covid-19. “Signore, non lasciarci in balia della tempesta”, è il suo grido. è l’immagine più significativa del 2020 di Papa Francesco. Un annus horribilis anche per il vescovo di Roma, e non solo per il Covid che lo ha costretto a essere lontano dal suo popolo e ha fermato i viaggi internazionali in programma.
Il Vaticano è stato scosso da scandali che hanno minato e minano le sue fondamenta. È la sera del 27 marzo, venerdì di Quaresima: l’Italia è in pieno lockdown e il Papa che già dall’8 marzo recita l’Angelus dalla Biblioteca del Palazzo apostolico, nonostante si definisca “ingabbiato” , vuole essere vicino alla gente. Francesco presiede il Momento straordinario di preghiera.
Precedentemente un’altra foto del Pontefice diventò virale: il 15 marzo Bergoglio, a piedi, in pellegrinaggio, percorre una via del Corso deserta per arrivare nella chiesa di San Marcello al Corso e pregare davanti al crocifisso miracoloso. Lo stesso crocifisso ligneo che ha voluto nel Momento di preghiera in piazza San Pietro insieme alla icona di Maria salus popoli romani. Bergoglio è vicino al popolo. Prega incessantemente per esso.
Dal 9 marzo al 18 maggio Bergoglio autorizza la trasmissione in diretta audio-video della messa da lui presieduta a Casa Santa Marta. All’inizio di ogni celebrazione, il Papa prega per una categoria particolare di persone: malati, defunti, operatori sanitari, carcerati, anziani, famiglie, autorità chiamate a scelte difficili.
L’anno 2020 è l’anno senza viaggi internazionali. Viene rinviata a data da destinarsi la visita prevista a fine maggio a Malta. Il Papa si sposta solo in Italia: a febbraio a Bari per chiudere l’Incontro di riflessione sulla pace promosso dalla Cei con i vescovi di 20 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e a ottobre, quando in visita strettamente privata, si reca ad Assisi per firmare la sua terza enciclica Fratelli tutti.
Scandali e riforme
Ma l’annus horribilis di Francesco è segnato anche da scandali e riforme. Da segnalare innanzi tutto la pubblicazione a novembre del rapporto sull’ex cardinale Theodore Edgar McCarrick: 461 pagine sul potente arcivescovo di Washington – dimesso da Francesco dallo stato clericale -, riconosciuto abusatore seriale di seminaristi e ragazzi, e che mette in cattiva luce il pontificato di Giovanni Paolo II.
E poi il licenziamento, senza preavviso, del cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, a cui sono stati tolti i diritti legati al cardinalato. Il coinvolgimento di Becciu nella compravendita del palazzo londinese di Sloane Avenue ha pesato ma il Vaticano (e nemmeno il Papa) ha spiegato ancora le accuse a lui mosse.
Certo è che da questo scandalo si accelerano le riforme in materia finanziaria. Ultima quella del 28 dicembre: con il Motu Proprio, la gestione dei fondi e degli immobili della Segreteria di Stato, compresa l’Obolo di San Pietro, viene trasferita all’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) e viene rafforzato allo stesso tempo il ruolo della Segreteria per l’Economia che avrà funzioni di Segreteria papale per le materie economiche e finanziarie.
Altro “piccolo scandalo” più per i silenzi da parte della Santa Sede, le affermazioni di Francesco nel film documentario, presentato a ottobre al Festival del cinema di Roma, del regista Evgeny Afineevsky, in cui si dice favorevole alle unioni civili alle coppie omosessuali. Le dichiarazioni sono state prese da una intervista che il Pontefice aveva concesso mesi prima alla giornalista messicana Valentina Alazraki (Televisa).
Qui, parlando dei gay che vengono rifiutati dalle loro famiglie, Francesco dichiara che gli omosessuali “hanno diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo”. Nell’intervista inoltre parla di una legge sulle unione civili e confessa che in Argentina si era “battuto per questo”.
Ma questo passaggio, una volta pubblicata l’intervista, viene rimosso, per poi riapparire appunto nel docufilm di Afineevsky. E in molti gridano alla censura. Il 2020 infine è l’anno significativo anche il rinnovo per due anni dell’Accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei vescovi e la composizione del Collegio cardinalizio con la creazione di 13 nuovi porporati con Brunei e Rwanda per la prima volta entrano a far parte del Collegio.
Vedi: Il 2020 di Papa Francesco tra Covid, scandali e riforme
Fonte: cronaca agi