AGI – Joe Biden è diventato il presidente del “Saigon moment”, l'”uomo che scappa”, quello che ha riportato l’America indietro di 46 anni. Dentro il suo incubo. Sopra il tetto di un’ambasciata. Con l’elicottero pronto a evacuare i diplomatici in fuga dalla città assediata.
Il ritiro da Kabul e gli elicotteri
L’avanzata dei talebani a Kabul rende ogni momento più drammatico l’improvviso tracollo del presidente degli Stati Uniti, alle prese con la prima vera crisi politica da quando è entrato alla Casa Bianca. L’immagine del ‘Saigon moment’ è corrosiva, devastante, rievoca angosce passate. A meno di un mese dalla commemorazione dei vent’anni dall’11 Settembre, quando probabilmente i talebani diranno all’America ‘non ci avete sconfitti’, riportare gli americani alla grande ferita del Vietnam può avere un effetto depressivo.
Il primo a paragonare la caduta di Kabul a quella della capitale vietnamita assediata dai vietcong era stato il leader dei repubblicani al Senato Mitch McConnell. Da quel momento la parola Saigon è entrata a far parte del dizionario politico, è diventato il mantra dei conservatori. “Biden l’uomo di Saigon” lo ha ripetuto in collegamento con la Cbs il conservatore alla Camera Steve Scalise. “E’ dura – ha commentato – vedere l’ambasciata degli Stati Uniti evacuata. Pochi giorni fa avevamo Biden che garantiva che non avremmo visto elicotteri come a Saigon”. “Avrà le mani sporche di sangue”, ha accusato un altro repubblicano, Michael McCaul, intervistato dalla Cnn. “Hanno sottostimato completamente – ha aggiunto – la forza dei talebani”.
Repubblicani ricompattati all’attacco del presidente
Il presidente afghano Ashraf Ghani ha lasciato il Paese. I cittadini americani sono in fuga verso l’aeroporto. La bandiera degli Stati Uniti, esposta fino a ieri all’ambasciata, sarebbe stata ammainata. Sui media compaiono immagini umilianti, che hanno infiammato i repubblicani e ricompattato il partito. La stessa Liz Cheney, isolata per le sue posizioni anti-trumpiane, ha messo sullo stesso piano il presidente e il suo predecessore: “la calamità Trump-Biden è cominciata quando l’amministrazione Trump ha negoziato con i terroristi, pretendendo che fossero interlocutori di pace, ed è finita con la resa americana mentre Biden consegna il Paese ai nostri nemici terroristi”.
Il senatore Ben Sasse ha attaccato la “dottrina della debolezza Trump-Biden” portata avanti dalle diplomazia delle due amministrazioni, le quali hanno “deliberatamente deciso di perdere” la guerra in Afghanistan. L’ex segretario di Stato, Mike Pompeo, parlando alla Fox, ha detto che la sua amministrazione “non si era mai fidata dei talebani” nonostante il tentativo di negoziare la ritirata. Biden ha scaricato la responsabilità su Trump, ricordando come fosse stato il suo predecessore ad aver promesso ai talebani il ritiro entro maggio 2021. Vero, mancava un ultimo tweet del tycoon per annunciare ufficialmente il ritiro, ma è stato Biden, accusano i conservatori, a non aver fatto rispettare le condizioni poste da Trump, e nemmeno tentato di rinegoziare.
“Voglio sapere dove si trova il presidente Ghani”, ha tuonato il leader repubblicano alla Camera Kevin McCarthy. Saigon, la grande fuga, le canzoni di Bob Dylan e Aretha Franklin si fondono con le immagini moderne di un altro elicottero e l’eco delle raffiche di colpi nella notte di Kabul. Il segretario di Stato, Antony Blinken, è andato in tv per dire che “questa non è Saigon”. Le immagini drammatiche che arrivano dall’Afghanistan, rilanciate anche dalle emittenti più vicine ai democratici, non aiuteranno la narrazione autoassolutoria della Casa Bianca.
Source: agi