Le montagne erano per Hermann Buhl un vero e proprio stimolo che si ripercuoteva anche nella vita di tutti i giorni, un rapporto così stretto che può essere realmente incomprensibile alle altre persone; era un uomo dal fisico mingherlino ma che era in grado di effettuare delle gesta straordinarie.
Quando nel 1953 riesce ad effettuare l’impresa conquistare in Pakistan il Nanga Parbat, la nona montagna più alta al mondo con i suoi 8125 metri s.l.m., e la più ambita da austriaci e tedeschi. Questa montagna è considerata la “montagna assassina” per via delle sue difficoltà tecniche. L’impresa la compì da solo, a partire dall’ultimo campo base, senza alcun tipo di aiuto tecnico, non solo senza i portatori ma anche senza bombole d’ossigeno in quasi due giorni e con solo la normale attrezzatura per i bivacco.
Ad una lettura ascetica in quella sede il rispetto che lui aveva per la montagna in qualche modo, forse, gli salvò la vita in quanto la ‘’montagna nuda’’ gli consentì di tornare al campo, nonostante fosse stato sorpreso dall’oscurità e, senza la possibilità di individuare uno spazio maggiormente idoneo per passare la notte all’addiaccio, trascorse a 8000 metri l’intera nottata in piedi semplicemente appoggiato alla parete. Questa impresa non gli lesinò critiche, anche feroci, da parte di alcuni esponenti dell’alpinismo dell’epoca, soprattutto perché per la maggior parte delle persone, anche per i suoi amici e conoscenti, era semplicemente incomprensibile.
Herman Buhl, con la sua fede incrollabile, rispose che aveva conquistato il Narga Parbat con le sue sole forze ma soprattutto con mezzi leali, senza l’aiuto di alcun tipo di tecniche moderne pensando a Albert Frederick Mummery, uno dei pionieri dell’alpinismo degli ottomila.
A proposito della conquista della cima del Nanga Parbat Reinhold Messner ha detto di lui: “Al tirolese Hermann Buhl riuscì il quasi impossibile”. “Circa 1400 metri di dislivello senza ossigeno, dalle due di notte fino alle sette di sera, tratti di difficile arrampicata su roccia, circa quaranta ore nella zona della morte: è stata un’impresa senza paragoni”.
Le altre imprese di Herman Buhl
Tutte le maggiori imprese di Hermann Buhl sono state effettuate in solitaria, a partire dal 1947 quando percorse la via Fiechtl-Herzog sul Schusselkarspitze. Oltre alle già descritte salite del Piz Bernina e della parete Nord-est del Pizzo Badile lungo la via Cassin, Herman Buhl fece la 1° solitaria per la parete Sud-Est della via Fox-Stenico alla Cima d’Ambiez, o il Dietro Sud del Schusselkarspitze.
Dopo l’impresa del Narga Parbat riesce ad ascendere il Lalidererspitze per la via Auckenthaler e, per la via Contamine, l’Aiguille du Moine oltre a stabilire un altro record con la salita, fatta lungo la via classica, del Canalone Nord-Est del Mont Blanc du Tacul in solo un’ora e 20 minuti. Nel 1957 affrontò il Broad Peak diventando il primo uomo a conquistare due ottomila, e nella successiva impresa sull’altissimo Chogolisa nel Karakorùm, insieme all’amico di sempre Kurt Diemberger, morì nella discesa a soli 33 anni per il cedimento di una cornice nevosa.