AGI – L’ironia di Carlo Calenda, l’ottimismo di Roberto Gualtieri, la verve polemica di Virginia Raggi. I duellanti hanno scelto le armi con cui presentarsi al nuovo confronto – ancora senza Enrico Michetti – sul futuro di Roma. Il terreno prescelto è quello del Palladium, storico teatro della Capitale nel popolare quartiere di Garbatella. Ad arbitrare è il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari. Un lavoro tutto sommato facile, il suo, visto che di scintille se ne sono viste poche. L’unica impennata è stata quella di Raggi.
La sindaca rinfaccia a Gualtieri di aver chiesto scusa a Marino per la ‘defenestrazione’ da parte del Pd romano, salvo poi ricandidare gli “accoltellatori” dell’ex sindaco dem nelle sue liste. Un attacco innescato dalla domanda sul futuro del rapporto fra dem e pentastellati a Roma. Raggi appare scettica, sottolinea gli strascichi che cinque anni di opposizione dura e pura del Pd alla sua giunta hanno lasciato. Parla, però, dei dirigenti romani del Pd, gli stessi che – dice lei – si celano dietro la candidatura di Gualtieri. E così tiene fuori dallo scontro il Pd nazionale, Enrico Letta e Giuseppe Conte.
Un’alleanza complicata
I due leader sono da mesi impegnati nella difficile costruzione di quel “campo largo” di centrosinistra considerato l’ultima possibilità di fermare le destre e non ritrovarsi Salvini e Meloni al governo. Le parole di Raggi, tuttavia, mostrano ancora una volta quanto questo lavoro di costruzione sia lungo e non privo di insidie, a cominciare proprio dalle amministrative del 3 e 4 ottobre, quando Pd e M5s si presenteranno insieme in molti comuni, ma separati in due città importanti come Roma e Torino.
“La mia posizione è sempre stata chiara: ho sempre attaccato il Pd romano e anche oggi il Pd che sta dietro Gualtieri è quello che ha sgovernato Roma negli anni precedenti, non è cambiato nulla”, dice Raggi rivolgendosi direttamente all’ex ministro dell’Economia: “Gualtieri ignora che al suo interno, nelle liste civiche, ci sono persone che continuano a parlare di privatizzazione di Atac. Abbiamo anche gli ex accoltellatori di Marino, dopo le scuse false di Gualtieri all’ex sindaco. E’ il vecchio che ritorna”. Poi, guardando il diretto interessato, esclama: “Hai già una pistola puntata alla tempia”.
Infine, la sindaca uscente ricorda come a capo del Ministero dell’Economia ci fosse porprio Gualtieri nei mesi difficili della pandemia, quando Roma aveva più bisogno di risorse nazionali. Il candidato dem non sembra scomporsi, si limita a ricordare a Raggi che sì, lui era a via Venti Settembre, ma a palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte: “Raggi imputa tutti i mali di Roma al governo Conte II”, dice per poi evocare quello “spirito” che ha consentito a tutto il Mef di fare squadra ed arrivare a risultati importanti sul fronte della lotta agli effetti socio economici del lockdown: “Possiamo recuperare questo spirito, Roma può farcela”.
Al di là delle scintille fra i due, il confronto è filato liscio su molti dei temi su cui si sta giocando la campagna elettorale. In particolare la questione dei rifiuti ha visto Carlo Calenda e Roberto Gualtieri prima scontrarsi, poi ritrovarsi a metà strada. Il primo ha sottolineato che “discutere di rifiuti senza discutere di un termovalorizzatore è folle”, incontrando così le resistenze di Gualtieri per il quale la strada da perseguire è quella della bioraffineria, della raccolta porta a porta e di una Ama di prossimità, come di prossimità devono essere gli altri servizi: “Prevediamo un’Ama di municipio, proponiamo gli impianti di gestione, il potenziamento del termovalorizzatore di San Vittore e non la costruzione di un nuovo termovaloriuzzatore. Dobbiamo puntare sulla bioraffineria”.
Al nuovo giro di domanda, Calenda ritorna sull’argomento mostrandosi favorevole alla bioraffineria come progetto per il futuro: prima bisogna affrontare l’emergenza attraverso il termovalorizzatore. Da parte dela sindaca c’è la difesa di quanto fatto fino a questo momento per tenere in equilibrio i conti dlela Capitale e garantire il decoro urbano, riportando su strada gli spazzini. Ma è sul tema della sicurezza che la sindaca appare più combattiva aprendo all’idea di conferire poteri di sicurezza a chi siederà in futuro in Campidoglio, ma intervenendo immediatamente sugli organici: “Siamo sempre costantemente in deficit sull’organico dei vigili. Abbiamo iniziato a mettere molte telecamere su Roma, abbiamo messo in rete le telecamere private. Stiamo continuando ad acquistare telecamere e la sinergia con le forze dell’ordine è già esistente”.
Non basta per Carlo Calenda che ha fatto del decoro e della lotta alla cosiddetta ‘mala movida’ la bandiera della sua campagna: “Il primo provvedimento che intendiamo prendere è un piano di pulizia straordinaria per eliminare le scritte e le piante infestanti. Il decoro chiama decoro e il degrado chiama degrado”, spiega Calenda: “Sui vigili urbani abbiamo un programma molto ben definito: va ripreso il sistema di rotazione dei vigili urbani. Non devono avere dei feudi di riferimento ma devono ricominciare a girare. Ci vuole una centrale unica e una rete di telecamere che copra capillarmente Roma. E se i vigili urbani non possono uscire, controllino il territorio con le telecamere”.
Source: agi