Giusy D’Arrigo, la sua nuova pelle “Sulle Ali dell’Angelo”


Di Claudia Lo Presti

 

Giusy D’Arrigo è una splendida donna, una magnifica artista: che l’intervista che mi ha fatto l’onore di concedermi venga pubblicata l’8 marzo, o il giorno prima o appresso, lei rappresenta la donna, quella dal segno concreto, quella dalle impronte definite, che gioca con la sua ombra divertendosi ad allungarla, sovrapporla a se stessa oppure ridurla piccina piccina. La Natura l’ha dotata di numerosi talenti: quelli che si vedono, la classe con cui veicola la propria bellezza facendola diventare umanità, lacrime, sorrisi e dignità. Sulla sua pelle ha sperimentato soddisfazioni enormi, la gioia della maternità, dell’arte, il compiacimento di vedere esposti i propri lavori nelle gallerie più importanti del mondo, di essere stata recensita da critici illustri, ricevuta dai principi. Niente della sua chiara fama l’ha scalfita, è rimasta mite e semplice, elegante come quella sfumatura francese che a volte emerge dal suo parlare; ma il dolore l’ha cambiata, ha modificato il suo percorso come quello di un fiume che viene deviato dal suo letto, costretto innaturalmente.

Eppure, pressoché dopo quel 26 marzo 2006, la sua arte subisce una mutazione e diventa spirali ascendenti, profonde, ali libere e imbrigliate che emergono spontanee dal rame e dal bronzo, trattengono e liberano un messaggio… che viene da lontano: Giusy ne è certa. Il forte legame con Angelo, la fratellanza, l’amicizia, la protezione reciproca, non sono sentimenti che si disperdono e non tornano. E per la seconda volta, dopo il 2020, quel richiamo lei lo ascolta ancora e ancora la sua arte muta, diventando dapprima un diario su cui le emozioni corrono veloci e dopo si fissano su numerose pagine: un’operazione di legatoria e nasce SULLE ALI DEL MIO ANGELO” di Giusy D’Arrigo (Roma, Armando Curcio Editore, 2022), a cura del critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico.

Quello che si è appena concluso è stato per lei un anno di rinascita e cambiamenti: non è il primo. E’ già accaduto in passato in occasione di eventi forti ed inaspettati…

<<In effetti l’anno 2022 ha segnato non pochi cambiamenti nella mia vita, sia sul piano personale che su quello artistico/culturale. Come spesso accade, nella vita di ognuno di noi, siamo chiamati ad affrontare altalene emotive e lavorative che segnano i nostri percorsi terreni, soprattutto adesso che, uscendo da una prigionia chiamata “Covid”, ci sentiamo provati, per usare un eufemismo, tramortiti dalle restrizioni di libertà che ci ha piuttosto cambiati ed impoveriti. Per quanto mi riguarda, ho cercato di trasmutare la negatività in rinascita e rivincita all’insegna della bellezza; ho reagito, creando nuove opere d’arte e scrivendo i ricordi che hanno preso forma di pagine in un libro che mi sta regalando tanto, oltre a sentirmi molto soddisfatta per i numerosi progetti in atto.>>

 

– Giusy D’Arrigo, artista conclamata nel mondo, davvero, scopre ancora una volta un altro modo di esprimere questo mistero che è la vita e la sua trasformazione, un po’ come accade con le materie che adopera per dipingere e scolpire…

 

<<Beh, io credo che chiunque di noi possa creare e plasmare la propria vita, così come fa un artista davanti ad un pezzo di marmo da scolpire o una tela da dipingere, purché lo faccia sempre caricandosi di sani propositi e buone azioni. E che diriga il proprio status interiore sempre più verso “l’essere” che “l’avere”; solo così si può sopperire alle brutture di un’epoca alquanto discutibile, destinata al peggio se non vi sarà una coscienza umana reattiva, con le istanze più concrete per prevalere su uno sfrenato consumismo e una ricerca spasmodica di denaro che ti serve non per godere davvero il senso della vita, bensì per rilanciare sempre di più sui consumi.>>

Dopo questa piuttosto lunga premessa, posso aggiungere che il materiale che uso prevalentemente per realizzare le mie opere deriva spesso da un elemento ricavato in natura, in quanto sento di ricevere energia da essa e nel contempo riesco a conferire la giusta forza espressiva all’opera stessa da creare.>>

 

 

– Il libro “Al di là delle nuvole, sulle ali del mio Angelo” sta riscuotendo un grande successo fra i lettori e la critica lo sta apprezzando parecchio: infatti lei è sempre in giro per la sua promozione. Quali sono le emozioni che a lei come autrice il libro le produce? Ogni volta riesce a raccontarlo in un modo diverso?

