Guerra russo-georgiana, 15 anni di conseguenze


 

 

 

A 15 anni dal cessate il fuoco le conseguenze della guerra russo-georgiana gravano ancora pesantemente. Il dramma odierno è soprattutto per chi cerca di attraversare quella che secondo Tbilisi è una normale linea amministrativa e che invece per le secessioniste Abkhazia e Ossezia del Sud è un confine di stato

Di Marilena Lorusso

Quando scoppiò la guerra nel 2008, Mosca dichiarò di dover intervenire per proteggere dal genocidio la minoranza russofona delle aree secessioniste. A distanza di 15 anni nessuna prova è stata mai presentata delle presunte violenze in atto contro i così detti russofoni, che peraltro sono un po’ ovunque in Georgia, e non certo solo in Abkhazia e Ossezia del Sud. Di contro, nel 2022 è stato emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia un mandato  di arresto per crimini di guerra per tre cittadini russo-ossetini, per detenzione illegale, maltrattamenti, presa di ostaggi e successivo trasferimento illegale di civili di etnia georgiana nel contesto di un’occupazione da parte della Federazione Russa.

La Russia dal canto suo ha accusato la Corte di essere di parte. I tre rimangono latitanti, ma hanno un nome: Mikhail Mayramovich Mindzaev, Gamlet Guchmazov e David Georgiyevich Sanakoev.

Mikhail Mindzaev, cittadino russo di Vladikavkaz, Ossezia settentrionale, è stato funzionario di polizia presso il ministero degli Affari interni della Russia e dal 2005 almeno fino al 31 ottobre 2008, ministro degli Affari interni dell’amministrazione de facto dell’Ossezia del Sud.

Gamlet Guchmazov, cittadino russo nato in Ossezia del Sud capo dell’Isolator [luogo di isolamento dei prigionieri] all’epoca dei fatti, sarebbe responsabile di crimini di guerra (detenzione illegale, torture e trattamenti inumani, offese alla dignità personale, presa di ostaggi e trasferimento illegale di civili), commessi tra l’8 e il 27 agosto 2008.

David Sanakoev, di Tskhinvali, è stato per le autorità de facto Rappresentante presidenziale per i diritti umani e sarebbe responsabile di crimini di guerra  (presa di ostaggi e trasferimento illegale di civili) commessi tra l’8 e il 27 agosto 2008.

Ancora oggi

Il 3 gennaio due cittadini georgiani sono stati fermati nel villaggio di Koshki dell’Ossezia del sud mentre rientravano verso il territorio di Tbilisi. Il 29 dicembre due cittadini di Turchia e Turkmenistan detenuti nei pressi del villaggio di Tsinagari nella regione occupata di Tskhinvali sono stati rilasciati e trasferiti nel territorio controllato da Tbilisi. Lo stesso giorno il de facto presidente Alan Gagloev ha incontrato il personale dell’ospedale di Akhalgori in seguito alla morte di una minore. La bambina di un anno e mezzo che si chiamava Elsa Kudukhova è morta durante un trasferimento medico nel territorio amministrato da Tbilisi. Secondo la residente e attivista locale Tamar Mearakishvili il trasferimento della bimba è stato ritardato a causa delle difficoltà nell’ottenere un permesso di attraversamento dalle “autorità” dell’Ossezia meridionale. I genitori sono riusciti ad attraversare la linea di confine amministrativa dell’Ossezia meridionale con la bambina attraverso il checkpoint di Mosabruni/Razdakhan, ma Elsa è morta vicino a Mtskheta.

Rimane in carcere in Abkhazia la ventiquattrenne Kristine Takalandze, una sfollata di guerra residente a Zugdidi, città che si trova sul lato georgiano della linea di amministrazione e che ospita fin dalla prima guerra d’Abkhazia una nutrita comunità di sfollati. Kristine Takalandze si trovava a Gali – in Abkhazia – quando è stata fermata e tratta in arresto con l’accusa di essere una spia. In realtà un biglietto che le è stato trovato addosso durante la perquisizione riportava la richiesta di acquistare un farmaco.

