I.A.: Piantedosi, algoritmi in sé né buoni né cattivi


“Un domani non molto remoto, gli algoritmi che saranno alla base della funzionalità di software sempre più sofisticati saranno probabilmente in grado di replicare il pensiero umano auto-evolvendosi verso forme di ragionamento senziente progredite ed imprevedibili. E bisogna dunque domandarsi se la direzione che l’umanità sta intraprendendo non ci porterà ad un punto in cui l’intelligenza artificiale riuscirà a battere l’intelligenza dell’uomo”. Lo ha sottolineato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel suo videomessaggio alla Convention “Intelligenza da vendere. Etica e impresa al tempo dell’IA”, organizzata dalla Fondazione Guido Carli all’Auditorium Parco della Musica.
“In questo senso – ha proseguito il titolare del Viminale – ogni scelta politica non potrà prescindere da un’analisi attenta, al fine di evitare che l’intelligenza artificiale, anziché esplicare le sue potenzialità, finisca per danneggiare chi l’ha creato. Ma io credo che tutto ciò non deve farci paura, perché da sempre ogni scoperta rivoluzionaria è stata il frutto di una scommessa sull’ignoto che l’uomo poi ha saputo gestire. A fare la differenza nel rapporto dell’uomo con il cambiamento è la nostra capacità di conservare il governo delle cose. E dunque di fondamentale importanza che si guardi all’intelligenza artificiale, senza dimenticare che l’essere umano è il motore primario, lo scopo ultimo del progresso. Un algoritmo in sé non è né buono né cattivo, perché è l’uomo, il suo creatore, a determinarne la ratio e le finalità”. (AGI)

RED/BAS