Rita Levi Montalcini è una delle donne più forti che l’Italia abbia avuto: ricercatrice infaticabile fino all’età di 103 anni, ha attraversato il secolo scorso vivendo in Belgio e negli Stati Uniti. Negli anni Cinquanta con le sue ricerche scoprì ed illustrò il fattore di accrescimento della fibra nervosa (nella fattispecie della struttura assonale), noto come NGF, e per tale scoperta è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina. Insignita anche di altri premi, è stata la prima donna a essere ammessa alla Pontificia accademia delle scienze. Il primo agosto 2001 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”. È stata socia nazionale dell’Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisiche e socia-fondatrice della Fondazione Idis-Città della Scienza.
La Levi-Montalcini sostenne sempre di sentirsi una donna libera, cresciuta in «un mondo vittoriano, nel quale dominava la figura maschile e la donna aveva poche possibilità». Dichiarò d’averne «risentito, poiché sapevo che le nostre capacità mentali – uomo e donna – son le stesse: abbiamo uguali possibilità e differente approccio».
Riguardo alla propria esperienza di donna che dedicò tutta la propria vita alla ricerca e all’insegnamento in ambito scientifico, descrisse i rapporti con collaboratori e studiosi come sempre amichevoli e paritari e sostenne che le donne, pur costituendo al pari degli uomini un immenso serbatoio di potenzialità, siano lontane dal raggiungimento di una piena parità sociale.
La prima metà degli anni Settanta la vide partecipe dell’attività del Movimento di Liberazione Femminile per la regolamentazione dell’aborto. La scienziata dichiarò, durante alcune interviste, una manifesta attribuzione di questa visione di vita a quanto appreso dal padre: “Da bambine mio padre ripeteva a mia sorella e a me che dovevamo essere libere pensatrici. E noi siamo diventate libere pensatrici prima ancora di sapere cosa volesse dire pensare”.