Quest’anno in Italia sono stati 185 gli episodi di intimidazioni e minacce nei confronti di 500 operatori dei media (giornalisti, blogger, video-operatori), di cui il 24% costituito da donne, colpite per il 10% da minacce di genere. Dal 2006 – primo anno di rilevamento – gli operatori dei media minacciati superano quota 7mila. Ad aggiornare il dato è Ossigeno per l’informazione che monitora costantemente un fenomeno “che non ha paragone in nessun altro Paese. Un grande problema irrisolto che meriterebbe molta più attenzione e adeguate soluzioni”.
L’anno passato gli operatori minacciati erano stati 721 ma questo “non significa che la situazione è migliorata, perché nel 2023 l’Osservatorio ha operato con meno risorse e quindi mettendo al lavoro meno osservatori”. Non solo: “anche quest’anno molti giornalisti hanno taciuto le violenze e gli abusi subiti e hanno rinunciato a denunciarle, per paura di subire ulteriori danni, per timore di essere isolati, per scarsa fiducia nelle istituzioni di fronte al continuo rinvio delle contromisure”.
Il dettaglio degli episodi censiti da gennaio indica che il 36% degli operatori ha subito forme di avvertimenti, soprattutto insulti, minacce verbali e attacchi sui social; il 34% è stato vittima di abusi di azioni legali, soprattutto querele temerarie; il 13% di aggressioni fisiche; l’11% di forme di ostacolato accesso all’informazione; il 5% di danneggiamenti all’attrezzatura di lavoro.
La maggior parte delle minacce è di origine sociale, privati cittadini soprattutto (37%): nel 29% dei casi sono esponenti pubblici a rivolgere minacce ai cronisti. In particolare, oltre la metà degli episodi di abuso di denunce e azioni legali proviene da amministratori locali o esponenti politici nazionali. La matrice mafiosa o di altri ambienti criminali corrisponde al 13% dei casi. Seguono la provenienza sconosciuta nell’11% dei casi, come nel caso delle lettere intimidatorie, e le minacce dal mondo imprenditoriale al 7%. Infine, si attestano al 3% le minacce che derivano dal mondo editoriale e mediatico.
Rispetto alla distribuzione geografica, il Lazio è la regione con il più alto numero di minacciati (31% rispetto al totale), dato che conferma la tendenza degli ultimi anni. Seguono la Sicilia (16%) e la Campania (14%). (AGI)