Guerra in Ucraina: i gruppi paramilitari usati da una parte e dall’altra


Foreing fighters, truppe paramilitari bielorusse e cecene, innesti militari africani, sevizi di intelligence, è questo lo scacchiere militare che si sta materializzando sotto i nostri occhi e che ci riserverà sicuramente ulteriori sorprese nelle prossime settimane andando a costituire fronti abbastanza variegati che assicurano un’evoluzione drammatica del conflitto

di Giuseppe Accardi

La guerra non è semplicemente un atto isolato e istantaneo di violenza, nasce invece da un contesto preciso che mette a confronto Stati, popoli, passioni ed interessi concreti”. Potremmo così riassumere le tragiche vicende belliche in atto in Ucraina da settimane, attraverso l’utilizzo del linguaggio di Carl Von Clausewitz, stratega e generale prussiano vissuto nell’ ‘800 ed autore di svariati libri sull’argomento come Dalla Guerra e L’arte di Attaccare.

Colpisce ed inquieta allo stesso tempo, l’analisi degli schieramenti militari impiegati nella campagna Ucraina da entrambe le compagini, frutto di una propaganda eterogenea che mette a confronto milizie regolari coadiuvate dai gruppi paramilitari e mercenari più disparati, a dimostrazione di una evoluzione del conflitto su una scala più ampia che si sta protraendo già da diverso tempo e che non sembra volersi concludere.

Fanno scalpore le notizie che negli ultimi giorni arrivano da Est, dove sembra che Putin stia reclutando volontari in età adolescenziale per coadiuvare le azioni del suo esercito regolare nella ostile campagna Ucraina. News che non passa di certo inosservata se si considera come nelle scorse settimane i maggiori rotocalchi hanno riportato come da una parte e dall’altra si sia cercato di ampliare il raggio d’azione delle forze impiegate sul campo attraverso l’ausilio di numerose milizie provenienti da più parti del globo.

Foreing fighters, truppe paramilitari bielorusse e cecene, innesti militari africani, sevizi di intelligence, è questo lo scacchiere militare che si sta materializzando sotto i nostri occhi e che ci riserverà sicuramente ulteriori sorprese nelle prossime settimane andando a costituire fronti abbastanza variegati che assicurano un’evoluzione drammatica del conflitto.

L’esercito russo sta cercando di mobilitare più risorse possibili provenienti da ogni parte del globo. Dagli oltre 10.000 neo-mercenari richiamati da Putin dal Medio Oriente e mandati allo sbaraglio senza troppa preparazione, passando per le terribili milizie Wagner, gruppo militare privato impiegate dal magnate Prigozhin per aumentare la potenza di fuoco dell’esercito al fronte, alle truppe africane, reclutate da contractors per conto del Cremlino, che già in passato hanno dimostrato crudeltà e barbarie, facendo razzie di civili nelle miniere del Centro Africa infischiandosene totalmente dei Diritti Umani.

Come se non bastasse, hanno già preso parte all’invasione altre compagnie militari private legate ai servizi segreti ex KGB, assistite dalle famigerate e violente forze speciali Spetnaz, che insieme alle temibili milizie Cecene del despota Kadyrov, già presenti da tempo nei territori di Donbass e Crimea hanno il compito di imporre e mantenere il dominio nei centri urbani occupati. Oltre ai gruppi già citati, sono già presenti sul territorio Ucraino, un numero imprecisato di Foreing Fighters, provenienti da più zone del continente e facenti parte di correnti radicali e dell’estrema destra europea, destinati ad incrementare un conflitto che in questo momento si tova in una fase di stallo.

Ma osservando la controparte possiamo assistere ad un medesimo e disomogeneo quadro di forze impiegate, infatti, oltre ai volontari internazionali chiamati alle armi dal Presidente Zelensky, aumenta ogni giorno il numero di civili ucraini arruolati per contrastare l’invasore. Ha tuttavia suscitato clamore la composizione stessa delle forze di resistenza ucraine, le quali già dall’inizio del conflitto sono state accusate di appartenere all’ala nazionalista più estrema del paese e in più contesti sono state associate alle correnti neonaziste. In particolar modo hanno fatto discutere le vicende riguardanti il Battaglione Azov, gruppo paramilitare illegale neonazista, finanziato dall’oligarca Igor Kolomoisky, proprietario delle più importanti banche e dei maggiori media Ucraini. Questo gruppo paramilitare, dichiaratamente estremista (svastiche sulle bandiere) è stato incorporato addirittura nella Guardia Nazionale Ucraina (esercito), a dimostrazione di come il paese rappresenti la punta avanzata dei movimenti dell’estrema destra fascista in Europa. Tesi che viene avvalorata dalla completa integrazione nelle istituzioni politiche ucraine di questi sentimenti ed ideologie ultranazionaliste, infatti all’interno dell’esecutivo di Zelensky sono presenti 4 ministri provenienti dall’estrema destra ed il più longevo tra loro, Avakov, ministro dell’interno, ha gestito personalmente gli affari e i legami tra i neonazisti e il governo. Ad ogni modo il connubio istituzionale va ricercato nel recente passato, per l’appunto dopo gli avvenimenti del 2014 con colpo di stato ai danni Janukovyc, e l’istaurazione del nuovo governo appoggiato da forze e partiti paranazisti come Svoboda e Pravy Sector.

Da notare inoltre come dalla parte degli aggrediti siano presenti dei battaglioni di esuli ceceni, intitolati Mansour e Dudayev, leader storici ai tempi dell’Armata Rossa, pronti a regolare i conti con i propri connazionali, schierati dalla parte di Putin.

Lo scenario appena descritto può apparire sicuramente ambiguo e inquietante, a dimostrazione che la guerra ha una propria grammatica ma non ha una propria logica ed ogni mezzo è lecito per raggiungere lo scopo prefissato.