I criceti reggono l'alcol molto meglio degli uomini


AGI – In barba alla loro piccola taglia, i criceti sono grandi bevitori di alcool e hanno una resistenza di gran lunga superiore a quella degli umani. A riferirlo è la psicologa Gwen Lupfer, dell’Università di Alaska Anchorage, in uno studio rilanciato dalla testata americana The Atlantic. In realtà i primi studi sulla predilezione dei criceti per le bevande alcooliche risalgono agli anni ’50 del secolo scorso, e quest’ultima ricerca non fa che fornire ulteriori elementi di prova.

Gli studiosi hanno confermato che prima dell’inverno, questi piccoli roditori accumulano nelle loro tane semi e frutta, costituendosi di fatto una riserva di cibo. Le provviste fermentano col passare delle settimane e la loro concentrazione in alcool diventa sempre più alta. 

Secondo l’ultima ricerca disponibile, ogni giorno i criceti sono in grado di consumare in media circa 18 grammi di alcool per chilo di peso corporeo, l’equivalente di un litro e mezzo di Everclear, un alcool di mais modificato a 95 gradi. Test di laboratorio hanno provato che oltre ad essere particolarmente resistenti, se hanno a disposizione dell’acqua preferiscono comunque bere nel recipiente contenente alcool.

La propensione e capacità dei criceti a bere ingenti quantità di alcool dipendono dal loro stile di vita e dalla struttura particolarmente resistente del loro fegato. La ricercatrice Lupfer e i suoi studenti hanno fornito ulteriori dettagli sul perché di tale abitudine e sul loro grado di resistenza fisico. Il loro stile di vita invernale ne ha modellato i gusti e il metabolismo. Da un lato la presenza di calorie nell’alcool seduce maggiormente il piccolo roditore indebolito dal freddo.

Dall’altro lato, secondo lo studio, il fegato dei criceti si è strutturato in modo da diventare particolarmente efficace per scomporre l’etanolo, a tal punto che soltanto piccolissime quantità di tossine finiscono nel sangue. Sul loro grado di resistenza, sono stati eseguiti test per studiare i segni di barcollamento dopo aver ingurgitato importanti quantità di alcool: sulla scala di oscillazione che va da zero a quattro, i criceti non hanno mai superato il valore di 0,5.

Vacillano molto di più quando l’alcool viene iniettato direttamente nell’addome, per una diffusione immediata nell’organismo, rispetto a quando transita per via orale. La spiegazione arriva ancora una volta dall’efficacia del fegato del roditore, vero filtro delle tossine: liberando nell’organismo basse quantita’ di etanolo, elimina quasi del tutto gli effetti classici dell’alcool, ovvero quelli riscontrati anche negli esseri umani, tra cui appunto il barcollamento.

In conclusione, prospettano i ricercatori, è probabile che diversi altri animali che ibernano e si nutrono di alimenti fermentati abbiano gli stessi gusti e lo stesso grado di resistenza all’alcool dei criceti, ma il loro studio in laboratorio è decisamente più difficile da realizzare.

Source: agi