di Gianni De Iuliis
Ʃῶζειν τὰ φαινόμενα (Sozein ta fainomena) è un’espressione greca che significa Salvare i fenomeni. Essa rappresenta il programma filosofico dei Fisici Pluralisti, di quei filosofi cioè successivi a Eraclito e Parmenide e che convenzionalmente indichiamo in Empedocle (Agrigento, 484 a.C.-424 a.C.), Anassagora (Clazomene 500 a.C. – Atene 428 a.C. ?) e Democrito (Abdera 460 ca-360/350ca).
Sia Parmenide che Eraclito hanno fortemente condizionato la filosofia successiva. La speculazione dei Fisici pluralisti si pone come un tentativo di effettuare una sintesi tra Eraclito e Parmenide: di Eraclito accettano l’idea del divenire perenne del reale; di Parmenide l’idea dell’eternità e dell’immutabilità dell’essere.
Tali pensatori ritornano a occuparsi della natura, riuscendo a inverare sul piano fisico e fenomenico le costruzioni metafisiche eraclitee e le strutture logico-ontologiche parmenidee.
Conciliare Eraclito e Parmenide è un’impresa ardua, perché significa conciliare il divenire con l’immutabilità. A giudizio di Abbagnano essi giungono a una soluzione geniale: essi ritengono che il reale sia formato da elementi e composti. Essi infatti ravvisano un principio costituito da più elementi (le «radici dell’essere» di Empedocle, le omeomerie di Anassagora e gli atomi di Democrito) e dunque aprono all’ammissione del molteplice e del divenire, ma proprio quegli elementi restano in se stessi immutabili come l’essere parmenideo.
Gli elementi rappresentano i principi primi e immutabili del reale (Parmenide); i composti gli aggregati mutevoli ed effimeri (Eraclito).
Ogni composto è formato da elementi, ogni ente mutevole e transeunte è formato da principi primi eterni e immutabili. Il reale è quindi formato da elementi eterni e immutabili originari, che unendosi e disunendosi provocano rispettivamente la nascita e la morte.
Per tale ragione questi pensatori sono anche detti Pluralisti, perché abbracciano la dottrina filosofica del Pluralismo, per cui alla base del reale esiste una pluralità di principi, esistenti originariamente e distinti, senza una superiorità ontologica dell’uno sull’altro. Il pluralismo si oppone al monismo ionico e al dualismo pitagorico.
Nell’immagine: Empedocle di Agrigento e le radici dell’essere
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