I biocarburanti sostenibili dovranno triplicare entro il 2030, la nuova geopolitica


Nonostante il carattere decentralizzato delle fonti energetiche green, le dipendenze energetiche ancora esisteranno ma sotto altra forma

Come cambierà la geopolitica dell’energia man mano che le fonti fossili perderanno di centralità nel mix energetico globale? Il carattere decentralizzato delle fonti energetiche green sembrerebbe escludere in partenza la possibilità di una cartellizzazione delle forniture, per esempio attuata sul petrolio dal gruppo di Paesi appartenenti all’OPEC+. Diventerebbero così meno diffuse logiche di dipendenza simili a quelle che hanno costretto l’Europa a correre ai ripari in fretta e furia, una volta che la Russia ha chiuso i rubinetti dei gasdotti. E potrebbe diminuire il numero di guerre legate al controllo delle risorse energetiche.

Purtroppo, questi scenari si stanno dimostrando solo parzialmente veri. Le dipendenze energetiche ancora esisteranno ma sotto altra forma: il controllo non sarà più solo legato al possesso di una data fonte energetica ma alla capacità di produzione di minerali critici e tecnologie per la transizione verde. Già oggi, il monopolio della Cina su terre rare e pannelli solari sta a dimostrarlo.

La geopolitica dell’energia continuerà quindi ad esistere ma con connotati diversi da quelli attuali. Nuovi attori si affacciano sulla scena energetica globale finora dominata dai produttori di combustibili fossili.

La metà della produzione mondiale di petrolio è concentrata in soli quattro Paesi, due dei quali si trovano nel Nord America. Allargando lo sguardo al resto della Top 10 si evidenzia poi il peso dell’area del Golfo. I nomi sono quelli noti di Iraq, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Kuwait che nei dati sulla raffinazione hanno percentuali molto più ridotte. Ovvero la quasi totalità del greggio che possiedono viene esportata e da questo export dipende gran parte del loro tessuto economico.

Viene quindi naturale chiedersi quale sarà il futuro di questa macroregione nella nuova geopolitica dell’energia. La Global Biofuels Alliance fornisce un primo indizio a riguardo.

Si tratta della partnership internazionale lanciata al summit G20 di Nuova Delhi dello scorso 9 settembre, per accelerare lo sviluppo di biocarburanti sostenibili a sostegno della transizione energetica globale. Secondo le stime dell’Agenzia internazionale per l’energia, per portare il sistema energetico mondiale sulla strada delle emissioni nette zero entro il 2050, la produzione globale di biocarburanti sostenibili dovrebbe infatti triplicare entro il 2030.

Da qui il razionale dell’iniziativa che nel concreto punta a incoraggiare il commercio globale dei biocarburanti e a mettere a fattor comune il know-how tecnico dei Paesi aderenti: Argentina, Brasile, India, Italia, Mauritius, Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti.

A un primo sguardo emerge subito un ruolo rilevante del Sud America che trova riscontro anche nei dati sulla produzione di biocarburante nel mondo.

PRODUZIONE DI BIOCARBURANTI PER REGIONE

In particolare, il Brasile è il secondo produttore al mondo di biofuel davanti a Indonesia, Cina e Germania. Già nel 1975, in risposta alla crisi petrolifera degli anni precedenti, il governo brasiliano annunciava il Piano nazionale per l’etanolo, volto a stimolare la produzione di etanolo da manioca, canna da zucchero e altre colture in sostituzione del petrolio. Oltre a questa lungimiranza, la presenza di climi favorevoli e l’ampia disponibilità di terra arabile hanno determinato il rapido sviluppo dell’industria dei biocarburanti brasiliana.

I primi produttori al mondo di biocarburanti sono però sempre gli Stati Uniti che ricoprono quindi una posizione di leadership sia che si tratti di carburanti tradizionali che green. Completano poi la Global Biofuels Alliance, Paesi come l’Italia e soprattutto l’India (terzo principale acquirente al mondo di greggio) che con il nuovo paradigma energetico puntano a diventare da importatori netti di carburante a esportatori.

Le banche centrali hanno lasciato intendere che lasceranno i tassi su livelli elevati per un lungo periodo di tempo. Questo scenario macro rischia di compromettere il cammino della principale criptovaluta?…

Anche gli Emirati Arabi Uniti sono tra i firmatari della Global Biofuels Alliance, ma ad oggi non rientrano, come nessun altro Paese del Golfo, tra i principali produttori di biocarburanti.

In conclusione, stando alle attuali previsioni, i biofuels saranno uno dei carburanti chiave per il trasporto aereo e marittimo del futuro, e di conseguenza per il commercio globale. La leadership nella loro produzione potrà quindi rivelarsi un importante vantaggio strategico. In questo contesto, ai tradizionali attori già dominanti nella produzione di combustibili fossili, come gli Stati Uniti, si stanno affiancando, con un ruolo di primo piano, l’America Latina ma anche l’Europa che potrebbero guadagnare di centralità nello scenario energetico globale, a discapito del Medio Oriente.

 

Fonte: https://www.ilsole24ore.com/