I medici protestano in 39 città, ‘difendere l’Ssn’ – Sanità 


Di Silverio (Anaao): “Non lasceremo disgregare il Ssn, pronti a tutto, anche a dimissioni di massa”

 

Il Ssn è “allo stremo e o si agisce bene e in fretta o noi non permetteremo al Ssn di disgregarsi, siamo pronti a tutto. Se arriveremo allo sciopero, e se accadrà sarà anche perché avremo un contratto che al momento è stagnante, non sarà lo sciopero di un giorno. Così come di sicuro non sarà l’unico strumento estremo che useremo. Non escludo neanche le dimissioni di massa. Si tenga conto che l’Anaao, nel giro di un mese, ha già ricevuto 5.000 richieste di informazioni per dimissioni di massa. C’è voglia di scappare dal Ssn che è una gabbia”. A dirlo è stato oggi Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, in occasione della conferenza stampa convocata per spiegare le ragioni della protesta promossa dai medici, insieme ai cittadini, in 39 città italiane, dal Nord al Sud del Paese.

Le premesse non sono buone. “In passato – ha spiegato Di Silverio – con le istituzioni c’è stato un dialogo parziale, frammentato e non utile, evidentemente. Oggi abbiamo un dialogo, almeno con il ministro. Il problema è che forse il ministero della salute ha un dialogo frammentario e non utile con il ministero dell’Economia. La netta impressione è che il vero ministero della Salute sia il Mef e questo è grave, perché vuol dire che si continua a considerare la sanità un costo, come è stato negli ultimi 20 anni. La sanità, invece, è un servizio e una risorsa, imprescindibile e che produce indirettamente economia, cosa che il Mef dovrebbe comprendere. Questo se volessimo essere economicistici e non sociali, cosa che noi non vogliamo essere”.

Il segretario nazionale dell’Anaao ha sottolineato che quella dei medici e dei dirigenti del Ssn “non deve essere percepita come una lotta di classe. Stiamo cercando di coinvolgere i cittadini perché il problema è diventato sociale”, ma il cittadino “oggi sembra sopito. Evidentemente dà per scontato il fatto di accedere gratuitamente al farmaco per la chemioterapia, che costerebbe a pillola 150 euro, così come altre prestazioni. Invece tutto questo è a rischio, perché da una parte abbiamo il disegno di autonomia differenziata, dall’altra si continua con il disinvestimento economico e organizzativo del Ssn. Ci si ostina a proseguire con leggi anacronistiche quali il tetto di spesa al personale, il taglio dei posti letto – ben 35mila da quando è entrato in vigore il decreto 70. Così facendo non si permette al cittadino di accedere in ospedale come luogo di cure, bensì lo si costringe ad accedervi con l’unica porta di ingresso a sua disposizione, che è il pronto soccorso. Questo significa smantellare il sistema di cure”.

Al ministero della Salute Di Silverio chiede di “non farsi più commissariare dal Mef e di riconquistare la sua funzione. Perché se è vero che Schillaci è nostro alleato, è anche vero che c’è un problema politico di peso che ha all’interno del Governo. Il ministero della Salute dovrebbe essere il perno del Welfare State ma sembra che il Governo non la pensi così”.

 

Fonte: quotidianosanità