Gli aumenti di luce e gas, cause e possibili rimedi. Come leggere le bollette


I rincari annunciati hanno due principali cause: l’aumento del prezzo del gas e la revisione da parte di ARERA di alcune voci tra gli oneri di sistema. C’è poi la crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2, che le aziende pagano per “poter inquinare”…

di Renato Costanzo Gatti

Lo scorso 13 settembre il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ha dichiarato nel corso di un convegno della Cgil a Genova che nel prossimo trimestre il prezzo di luce e gas aumenterà del 40 per cento.

Per tentar di capire il perché di tale aumento sarà utile una breve guida alla lettura delle bollette di luce e gas.

Leggere le bollette

Le bollette della luce e del gas sono composte da:

  • Spese per l’energia o per il gas

  • Spese per il trasporto e la gestione del contatore

  • Spese per oneri di sistema

  • Imposte ed Iva

Il costo dell’energia elettrica dipende dalla fonte energetica (gas, idroelettrica, eolica, solare, nucleare) mentre quella del gas dipende dal prezzo di mercato. Le altre spese (trasporto e contatore) e gli oneri di sistema sono stabiliti dalla Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA); le imposte e Iva sono stabilite per legge.

Gli “oneri di sistema”: la voce comprende gli importi fatturati per la copertura di costi relativi ad attività di interesse generale, che vengono pagati da tutti i clienti finali del servizio. Tali importi sono definiti periodicamente dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) e il fornitore non ha possibilità di modificarli.

Queste spese diverse dal costo dell’energia o del gas sono fisse e non dipendono dal consumo effettivo di luce o gas; succede quindi che chi, per esempio, ha una seconda casa riceve bollette anche per i mesi nei quali non consuma né luce né gas.

Temporaneamente viene addebitato in bolletta anche il canone Rai.

Le ragioni degli aumenti

Gli aumenti annunciati hanno due principali cause; l’aumento del prezzo del gas e la revisione da parte di ARERA di alcune voci tra gli oneri di sistema.

Sul mercato si è prodotto un forte aumento del prezzo internazionale del gas; la scorsa stagione invernale caratterizzata da temperature rigide ha provocato un aumento della domanda di gas, che è continuata a salire anche in estate con la ripresa delle attività economiche post pandemia. L’offerta non è riuscita a mantenere lo stesso ritmo soprattutto in seguito al calo delle consegne di combustibile in Europa da parte di Russia e Norvegia, e alla capacità della Cina, appena uscita dalla fase di lockdown, di accaparrarsi grossi carichi di gas. Ma la Russia sta anche e limitando la consegna di gas naturale in Europa per sostenere l’avvio di flussi tramite Nord Stream 2, il nuovo gasdotto che la collega direttamente alla Germania.

L’aumento del costo del gas colpisce i paesi in funzione del fabbisogno di energia che utilizza gas; infatti se si produce energia elettrica con idrico o eolico o solare o fotovoltaico o atomico il costo dell’energia elettrica non aumenta. Purtroppo l’Italia dipende dal gas per il 39,2% contro una media europea del 24.6%; ciò dipende anche dalle scelte operate col referendum sul nucleare.

Tra i motivi dell’aumento dei costi in bolletta c’è poi la crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2, gli Ets (Emission trading scheme), cioè i permessi che le aziende pagano per “poter inquinare”.

Il sistema Ets, istituito dall’Unione europea nel 2005, assegna ogni anno delle quote di emissioni di CO2 alle aziende. Superato questo tetto le imprese devono acquistare da altre aziende più pulite quote di CO2 per evitare di incorrere in sanzioni. Più la richiesta di “quote pulite” aumenta – per effetto di direttive europee più stringenti sulle emissioni – più il loro prezzo sale.

La prima componente, ovvero il costo del gas pesa per l’80% dell’incremento mentre soltanto un restante 20 per cento sarebbe da attribuire al rincaro dei certificati Ets determinato dal processo di transizione ecologica.

Come mitigare l’aumento

Tra le proposte allo studio del governo c’è la possibilità di mitigare l’aumento del prezzo delle bollette spostando parte degli oneri di sistema sulla fiscalità generale. Questa misura, però, finirebbe di nuovo per pesare sui contribuenti, tramite altre imposte.

Una diversa soluzione, già tentata nel luglio del 2021, sarebbe quella di rivendere all’asta le quote di emissione di CO2, i cui proventi sono attualmente destinati per metà a ripianare il debito pubblico.

Si tratta di argini parziali che non riescono a frenare la forte oscillazione dei prezzi dell’energia all’interno del mercato libero.

Il governo spagnolo, ad esempio, ha deciso di tassare i produttori di energia idroelettrica e nucleare. Questi settori non sono infatti colpiti dal rincaro dei costi subiti dai produttori di energia termoelettrica le cui centrali sono alimentate a gas e carbone, e beneficiano di ingenti profitti straordinari dati dagli aumenti dei prezzi dell’energia. Il governo conta quindi di utilizzare il ricavato delle nuove imposte per ridurre le bollette di cittadini e imprese.

A lungo termine, tuttavia, visti gli impegni a ridurre le emissioni di CO2 e quindi dovendo ridurre i consumi di gas, occorre pensare ad altre forme energetiche di grande potenza, forme che non possono essere né l’eolico né il fotovoltaico (che comunque aiutano), ma bisogna guardare con sempre maggior attenzione al nucleare da fusione, anche se i tempi non sono brevissimi.