I razzi di Haftar su Tripoli, sfiorate le residenze degli ambasciatori di Italia e Libia


Tripoli ha vissuto una notte di attacchi indiscriminati da parte delle milizie del maresciallo della Cirenaica, Khalifa Haftar, che non hanno risparmiato l’area della residenza dell’ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino Grimaldi, e quella del collega turco. Nei raid, che segnalano una nuova escalation nell’offensiva avviata da Haftar nell’aprile dell’anno scorso, sono morte quattro persone e altre sono rimaste ferite.      

Il ministro degli Esteri libico, Mohamed Taha Siala, ha sentito al telefono il diplomatico già nella notte per sincerarsi delle sue condizioni. “L’attacco della milizia di Haftar sulla strada costiera vicino alla residenza degli ambasciatori italiano e turco, viola il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale che richiede la protezione delle missioni diplomatiche”, ha condannato Siala. “L’Italia”, gli ha fatto eco la Farnesina, “condanna con la massima fermezza l’ennesimo attacco delle forze haftariane contro civili che alle 23 circa ha colpito l’area intorno alla residenza dell’ambasciatore italiano causando almeno due morti”. “Questi attacchi indiscriminati sono totalmente inaccettabili – aggiunge la Farnesina – e denotano disprezzo per le norme del diritto internazionale e per la vita umana”. 

Nella notte è stato bersagliato dai razzi di Haftar anche il quartiere di Zawiyat Al Dahmani: anche qui sono state uccise almeno due persone e altre sono rimaste ferite. 

Giovedì gli Stati Uniti hanno accusato la Russia di aggravare il conflitto in Libia, poche ore dopo un rapporto Onu che ha confermato la presenza di mercenari russi al fianco di Haftar. E’ la prima volta che l’Onu conferma la presenza di paramilitari russi, denunciata in inchieste giornalistiche del Washington Post e del New York Times ma che Mosca ha sempre smentito. L’inchiesta è stata realizzata da esperti che vigilano sull’embargo delle armi imposto alla Libia nel 2011, ma che non protegge il Paese dal caos in cui è piombato dalla caduta del regime di Moammar Gheddafi. Secondo l’Onu, in Libia ci sono tra gli 800 e i 1200 mercenari del gruppo russo Wagner, la società riconducibile al “cuoco di Putin” Evghenij Prigozhin, l’uomo d’affari che ha fatto la sua fortuna con gli appalti per le mense della Difesa e delle scuole russe.

Il sostegno russo “ha portato a una forte escalation del conflitto e ad un deterioramento della situazione umanitaria in Libia”, ha detto Chris Robinson, esperto di Russia al Dipartimento di Stato Usa. “Wagner è spesso erroneamente considerata una società di sicurezza privata, ma in realtà è uno strumento utilizzato dal Cremlino per far avanzare i suoi obiettivi a costi più bassi e meno rischi”. Per Henry Wooster, responsabile del Nord Africa presso il Dipartimento di Stato, “nessuno deve illudersi che la Russia faccia i bagagli e se ne vada ora che si è inserita nel conflitto libico”. 

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Fonte: estero agi