Giustizia: Ong, “Tutela diritti procedurali per reati minori”


Se una persona viene espulsa da un Paese europeo e non può permettersi le spese per andare via: rischia una multa aggiuntiva da 10.000 a 20.000 euro per il reato di “mancata osservanza dell’ordine di polizia di lasciare il territorio dopo l’espulsione”. Si tratta di uno dei tanti casi in cui un “reato minore” innesca conseguenze che cambiano la vita di queste persone in Italia, determinando una “pena maggiore” e che sono al centro della campagna di ong di cinque Paesi europei, tra cui Cild e Progetto Diritti in Italia, per espandere la tutela dei diritti procedurali ai casi di lieve entità.
“Reati minori Pena Maggiore” vuole porre porre fine a pene significative e ingiuste per i reati di lieve entità, iniziando con la richiesta che i diritti procedurali garantiti dall’Ue – tra cui la presunzione di innocenza, l’accesso a un avvocato, l’assistenza legale, l’interpretariato e la traduzione, nonché la protezione dei minori – si applichino anche ai reati minori. “In tutta Europa – spiegano le ong – le persone sono sempre più criminalizzate e punite per presunti reati minori, spesso senza diritti procedurali fondamentali. L’applicazione dei reati minori prende di mira in modo disparato persone provenienti da comunità razzializzate, persone in povertà e altri che sono emarginati. Queste pratiche sono diffuse e le conseguenze previste sono anche molto gravi, il che significa che hanno un impatto significativo sulla vita delle persone, comprese multe insormontabili, carcere e conseguenze negative sull’immigrazione. Anche in Italia la criminalizzazione dei reati minori discrimina i gruppi emarginati e, in particolare, i migranti. In molti casi questi sono autori di reati – come piccoli furti, possesso di piccole quantità di droga o vendita di prodotti contraffatti – che se spesso iniziano con una piccola sanzione, come una multa, evolvono con notevoli sanzioni aggiuntive e possibili altre conseguenze, tra cui il divieto di rinnovare il permesso di soggiorno, l’espulsione e altre questioni amministrative. SRiflettendo una tendenza a livello europeo verso procedure legali sempre più rapide e semplificate, in nome dell’efficienza, le procedure accelerate facilitano la criminalizzazione su larga scala, senza la dovuta considerazione dei fatti o delle ingiustizie sottostanti. Ciò apre la strada a un’applicazione arbitraria, abusiva e discriminatoria”. “In alcuni luoghi – proseguono le ong – la punizione diffusa e discriminatoria persiste in parte perché i governi hanno esteso i poteri di polizia in modo che la polizia stessa sia relativamente libera dal giusto processo o dallo stato di diritto. La profilazione da parte della polizia significa anche che le persone sono controllate in modo sproporzionato a causa della loro povertà, migrazione o status sociale, presunte origini e identità razziali, etniche, nazionali o sociali, genere o sessualità, condizione abitativa e/o l’intersezione di questi e altri fattori. Alcune misure di contrasto mirano ad allontanare le persone percepite come ‘indesiderabili’ dai luoghi pubblici, spesso con multe per reati contro l’ordine pubblico. In altri casi le persone vengono sanzionate per i cosiddetti reati di povertà, come viaggiare in treno senza biglietto o piccoli furti. Le persone vengono regolarmente punite nei casi legati alla droga, in contrasto con pratiche basate sull’evidenza come la regolamentazione delle sostanze e la riduzione del danno. L’applicazione di reati minori in tutta Europa viola sistematicamente i diritti fondamentali delle persone sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, compresi il diritto a un ricorso effettivo e a un processo equo (articolo 47), la presunzione di innocenza e il diritto di difesa (articolo 48), i principi di legalità e proporzionalità (articolo 49), il diritto all’uguaglianza davanti alla legge (articolo 20), il divieto di discriminazione (articolo 22) e le libertà di circolazione e di residenza (articolo 45)”. (AGI)
RED