AGI – Non si placano le tensioni in Val di Susa, con il movimento No Tav che negli ultimi giorni è tornato a farsi sentire a San Didero, in prossimità del cantiere del nuovo autoporto. Stanotte gli ennesimi disordini, con un centinaio di manifestanti che hanno raggiunto il parcheggio antistante il cantiere, lanciando per circa un’ora sassi e bombe carta verso gli agenti di polizia ed esplodendo fuochi d’artificio.
“Le forze dell’ordine hanno lanciato lacrimogeni e utilizzato mezzi idranti per mantenere a distanza i facinorosi che si sono barricati lungo la recinzione della linea ferroviaria, bloccando la circolazione del traffico per circa un’ora. Nessun contatto diretto tra manifestanti e reparti inquadrati”, ha spiegato in una nota la questura.
Durante i disordini ad avere la peggio è stata un’attivista, rimasta gravemente ferita al volto. La donna si chiama Giovanna Saraceno e, da quanto si apprende, sarebbe una esponente dello spazio antagonista Newroz di Pisa, da anni in prima linea nella lotta al Tav in Val di Susa. Su quanto avvenuto in valle esistono due versioni dei fatti: la prima, sostenuta dal movimento No Tav, imputa il ferimento a un lacrimogeno “lanciato ad altezza uomo dai poliziotti”.
Al contrario, per la questura il “trauma da corpo contundente” non sarebbe stato provocato da un lacrimogeno, che a distanza di 30-40 metri si sfaldano in dischi di sostanza polverosa di pochi millimetri, che si incendiano e fanno fumo.
La manifestante, che in un primo momento era stata trasportata all’ospedale di Rivoli con una prognosi di 25 giorni, stamattina è stata trasferita all’ospedale Molinette di Torino. Poco dopo, il movimento ha diffuso una fotografia che mostra il volto tumefatto della donna. L’episodio ha scatenato l’ira del movimento.
La solidarietà dei leader No-Tav
“Le forze dell’ordine hanno avuto una reazione spropositata a questo atto di solidarietà, scatenando un fitto lancio di lacrimogeni ad altezza uomo colpendo una ragazza, Giovanna Saraceno, in pieno volto, provocandole due emorragie cerebrali e plurime fratture al volto”, ha spiegato la referente No Tav Martina Casel, che ha poi aggiunto come “la polizia si è presentata in ospedale entrando nella stanza di Giovanna per interrogarla, contrariamente a quanto definiscono le norme anti-Covid, che vietano l’ingresso in ospedale a esterni, compresi i parenti”.
Per Ermelinda Varrese, volto storico della lotta in Val Susa “questa generosa donna è una valsusina acquisita fin dagli albori del movimento No Tav. Infatti, è sempre stata presente dal 2005 in poi con sua figlia, ha anche vissuto in valle per qualche tempo e in ogni occasione possibile è sempre stata pronta a sostenere la lotta No Tav”.
Gli fa eco la consigliera comunale di San Didero Loredana Bellone, secondo cui “l’occupazione militare del territorio di San Didero è un fatto molto grave ed è inaccettabile che le forze di polizia non permettano il normale svolgimento della vita quotidiana del paese”. Bellone ha quindi denunciato “il comportamento ignobile delle forze dell’ordine che hanno causato il grave ferimento di Giovanna”.
Per Guido Fissore, attivista storico del movimento che si oppone alla Torino-Lione “questo non è un incidente ma un attentato vero e proprio. Il movimento No Tav non molla ed è pronto a resistere. Ieri sera si è sfiorata una tragedia che possiamo definire annunciata perchè purtroppo queste modalità le abbiamo già incontrate negli anni passati quando, già in altre occasioni, il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo ha causato diversi ferimenti gravi.
Ad esempio, la perdita di un occhio, svariate fratture al volto e alla testa. Lo diciamo infatti da anni, è inaccettabile che le forze di polizia, in uno stato democratico, violino ogni convenzione dei diritti umani partendo dalla privazione del diritto di manifestazione arrivando a sparare ad altezza uomo lacrimogeni he ricordiamo essere vietati dalla convenzione di Ginevra”.
Source: agi