Si tratta di Oleg Tsokov, vice comandante del distretto militare meridionale. La Francia fornirà missili a lungo raggio all’Ucraina
Gli alleati hanno deciso di eliminare il Map per l’Ucraina – ovvero il Membership Action Plan, il percorso di riforme necessario per entrare nella Nato – quando verrà il momento per Kiev di far parte del Patto Atlantico. Il pacchetto ideato dal segretario generale Jens Stoltenberg per permettere agli alleati di andare oltre la promessa vaga del summit di Bucarest, nel 2008, ha dunque ottenuto la luce verde da parte di tutti. Volodymyr Zelensky vorrebbe di più: una menzione chiara all’invito a guerra finita, senza se e senza ma. I negoziati, alla vigilia del vertice di Vilnius, continuano. Eppure pare difficile che l’Ucraina la spunti. Gli Usa e la Germania, infatti, sarebbero “irremovibili”. Per Washington e Berlino impegnarsi ora non avrebbe senso, le incognite sono ancora troppe.
La controffensiva ucraina ad esempio avanza, ma lentamente. A Mosca un giorno sì e l’altro pure evocano l’Armageddon nucleare. L’ingresso dell’Ucraina nella Nato avrebbe «conseguenze molto, molto negative» e richiederebbe alla Russia una reazione «ferma», ha ribadito per l’ennesima volta il portavoce di Putin, Dmitry Peskov. Insomma, se il Cremlino non ha un veto su chi può entrare e chi no – gli alleati su questo concordano – serve avanzare con prudenza. E il pacchetto elaborato da Stoltenberg per trovare un punto di caduta tra i progressisti e i conservatori dell’Alleanza viene giudicato «sufficiente e bilanciato».
Vladimir Putin ha incontrato il capo dei mercenari Wagner Yevgeny Prigozhin al Cremlino il 29 giugno, cioè cinque giorni dopo la rivolta armata contro i vertici della Difesa. A confermare la notizia, anticipata qualche ora prima dal giornale francese Liberation, è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. In quell’incontro – ha riferito – erano presenti 35 persone, compresi i comandanti del gruppo Wagner, ed è stata ribadita la lealtà a Putin. L’incontro è durato tre ore, Putin ha fornito una valutazione delle azioni di Wagner sul campo di battaglia in Ucraina e anche della rivolta, poi «ha ascoltato le spiegazioni dei comandanti e ha offerto loro ulteriori opzioni di impiego». I comandanti della Wagner «hanno presentato la loro versione dell’accaduto» e «hanno sottolineato di essere convinti sostenitori e soldati del capo di Stato e del comandante in capo, e hanno anche detto che sono pronti a continuare a combattere per la loro patria», ha chiosato Peskov. Si tratta di un nuovo colpo di scena nell’intricata vicenda della rivolta del gruppo Wagner.
Intanto, sul terreno, l’Ucraina – che da giorni annuncia progressi nel recupero dei territori grazie alla controffensiva lanciata all’inizio di giugno – sostiene che a Bakhmut «il nemico è intrappolato». «La città è sotto il controllo del fuoco delle forze armate» dell’Ucraina, ha detto il capo delle forze di terra, Oleksandr Sirski, poche ore dopo che un altro portavoce militare di Kiev aveva annunciato il recupero, nella scorsa settimana, di 4 chilometri quadrati alla periferia della città.
Fonte: lastampa.it/