Giorgio Gori: attore, professione e stile di vita


Di Rosanna La Malfa


Fare l’attore o essere Attore. Ci parli di Te?

Fare l’attore è un mestiere… essere attore è uno stile di vita. Nel mondo dello spettacolo, del teatro purtroppo bisogna essere quello e quello. Io nasco a Napoli 31 anni fa, ho frequentato l’Accademia di teatro a Napoli presso il Teatro il Primo e poi ho iniziato la mia piccola gavetta… sperando di non far un buco nell’acqua e diventare gavett..one!!! ? Ho iniziato con le prime esperienze teatrali per poi approdare al Zelig Lab di Napoli e in diversi laboratori di comicità, lavorando molto nelle piazze, locali, teatri. Da circa 6 anni mi occupo di regia ed organizzazione anche di spettacoli in cartellone e non. Mi piace scrivere, sono stato autore di diverse sit-com a livello regionale e sceneggiature anche per il teatro. Non mi reputo un innovatore o filosofo: sono diciamo sono un artigiano non di qualità altrimenti farei le poltrone ? ma un semplice artigiano che ama il suo lavoro.


L’avanspettacolo nato negli anni  come fratello minore del teatro di rivista. Quanto è stato importante? Oggi tu come lo vedi?

L’avanspettacolo, come tutti i fratelli minori, è stato sempre più apprezzato rispetto al primo figlio (il teatro) poiché del popolo. Parliamo degli anni ’30 in cui il teatro non era del tutto popolare, addirittura sotto il regime fascista subiva denunce e censure. L’avanspettacolo è la forma moderna della televisione di oggi. Parlare al popolo con un linguaggio semplice, con musiche, sketch, canzoni, raccontando la verità. L’avanspettacolo ha il suo fascino, in quanto si viaggiava, a volte senza produzione, senza una meta. Avanspettacolo significa confrontarsi seriamente con il pubblico. Essere se stessi e non personaggio. Si butta giú la famosa “quarta parete” e l’attore entra in contatto con la realtà.
Oggi non esiste… ovvero si è modificato. Il sogno è svanito. Oggi c’è una nuova forma di varietà che prende colore in televisione oppure in alcuni teatri tipo il Salone Margherita a Roma. Oggi si spinge di più verso la satira oppure alcuni comici, me compreso, riadattano pezzi dell’avanspettacolo portandoli in epoca moderna. La differenza tra i primi anni ed oggi è sicuramente l’impresa… il rischio… il coraggio di affrontare quel famoso viaggio con il pulmino pieno di chitarre, costumi, cappelli, in cerca di una speranza… di una mancia da parte di qualche locale. Oggi si approda in televisione, si crea un format sicuro, due canzoni già riadattate, un po’ di ballerine e si va in scena!

Walter Chiari e il tuo spettacolo a lui dedicato. Raccontaci.

Qui potrei parlare per ore. Ma rischio di far diventare il giornale una copia del Nome della Rosa di Eco! ? A parte gli scherzi, Walter Chiari è un punto di riferimento per me, nonostante non l’avessi mai visto da vicino per la mia giovane età… insomma giovane… per la mia età, in quanto lui è morto nel 1991. Ho deciso di dedicare uno spettacolo a lui come uomo non come artista. Come uomo di spettacolo. Ho notato, leggendo, vedendo anche la televisione, che si parla poco di Chiari e se se ne parla, se ne parla male o abbastanza del suo passato artistico. Io ho messo in scena per circa 4 anni un lavoro sulla sua vita dal debutto al Teatro Olimpia di Milano fino alla sua morte ripercorrendo tutta la sua gavetta e recitando le sue più celebri barzellette. Ho avuto modo di inserire anche storie vere e racconti scritto sia da Tatti Sanguinetti che Michele Sancisi, in cui si evince il rapporto con la moglie, con il  figlio, la droga, il suo produttore. Il pubblico ha molto gradito il punto in cui ho recitato Walter Chiari in carcere… qualcuno si ricordava quei momenti, qualcuno li ha vissuti con il mio personaggio. Mi sono veramente emozionato e divertito e non smetterò mai di ringraziare quel genio di Walter Chiari che ancora oggi ringrazio per la forza che mi ha dato nel scrivere questo spettacolo.


Grande la verve degli attori napoletani. Quanto è bello essere
napoletano? È vero che siete nati per il mondo dello spettacolo?

Essere napoletano è difficile da spiegare. Bisogna viverlo. Napoli non è una città, Napoli è una condizione di vita. Napoli è filosofia, storia, psicologia e arte. Vivo a Roma da circa 8 anni, ho vissuto anche a Milano ma non ho mai trovato la filosofia di Napoli. A Napoli non siamo tutti attori, abbiamo una certa verve… la risposta pronta, ci piace vivere la vita. Ecco… la parola giusta è ci piace vivere!!! Napoli è vita. È una città che vive giorno dopo giorno. Nati per il mondo dello spettacolo? Mah… ci sono tanti napoletani che non sanno recitare, anche attori, quindi non dico che siamo nati per questo. Fare spettacolo è un mestiere, come l’avvocato, il medico. Per fare il teatro bisogna studiare il teatro.


