AGI – Secondo Ramzan Kadyrov l’offensiva in Ucraina non sta andando come sperato perché non è abbastanza brutale. Non sono in molti in Russia a poter contestare apertamente la strategia del capo e il leader ceceno è tra costoro. In un messaggio audio di pochi giorni fa, Kadyrov si è rivolto direttamente al presidente russo e gli ha chiesto di “chiudere gli occhi di fronte a tutto e consentirci di farla finita in un paio di giorni”.
Tra le forze che hanno invaso l’Ucraina ci sono infatti anche i temuti “Kadyrovtsy”, che si erano già fatti le ossa nel Donbass nel 2014. E il figlio dell’ex presidente Akhmad Kadyrov, insediato nel 2000 da Putin al termine della seconda guerra cecena e assassinato quattro anni dopo, sarebbe stato tra i pochissimi nella cerchia ristretta del presidente russo a sapere in anticipo dei piani per un attacco su vasta scala al Paese confinante.
Non si sa di preciso quanti soldati Kadyrov abbia inviato in Ucraina ma il numero sarebbe tutt’altro che trascurabile. I rapporti disponibili danno cifre che vanno dal un minimo di 10 mila a un (improbabile) massimo di 70 mila unità. E in alcune immagini dal fronte appaiono alcuni dei più stretti consiglieri di Kadyrov, come Daniil Martynov, ex ufficiale dei corpi speciali del Fsb, il servizio segreto interno, che ora addestra le truppe d’elite cecene.
E proprio dall’Fsb sarebbe arrivata la soffiata che ha consentito alle forze ucraine di eliminare il commando ceceno spedito a uccidere il presidente Volodymyr Zelensky, secondo un’informazione diffusa da Kiev che il Cremlino non ha smentito con la consueta risolutezza, sollevando numerosi interrogativi.
Quel che è certo è che i “Kadyrovtsy” hanno già svolto un ruolo di rilievo nell’offensiva. “Le truppe cecene della Rosgvardiya (Guardia nazionale) sono state avvistate a nord di Kiev il 27 febbraio, mentre avanzavano attraverso la zona di esclusione nucleare di Chernobyl verso la capitale ucraina”, scrive Neil Hauer su ‘New Lines Magazine’, “altre fonti hanno suggerito il loro coinvolgimento nell’assalto alla periferia occidentale di Kiev e al cruciale aeroporto di Hostomel il primo giorno di guerra”. I ceceni sono stati poi i primi ad annunciare perdite tra le loro file, prima che Mosca annunciasse un bilancio dei caduti non si sa quanto ritoccato al ribasso.
Ancora Hauer descrive una registrazione audio, fornita da un ferito ricoverato in un ospedale militare in Crimea, che riferisce del devastante attacco di un TB-2 Bayraktar, il drone turco in dotazione alle forze ucraine, contro la sua unità. “Ci sono almeno 70 di noi, gravemente ustionati, molti morti”, dice l’uomo con voce debole. “Questi devono essere stati ceceni dall’altra parte, dal momento che ci hanno teso un’imboscata come a Grozny nel ’95”, afferma invece un miliziano in un’altra registrazione in possesso di Hauer, parlando di un attacco in cui sono caduti decine di “Kadyrovtsy”.
Gli uomini di Kadyrov non sono infatti gli unici ceceni in Ucraina. A fianco delle forze ucraine ci sono molti veterani delle guerre cecene, con il cuore ancora gonfio di odio per i russi che rasero al suolo la loro capitale.
Si tratta di due unità formate nel 2014 dopo l’annessione della Crimea: il battaglione Sheikh Mansur, attivo soprattutto nella città di Mariupol, e il battaglione Dzhokhar Dudayev, la cui ricostituzione è stata annunciata, pochi giorni fa, in un messaggio video dal leader Adam Osmaev, anch’egli veterano del Donbass.
“Voglio assicurare agli ucraini che i veri ceceni stanno difendendo l’Ucraina oggi”, afferma Osmaev, “questi burattini che combattono per la Russia sono una vergogna per tutta la nostra nazione: li consideriamo solo traditori”.
Source: agi