AGI – Le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki furono il primo ‘ground zero’ della storia. Il 6 agosto del 1945, su ordine del presidente americano, Harry Truman, venne sganciato il primo ordigno nucleare sulla città giapponese di Hiroshima, seguito, tre giorni dopo, dal lancio della bomba atomica su Nagasaki. Il Giappone, l’unico Paese che ha subito un attacco nucleare, si sta adesso preparando a commemorare il 75° anniversario delle bombe, un anniversario che sarà accompagnato dall’appello dei sopravvissuti che continuano a chiedere l’abolizione delle armi atomiche.
Gli aerei
Fu l’Enola Gay l’aereo che sganciò la prima bomba nucleare mai usata contro civili, battezzata Little Boy. L’aereo – che era pilotato dal colonnello Paul Tibbets e aveva a bordo 11 altri membri dell’equipaggio – fu accompagnato nella missione da altri quattro velivoli, due da ricognizione e due che volarono al suo fianco con strumenti di misurazione e fotografici, The Great Artiste e un aeroplano senza nome successivamente battezzato Necessary Evil, il male necessario. L’Enola Gay parteciperà qualche giorno più tardi anche all’operazione su Nagasaki, in quel caso pilotato da George W.Marquardt, come aereo di riconoscimento dell’obiettivo primario del bombardamento, Kokura.
Il bombardiere che il 9 agosto 1945 sganciò la bomba atomica Fat Man su Nagasaki fu Bockscar: sull’aereo viaggiavano 13 membri dell’equipaggio comandati e pilotati da Charles W.Sweeney, che già aveva partecipato all’attacco a Hiroshima al comando dell’aereo che gli veniva assegnato abitualmente, The Great Artiste. Quando il Bockscar arrivò a Kokura la città era coperta da nubi e fumo per gli incendi dopo il bombardamento del giorno prima nella vicina Yahata. L’aereo allora puntò verso il suo obiettivo secondario, Nagasaki, accompagnato da The Great Artiste e The Big Stink.
Tanto l’Enola Gay che il Bockscar erano bombardieri modello Boeing B-29 Superfortress e facevano parte dei Silverplates, il nome in codice dato agli aerei con la stiva modificata per lanciare bombe atomiche. Entrambi gli aerei decollarono dalla North Field Air Base a Tinian nelle isole delle Marianne del Nord, che erano sotto la sovranità degli Stati Uniti perché conquistate nella Seconda Guerra Mondiale e da dove erano partiti la maggior parte degli aerei che avevano bombardato il Giappone durante il conflitto.
Le bombe
La bomba nucleare Little Boy, responsabile della devastazione di Hiroshima, fu costruita con l’uranio-235, l’unico isotopo naturale fissile dell’uranio. Intorno alle 7 di mattina, gli operatori radar giapponesi notarono l’ingresso nello spazio aereo di velivoli americani nella zona meridionale del Paese. Inviarono via radio un messaggio di allerta alle basi militari, ma l’operatore di Hiroshima osservò che gli aerei americani erano solo pochi e rimosse l”alert’ (il Giappone aveva deciso di non intercettare le piccole formazioni aeree). L’ordigno esplose alle 8:15 di mattina a circa 600 metri di altezza: la detonazione provocò un’esplosione equivalente a 16 kilotoni di Tnt e si calcola che distrusse il 70% della città. Si stima che la temperatura dell’epicentro dell’esplosione abbia raggiunto i 7.000 ºC, causando ustioni fatali nel raggio di circa tre chilometri.
Secondo la Croce Rossa internazionale, ci furono anche casi di cecità permanente o temporanea causati dalla luce intensa provocata dall’esplosione. Il turbine di calore generato dall’esplosione diede fuoco a diversi chilometri quadrati della città, che era costruita in gran parte in legno. La tempesta di fuoco consumò rapidamente tutto l’ossigeno disponibile e molti morirono per soffocamento.
Si stima che oltre la metà dei morti a Hiroshima siano stati causati da ustioni o collegati al fuoco. L’esplosione innescò un‘enorme ondata esplosiva, che in alcuni casi persino trascinò via le persone. Migliaia morirono nel crollo degli edifici o colpiti dai detriti volanti.
La bomba Fat Man fatta cadere su Nagasaki fu realizzata principalmente con plutonio-239, un elemento sintetico. Il suo sistema di detonazione era più complesso ed era stato testato qualche settimana prima nel cosiddetto Trinity Test, il 16 luglio, in un’area desertica del Nuovo Messico. L’ordigno venne sganciato sulla zona industriale della città, 4 km a Nord-Ovest da dove previsto, alle 11:02 a circa 470 metri sul livello del mare con una detonazione equivalente a 21 chilotoni di Tnt. Più del 40% della città fu distrutta ma proprio l’errore’ salvò gran parte della città, protetta dalle colline circostanti.
Le vittime
La bomba di Hiroshima uccise subito circa 80 mila persone, il 30% della popolazione di allora ma alla fine del 1945 il bilancio era già salita circa 140mila vittime; e negli anni successivi le vittime per gli effetti delle radiazioni salirono a più del doppio. Nel momento del bombardamento, Hiroshima era una base minore di approvvigionamento e logistica per l’esercito imperiale giapponese, ma nelle vicinanze c’erano alcuni accampamenti e due importanti enclave della divisione che comandava la difesa nel Sud del Paese.
Nagasaki era stato per secoli uno dei porti più importanti del Sud del Giappone e aveva ulteriormente acquisito importanza durante la Seconda Guerra Mondiale per la sua attività commerciale. A Nagasaki morirono circa 40 mila persone nel momento del bombardamento e il numero salì a oltre 70 mila nei mesi successivi. Si stima che entrambi i bombardamenti siano responsabili della morte di quasi 400 mila persone, migliaia subito o nelle settimane e mesi successivi; innumerevoli negli anni successivi, per carcinoma tiroideo o leucemia.
Gli hibakusha
I due bombardamenti segnarono la fine del Giappone imperiale, che capitolò il 15 agosto 1945, aprendo la strada alla fine della Seconda guerra mondiale. Negli anni a seguire, tra gli storici, si è aperto un dibattito sul fatto che quei devastanti bombardamenti alla fine possano aver salvato la vita a migliaia di persone perché, mettendo fine al conflitto, hanno evitato un’invasione di terra. Ma quei calcoli significano ben poco per i sopravvissuti, molti dei quali hanno dovuto affrontare conseguenze fisiche e psicologiche pesantissime, oltre allo stigma di essere ‘hibakusha’, esposti a radiazioni e dunque oggetto di pregiudizi.
Proprio loro però sono diventati una delle voci più potenti contro l’uso di armi nucleari e e molti hanno incontrato leader di tutto il mondo per perorare la causa. L’anno scorso papa Francesco ha incontrato diversi ‘hibakusha’, durante la visita apostolica a Hiroshima e Nagasaki, e ha reso omaggio all'”inspiegabile orrore” subito dalle vittime degli attacchi. Nel 2016 Barack Obama è stato il primo presidente americano in carica a visitare Hiroshima: non si è scusato per l’attacco, ma ha abbracciato i sopravvissuti e lanciato un appello per un mondo senza armi nucleari.
Vedi: Hiroshima, 75 anni fa il primo 'ground zero' della Storia
Fonte: estero agi