“Mi spiace rilevare che le mie parole testuali e il mio pensiero sono totalmente travisate da questo virgolettato”. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, lo scrive in una lettera al direttore della Stampa sul caso Joly per osservare di avere “condannato ripetutamente senza se e senza ma, la violenza esercitata sul giornalista”, pur precisando che “mai ho detto o pensato che Joly ‘doveva’ qualificarsi”. “Semplicemente – riprende – non avendolo fatto e presumendo chegli aggressori non lo conoscessero, si può e si deve parlare di una inaccetabile aggressione, anch’essa senza sconti o giustificazioni, verso un cittadino, ma non si può presentare l’accaduto come un attentato alla libertà di informazione. In sostanza, bisogna condannare fortemente la odiosa aggressione, come ho sinceramente fatto senza però sostenere che vi era stata la inaccettabile volontà di impedire l’esercizio del diritto di cronaca che non può mai essere impedita. Ecco cosa intendessi dire”.
“Semmai – osserva ancora il presidente del Senato – mi sarei aspettato critiche, più o meno giustificate e stranamente quasi assenti, per avere anche affermato che a mio avviso non sembra plausibile l’affermazione del giornalista secondo cui lui sarebbe capitato per caso, in quelle precise circostanze di luogo e di tempo, davanti alla sede di quel circolo. Avrei preferito che, se non fosse stâto un caso, avesse dichiarato sinceramente che era li per l’esercizio della funzione. Come vede, nelle mie parole nulla che contraddice al mio ruolo e anzi, solo puntuali, e non dovute, sincere risposte alle domande che mi sono state poste durante la cerimonia del Ventaglio in cui, innovando, ho dato la parola ai giornalisti che lo desideravano”.
“Da parte mia, come mi è stato riconosciuto anche ieri, c’è sempre stata la massima di-sponibilità al confronto con la stampa. Spero di non dovermene mai pentire”, conclude. (AGI)