I rapporti tra Usa e Europa al festival di Internazionale


AGI – Un unico filo rosso lega oggi tutti Paesi: come affrontare le disuguaglianze acuite dalla pandemia? Se lo chiede l’Europa, che si è scoperta meno equa di quanto pensasse e se lo chiedono gli Stati Uniti, che hanno appena cambiato presidente.

Saranno questi i temi approfonditi  nell’edizione di febbraio di Internazionale a Ferrara, il festival di giornalismo organizzato dalla rivista diretta da Giovanni De Mauro in collaborazione con il Comune di Ferrara.

Anche questo appuntamento, il 20 e 21 febbraio, sarà on line, in diretta streaming sul canale Facebook del settimanale. Dopo aver affrontato il tema della vaccinazione per tutti e aver parlato di progettualità europea con il commissario Paolo Gentiloni, il festival di Internazionale torna con un focus su Stati Uniti e economia della cultura.

Durante l’ultima campagna elettorale, terminata con l’elezione di Joe Biden e Kamala Harris a cui sono seguite proteste culminate poi con gli assalti di Capitol Hill, gli Stati Uniti hanno mostrato al mondo vecchie e nuove vulnerabilità. Parallelamente la pandemia ha acuito le disuguaglianze economiche e sociali rivelando il lato più problematico del capitalismo. L’Europa si trova quindi ad affrontare diverse sfide, da come immaginare uno sviluppo più equo e sostenibile a quale ruolo aspirare nella leadership mondiale dopo i contrasti con Trump.

“I rapporti e le influenze reciproche tra vecchio e nuovo continente da sempre sono al centro dell’analisi geopolitica –  ha detto Chiara Nielsen, direttrice del festival e vice direttrice di Internazionale – in questo nuovo appuntamento del festival vogliamo dare spazio a voci nuove e punti di vista non allineati per aprire un’analisi che ci porti fuori dall’emergenza per tornare a parlare di ripartenza da una prospettiva più inclusiva che vede nella cultura una leva di rilancio”.

Come cambieranno quindi i rapporti tra l’Europa e gli Stati Uniti con il nuovo presidente, Joe Biden, dopo le tensioni e i contrasti scatenati dall’amministrazione Trump? Se ne discuterà nel panel Amici come prima, sabato 20 febbraio ore 16, nel quale interverranno Steven Erlanger, attualmente principale corrispondente diplomatico per l’Europa del New York Times, il politologo Ivan Krastev, presidente del Center for Liberal Strategies di Sofia, Antonio Parenti, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, e la giornalista del New Statesman Emily Tamkin (evento è realizzato in collaborazione con la Rappresentanza in Italia della Commissione Europea).

E ancora: mentre Biden annuncia i suoi primi provvedimenti, in discontinuità rispetto alla precedente presidenza soprattutto per quanto riguarda l’immigrazione e l’approccio alla pandemia,  non si placano le teorie cospirazioniste e le manifestazioni del suprematismo bianco, anzi sembra che nell’ultimo anno siano venute alla luce tutte le ferite e le contraddizioni della società statunitense. Se ne parlerà durante Le verità dimenticate degli Stati Uniti, un viaggio attraverso la storia del paese per capire le radici profonde di questa crisi grazie all’intervento di Jill Lepore, docente di Storia americana all’università di Harvard, e editorialista del New Yorker. Il suo recente saggio, Queste verità, una storia degli Stati uniti d’America (Rizzoli, 2020) è stato segnalato tra i “libri dell’anno” dal New York Times e dal Washington Post (domenica 21 alle 18). 

C’è spazio anche per una analisi economica degli ultimi anni, con la presentazione de Il codice del Capitale (Luiss Press, 2021) della giurista Katharina Pistor. La professoressa della Columbia Law School, intervistata da Alessandro Lubello, Internazionale, spiegherà come la legge, quando è usata bene, sia uno strumento fondamentale per garantire l’ordine sociale, anche se nel corso della storia è stata messa al servizio del capitale per creare ricchezza e disuguaglianza (sabato 20 febbraio alle ore 18). Mentre domenica 21 febbraio, alle 16, si discuterà del ruolo dell’arte dopo la crisi da covid-19 per la sperimentazione di nuovi modelli economici.

In Ripartire dalla cultura (in collaborazione con la Fondazione Unipolis) Paola Dubini, Università Bocconi di Milano, Christian Greco, direttore del Museo egizio, Florinda Saieva, Farm Cultural Park e l’artista e architetto argentino Tomás Saraceno, discuteranno del ruolo che chi lavora e vive con l’arte ha per lo sviluppo sostenibile del Paese. L’arte può aprire le nostre città e renderle inclusive, fornendo opportunità di educazione e generando nuove forme di turismo di prossimità? Questioni ancora più urgenti per pensare alla ripartenza dopo la lunga chiusura dovuta alla pandemia.

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Fonte: estero agi