“Ci auguriamo che la politica sappia ascoltare l’appello di Papa Francesco e che il 2025 possa essere un anno in cui si mettano mano a riforme che guardino ai principi costituzionali di una pena che sia dignitosa, umana e guardi alla reintegrazione sociale di chi è in carcere”. Lo dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, ricordando che “il 23 dicembre è morta l’ultima persona in carcere in ordine di tempo, la 244esima di questo drammatico 2024 (di cui 88 morte suicide). La morte è avvenuta nel carcere di Sollicciano, uno di quegli istituti dove sovraffollamento, condizioni strutturali e di conseguenza igienico-sanitarie non si possono definire degne di uno Stato di diritto. Quest’anno – aggiunge – il numero di persone detenute ha superato le 62mila con un tasso di affollamento superiore al 132%”. Secondo Gonnella, “nonostante questi numeri, nonostante anche i richiami del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’attenzione sul carcere è minima e le uniche politiche attive sono quelle che continuano a riempire spazi che ormai da tempo non ci sono più. Le attività che dovrebbero consentire di costruire percorsi di reintegrazione sociale sono sempre meno e sempre più il tempo della pena passa nella noia e nell’apatia, spesso accompagnate da dosi massicce di psicofarmaci che rendono questa vita affrontabile. In questa situazione anche il ritorno in libertà è vissuto con angoscia, soprattutto da chi non ha reti familiari e sociali. Una condizione – conclude il presidente di Antigone – in cui si perde la speranza”. (AGI)
OLL