 

<<Ogni libro che si rispetti è un viaggio, nello specifico, questo è un racconto biografico che si muove tra  meravigliosi ricordi e aneddoti che aprono spunti di riflessione sul perché di tante cose a cui spesso non diamo una razionale spiegazione. Un pezzo di vita vissuta con un fratello speciale, che fu Angelo D’Arrigo, il cui nome evoca subito il volo, il sogno e la vita, quella vera, quella fatta di tanto impegno e determinazione nel raggiungere gli obiettivi prefissati. “La paura non è un sentimento da abolire, ma da controllare”…ed è proprio su questa linea serafica che ho costruito il mio impegno verso la mia vita artistica. Ho camminato lungo il sentiero luminoso che ho avuto il privilegio di perseguire in questa incarnazione con un fratello come Angelo. Un destino nel nome. Oggi lui è davvero il mio “Angelo”, un teatro di emozioni che si prolunga all’infinito. “Caduta dell’aereo, risalita dell’angelo”… lui era tante energie: è nato speciale ed è vissuto nella consapevolezza di esserlo, come se già conoscesse delle cose. Le cose che a tutti sfuggivano, a lui erano già note: tutti i fratelli contavano su di lui. Egli amava il cielo, cercava le vette più alte del mondo perché quella forza propulsiva che lo coniugava col suo elemento che era l’Aria era il suo stesso essere. “Il folle scientifico”, che se fosse ancora vivo chissà fino a dove si sarebbe spinto…>>

 

 

– Arte e scienza: cos’hanno in comune ? Lei ne parla nel corso e in occasione di un recente convegno svoltosi a Messina. In ché modo lei le lega nelle sue opere?

 

<<Arte e scienza sicuramente vanno di pari passo da sempre, sono due modi di intendere la bellezza e di usarla a favore dell’umanità. Sebbene apparentemente abbiano criteri divergenti, si legano perfettamente nella forma e nella sostanza perché complementari quanto imprescindibili per l’essere umano. Chi fa Arte non vuole affatto esporre un messaggio facilmente leggibile, ma tenta di far passare i sentimenti, l’emozione più vera che il messaggio contiene, distribuendo nel corpo quello che è stato percepito e interpretato. Lo fa intraprendendo un percorso che a sua volta apre nuove frontiere verso un mondo affascinante quanto misterioso, chiamato percezione, disposto sulla medesima strada dell’esperienza emotiva. Il motore di traino di tutti gli organi sensoriali, in questo caso, diventa l’organo della vista: ecco dove l’arte e la scienza si incontrano all’unisono, proprio laddove esiste la riflessione e l’approccio al bello con gli occhi del cuore.>>

 

– Giusy D’Arrigo, artista della materia, cosa pensa del “metaverso”? lei ritiene che un giorno assai vicino l’uomo possa reinventare se stesso in una dimensione a metà strada fra il reale e la rete?

 

<<Oggi, vedendo l’arte come coinvolgimento dei cinque sensi affacciarsi al panorama dell’Arte digitale e dell’Art experience, si potrebbe pensare che questa sia in netto contrasto con quanto i criteri virtuali impongono, una maniera opposta alle logiche di fruizione classica. Eppure non è così: il coinvolgimento emotivo di fronte ad un’opera virtuale riceve gli stessi stimoli e impulsi sensoriali, solo che in quest’ultimo caso, essi si traducono in benessere visivo e psicofisico, ottenuti non più vedendo o contemplando semplicemente un’opera, ma immaginandola, esplorandola, vivendola nella sua essenza. L’arte non è solo un mondo nel mondo, non è solo interpretazione di ciò che ci circonda, o di spaccati di vita nel quotidiano da immortalare, e non è nemmeno soltanto ricordo e testimonianza. Oggi è qualcosa di più, in un’ottica di evoluzione modulare quanto globale, la visione artistica riceve nuove direttive. Si carica finalmente di “ruolo” in una società distratta e tempestata da flussi di immagini, riproducibili e condivisibili più volte da chiunque, diventando contestualmente anche tecnologia, business, investimento.>>

 

L’uomo ha bisogno di salvarsi, di rientrare in se stesso: lei come pensa possa riuscirci? Sarà sempre la semplicità della Natura e della sua Bellezza che potranno agire da cura per il suo smarrimento, se di smarrimento possiamo parlare?

 

<<Mi piace chiudere citando una frase coniata da Green Peace, che secondo me dice più di mille parole:

SE TU ESSERE UMANO NON PROTEGGI LA NATURA,

LA NATURA SI DIFENDERA’ DA SE !!

Questa frase ahimè dice tutto… non commenterei oltre, ma una cosa la dico, sbrighiamoci!>>