Come negli altri casi di persone detenute, solitamente si attiva la missione dell’Unione Europea presente sul terreno dal 2008 e la cosiddetta hotline, ovvero la linea diretta per le emergenze, che era stata concordata nel negoziato di Ginevra, attualmente sospeso per l’aggressione russa all’Ucraina. La Russia è parte del tavolo negoziale e la sessione di febbraio è stata posticipata ad aprile.

I fermi e i lutti

Come notato nell’ultimo report  dell’Ombudsperson il regime di occupazione ha continuato a intensificare la pratica di detenzione di persone per il cosiddetto attraversamento illegale delle frontiere. Quella che per Tbilisi è una semplice linea amministrativa all’interno del proprio stato, per Abkhazia e Ossezia del Sud è un vero e proprio confine di stato il cui attraversamento è condizionato alla presentazione documenti richiesti, e se si è sprovvisti l’attraversamento è illegale.

Negli anni precedenti le persone detenute venivano per lo più rilasciate dopo l’accertamento di un reato amministrativo e l’imposizione di una sanzione pecuniaria. Negli ultimi anni sono invece diventati frequenti i casi di reclusione a lungo termine. Nel 2021, 70 persone (di cui 1 minorenne, 59 uomini e 10 donne) sono state detenute dalla parte ossetina e 11 persone sono state arrestate in Abkhazia (di cui 9 uomini e 2 donne). A inizio 2022, 7 cittadini erano ancora detenuti nei territori occupati della Georgia – Irakli Bebua in Abkhazia e Vladimer Kaniashvili, Kakhaber Natadze, Mamuka Chkhikvadze, Zaza Megrelishvili, Tamaz Gogichashvili e Lasha Khetereli in Ossezia del Sud.

Le persone in stato di detenzione sono alla mercé di trattamenti che non possono essere monitorati. Gennady Bestaev, fermato per attraversamento del confine de facto e accusato di traffico di droga, è stato condannato a Tskhinvali a 3 anni di carcere. È morto nel febbraio 2022, in carcere. Nel 2022 sono state diffuse informazioni sul 24enne Anri Ateiba, morto per le ferite dopo un pestaggio nel centro di custodia cautelare della polizia di Gagra, Abkhazia.

La condizione femminile

Le istituzioni georgiane non hanno la capacità di entrare nel merito di quello che accade nelle aree di protettorato russo e pertanto le indagini sono precluse e lasciate alle autorità de facto.

Lo stesso problema riguarda in generale la condizione dei residenti nelle aree di Abkhazia e Ossezia del Sud. Nel report del 2022 l’Ombudsperson ha dedicato attenzione alla condizione femminile nelle due regioni.

La Georgia continua a fornire accesso a piccole sovvenzioni nell’ambito dell’Iniziativa di pace mirata a migliorare la situazione economica delle donne colpite da conflitti, ma il numero di donne che vivono nei territori occupati che beneficiano di questi programmi è basso. Questi progetti sono estesi solo all’Abkhazia perché Tskhinvali dal 2019 ha predisposto una lunga chiusura dei cosiddetti punti di attraversamento e il completo isolamento.

Una grande sfida sono i diritti alla salute sessuale e riproduttiva delle donne, per via del complicato accesso delle donne ai contraccettivi, agli ospedali per la maternità e il divieto totale di servizi per l’aborto in Abkhazia, dove l’aborto è divenuto del tutto illegale.

È anche problematico rilevare casi di violenza domestica e violenza contro le donne e di fornire servizi tempestivi e adeguati alle vittime di violenza per mancanza di sensibilità delle forze dell’ordine de facto.

Oltre il confine de facto le donne non hanno quei diritti che, passato un check point, avrebbero.

 

Fonte: balcanicaucaso.org/