Lo spettacolo Cinema italiano. Quanto è, se lo è, complesso  portare il cinema nel teatro?

Cinema italiano è stata la trasposizione del film “The Nine” a teatro. Un lavoro complesso dove c’è stato un forte gioco di squadra tra regia, sceneggiatura, coreografia e musica. Da solo non ce l’avrei mai fatta. Il cinema è visuale. È vivere in quel momento, è vivere la storia insieme al personaggio, avere la visuale del personaggio ed affezionarsi al personaggio stesso. Infatti i registi usano il primo piano, i campi lunghi o piani americani. A teatro il piano è unico e si chiama quadratura scenica. Il teatro “tiene fermo lo spettatore”. Il teatro ti permette di vivere più momenti contemporaneamente e non affezionarti necessariamente alla storia, poichè l’attore lo vedi, lo percepisci, lo senti a voce nuda. Portare il cinema a teatro è fattibile, lo fanno in molti, alcuni sotto forma di Musical. È un’operazione che funziona perché unisce la popolarità del cinema alla tecnica teatrale. Non ci vedo nulla di strano: l’importante è sceneggiare meglio una storia e capire la dinamica cinematografica e teatrale. Sicuramente bisogna dare risalto alla parola, ai tempi teatrali, ad un modo diverso di interpretazione, di una struttura di base di copione fluida, senza interruzioni e sopratutto senza montaggio.


Se potessi rinascere, sceglieresti sempre questo lavoro?

Sinceramente? No. ? Seconda domanda? E cosa faresti? Eh boh! Per fortuna sono anche laureato in scienze politiche… se proprio devo fa il teatrino divento ministro!! A parte le battute, è un lavoro tosto, porta tanti sacrifici, lavoro molto molto precario. L’ENPALS per noi attori è come l’Isola che non c’è… l’INPS è la nostra Campanellino. Bisogna trovare sempre delle alternative almeno per chi inizia da poco. Il teatro ti dá e ti toglie. Non bisogna mai arrendersi, bisogna avere sempre fiducia in se stessi, avere l’appoggio dei genitori (parlo per i ragazzi), delle persone che ci circondano. Io ho sempre avuto l’appoggio dei miei. Mi ricordo le nottate passate in Autogrill con mio padre che mi accompagnava a fare delle serate di cabaret in paesini per l’Italia. Ricordo l’emozione di mia nonna quando mi ha visto per la prima volta recitare. E sopratutto non bisogna mai dire “sono arrivato”, perchè manca sempre qualcosa a tutti noi. In fondo in fondo nessuno di noi sa a memoria il manuale dell’attore. Lo studio e solo lo studio permette di crearsi una base, poi tanta esperienza e gavetta. Esperienza di qualsiasi genere, anche e sopratutto amatoriale! Una cosa va detta: sarà pure pesante, dura… ma quando si apre il sipario… ragazzi miei che mi leggete vi dico che è una goduria pazzesca, anche se stai interpretando il testo più noioso e il personaggio più brutto, ti stai divertendo e ti senti il Re del mondo.


Gavetta, tanta. E i talent show “rovinano la piazza” ? Consigli per gli attori di domani?

Bella domanda, io sono della scuola dell’esperienza e dei provini. Io ho iniziato a fare cabaret tramite concorsi dove mi esibivo davanti al pubblico ed i giurati mi giudicavano. Posso dire che era un talent in piazza e non in televisione. A teatro vengono gli addetti ai lavori, giudicano e semmai ti chiamano. È pur sempre un talent, anche i provini sono talent. Oggi si è fatto uno show. Si commercializza ciò che si fa da anni. Mi auguro solo che i ragazzi sappiano prendere l’occasione per migliorare il loro studio e la disciplina per poi esplodere come nuovi talenti. Consiglio che posso dare, meglio un talent dove si può far notare un qualcosa di artistico, piuttosto che farsi notare solo per i muscoli o i followers su Instagram. Ovviamente parlo per chi vuole fare questo mestiere, poi chi vuole diventare Chiara Ferragni allora vanno bene i followers. Se volete un consiglio vero? Studiate il teatro, andate in una scuola SERIA, leggete libri e sopratutto andate a teatro. Andate a vedere qualsiasi spettacolo, comico, drammatico, tragico, ma andate. Lì capirete cosa significa fare teatro e guardatevi intorno. Studiatevi il palcoscenico, cosa è una americana, come si illumina una scena. Dopo aver fatto questa esperienza, prima amatoriale per conoscere e capire come si sta in gruppo e poi provini, solo a quel punto si può fare un talent show a me no che non diciatma… “Ma io ci vado solo per salutare Maria De Filippi!” Allora lì alzo le mani! ?